Lo so che sei pugliese però magari di là non ci sei mai passata – mi ha detto il mio amico Ivan invitandomi a partecipare all’educational per giornalisti “La Murgia in fiore: esperienze sensoriali tra sentieri storici, sapori autentici e tradizioni secolari” a nome della rivista Agenda Viaggi con cui collaboro saltuariamente.
In effetti, lo riconosco, la Murgia la conoscevo solo per sentito dire anche se a mia discolpa gioca il fatto che sono sì di origini pugliesi, ma sono nata in quel di Milano dove ho trascorso la mia intera esistenza. I miei genitori, soprattutto mio padre, a differenza della figlia vagamonda non amano viaggiare e fatta eccezione per quella parte di Salento che orbita attorno a Santa Maria di Leuca di cui conservo splendidi ricordi, io la Puglia non la conosco affatto.
Negli ultimi anni però, l’ho già detto svariate volte e lo ripeterò all’infinito, ho sposato il pensiero del filosofo trascendentalista Ralph Waldo Emerson secondo il quale
Si ha un bell’andare in giro per il mondo alla ricerca della bellezza, se non l’abbiamo portata con noi, non la troveremo mai.
Una frase che, secondo me, da adito a diverse interpretazioni e io, che non mi sento radicata in nessun dove, ho pensato bene di accettare l’invito per riappropriami di un altro pezzo della mia terra, l’Italia, che per quanto piccola sia è di una ricchezza invidiabile.
La Puglia poi, per quel poco che la conosco, è un filo di perle. L’una diversa dall’altra, ma tutte di inestimabile valore e la Murgia è una di queste perle.
Murgia: ma dove siamo di preciso?
Considerato che la Puglia si estende per ben 400 chilometri di lunghezza, mi sembra doveroso collocarci geograficamente. Superfluo forse ma preferisco dare un’informazione in più che una in meno anche perché non tutti hanno la fortuna di essere dei tuttologhi e ci sta che qualcuno, come me fino a non molto tempo fa, sia poco ferrato in materia. La Murgia è quella parte d’Italia situata tra la Puglia Centrale e la Basilicata orientale, pressappoco dalla città metropolitana di Bari e la provincia di Barletta-Andria-Trani alla provincia di Matera.
Il suo nome viene dal latino Murex, roccia aguzza, e riflette come uno specchio la peculiarità di un territorio caratterizzato dalla presenza di roccia calcarea che ha dato origine a numerosi fenomeni di carsismo ipogeo ed epigeo. Questo territorio semi-roccioso è estremamente ricco di vegetazione spontanea che si alterna agli uliveti, i mandorleti e i vigneti tipici della zona. Si potrebbe scrivere un trattato sull’argomento, ma per ovvie ragioni mi fermo qui.
Una cosa che ho scoperto in questi ultimi giorni è che una parte del territorio della Murgia rientra sotto quella che viene definita Puglia Imperiale, termine coniato per promuovere la storia e la cultura di undici borghi unificati tutti sotto l’egida di Castel del Monte, il monumento di Federico II più famoso al mondo.
Ora che abbiamo capito dove siamo, ti dirò perché anziché limitarmi a scrivere l’articolo per Agenda Viaggi e lavarmene le mani ho deciso di dedicare a questi luoghi uno spazio anche sul blog. Non certo perché sono a corto di idee ma perché, al di là dell’oggettiva bellezza dei luoghi visitati, ho scoperto un popolo appassionato e fiero delle sue radici, le sue tradizioni, la sua storia.
A Corato per Maggio in fiore, tra i colori della Murgia
Inizierò da Corato che tra le perle della Puglia non è certo quella che brilla di più ma che ha sicuramente il suo perché.
Il nostro tour tra la Murgia e la Puglia Imperiale è iniziato in questa cittadina di circa 50.000 abitanti che io conoscevo di nome perché c’era nato uno dei miei ex boss. Corato, che in dialetto viene chiamata Quaràte o Quarète, fa parte dei comuni dell’Alta Murgia ma rientra anche tra gli undici borghi della Puglia Imperiale.
Le testimonianze archeologiche affermano che la città era abitata sin dall’età del bronzo ma il borghetto, che coincide con il centro storico, ha origini medievali e risale all’epoca normanna. Numerose le chiese e i palazzi storici dinanzi ai quali soffermarsi in contemplazione prima di scegliere un buon ristorante in cui rifocillarsi a dovere. Per la cronaca i ristoratori pugliesi, oltre a essere generosi in fatto di qualità, sono estremamente prodighi in fatto di quantità.
Ma quel che mi ha colpita maggiormente di Corato è stata la gente. Allegra, solare, calorosa e, soprattutto, orgogliosa. Orgogliosa delle sue radici e della sua terra.

Una terra ricca di storia ma anche di colori e di profumi. I colori e i profumi della vegetazione spontanea della Murgia a cui i coratini hanno deciso di rendere omaggio con l’evento Maggio in fiore.
Tra allestimenti floreali, concerti, degustazioni, laboratori e chi più ne ha più ne metta, Corato mi ha mostrato il suo animo vivace e per quanto forse, ripeto, non è la perla che brilla di più, non mi ha lasciata indifferente.
Dulcis in fundo, da Corato si può partire all’esplorazione del Parco Nazionale dell’Alta Murgia che propone interessanti itinerari, a piedi o in bicicletta, tra fitti boschi e aree steppose. Io non ho avuto tempo per farci un giro ma tornerò un giorno, è una promessa.
Trani, dove si coronano i sogni d’amore
Non mi soffermerò eccessivamente su Trani, in primis perché ritengo che l’immagine dell’iconica cattedrale romanica affacciata sul mare sia più esplicativa di mille parole e poi perché le mille parole me le riservo per un post interamente dedicato alla città.
Qui non siamo più nel territorio della Murgia ma siamo comunque in quella definita Puglia Imperiale. Fu infatti sotto il regno di Federico II che Trani raggiunse l’apice della prosperità e il Castello a ridosso del mare, che purtroppo non ho avuto il tempo di visitare, era uno dei luoghi prediletti di Mandredi, figlio di Federico, che vi convolò a seconde nozze con Elena d’Epito.
Una cosa curiosa che ho scoperto a Trani e che fa da supporto a quest’inno alla sua bellezza è che molte coppie la scelgono come il luogo in cui convolare a nozze. E nozze da regali! Mi hanno raccontato che per sposarsi a Trani bisogna mettere in preventivo all’incirca 50.000 euro e che per i nativi è davvero difficile sottrarsi a questo piacere oneroso. Per carità, nulla da obiettare, è un posto incantevole ma lo sai cosa ci farei io con quei 50.000 euro? Non a caso, infatti, sono una vecchia zitella!

Castel del Monte, l’ottagono di pietra di Federico II
Ancora una volta, scusa se mi ripeto, sono rimasta sbalordita rispetto alla ricchezza storica e culturale di questa parte d’Italia il che, ovviamente, non gioca a favore della mia autostima che mi eleva al rango di “donna acculturata e interessante”. Fortunatamente ho anche una buona dose di umiltà che mi consente di accettare lo smacco dell’essere, come tutti, ignorante. D’altronde, se così non fosse, che senso avrebbe viaggiare tanto?
Ecco perché anche su Castel del Monte ho deciso di soprassedere. Liquidarlo in poche righe sarebbe un insulto e il non farlo uno stimolo ad approfondire la conoscenza di quella parte di storia nebulosa che si aggira di soppiatto nei meandri della mia memoria. Non è la prima volta che te lo dico, la storia non è mai stata la mia materia preferita e la studiavo più per il voto che per conoscenza, ahimé. Se fossi stata preparata come Nunzia, la guida che ci ha condotti all’interno del castello, l’avrei apprezzato ancor di più.
Ti basti sapere, per il momento, che nel 1996 Castel del Monte è stato iscritto nella lista del Patrimonio dell’Umanità per il rigore matematico ed astronomico delle sue forme e per l’armoniosa unione degli elementi culturali del nord Europa, del mondo islamico e dell’antichità classica, tipico esempio di architettura del Medioevo.
LEGGI ==> L’enigma di Castel del Monte, il capolavoro di Federico II di Svevla

Una puntata a Terlizzi per le Notti Medievali
Inutile dirTi che anche Terlizzi mi è piaciuta tantissimo nonostante sia stata solo una stretta di mano e via. L’ho visitata di sera e mi è sembrata molto suggestiva con i suoi vicoli illuminati su cui si affacciano imponenti edifici nobiliari dal grande valore storico e architettonico.
Nota per la sua Torre dell’orologio, la torre normanna che ospita uno degli orologi più grandi d’Europa, Terlizzi è una città intimamente legata alla sua storia e alla tradizione e questo, a mio modo di vedere, la rende speciale.
Da cinque anni a questa parte infatti gli abitanti di Terlizzi si adoperano in un grande evento – Notti Medievali – che ha luogo al complesso monastico Santa Maria di Cesano. Quello di quest’anno l’hanno dedicato al tema della falconeria e della caccia con il falcone secondo le tecniche riportate da Federico II nel “De arte venandi cum avibus”, uno dei più celebri trattati di falconeria di tutti i tempi.

Ancora una volta, più che dalla bellezza del luogo sono rimasta incantata dall’energia e la vivacità dei suoi abitanti e mi rallegra il fatto che i giovani siano attivi e partecipativi oltre ogni immaginazione.
Sia a Corato con il Maggio in Fiore che a Terlizzi con le Notti Medievali ho realizzato davvero quanto sarebbe bello vivere in una cittadina a misura d’uomo dove le relazioni umane sono propositive e coinvolgono tutti.
Sia Terlizzi che Corato sono due cittadine vivacissime che, nella buona tradizione terrona, si svuotano all’ora della siesta. Eh già, perché devi sapere che quando sono giunta a Corato, nel pomeriggio, e sono uscita a farmi un giro, ho pensato di essere finita in una città fantasma. Macché città fantasma! All’inaugurazione dell’evento erano tutti in piazza e ci sono rimasti a oltranza. Giovani e meno giovani, vecchi e bambini, uniti dallo stesso intento. Quello di condividere un momento che li unisce da tempi ancestrali.
Sembrerà banale ma per me non lo è, io a Milano tutto questo onestamente non lo vivo. Abbiamo altro, lo riconosco, e non pretendo certo la botte piena e la moglie ubriaca, ma ogni tanto andare alla scoperta di luoghi così vicini e al contempo così lontani riossigena il cervello, il corpo e lo spirito.
Ultima tappa a tavola!
Ed eccoci giunti all’ultima tappa di questo tour, la più saporita! Uno dei modi più piacevoli per conoscere un territorio è attraverso la sua gastronomia. Non voglio fare campanilismo ma come si mangia in Puglia si mangia in pochi altri luoghi e come ho detto prima, sia in termini di qualità che di quantità.
Cibi tutto sommato semplici, come le bruschette con stracciatella, pomodorino e basilico, la focaccia barese, il calzone di cipolle, i fiori di zucchine ripieni, le cozze gratinate, le orecchiette e cime di rapa o, giusto per mettere un punto a questa sfilza di prelibatezze, gli strascinati con salsiccia e finocchietto. Per fartela breve, ho messo su due chili in quattro giorni! Ma ne è valsa la pena.

Insomma, tante buone ragioni per scoprire questo pezzo d’Italia non ti pare? E ti dirò, altrettante buone ragioni per desiderare di tornarci…
La Globetrotter
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Ciao diana! Con questo post hai scritto dei viaggi che più amo e che più conosco.
Mi hai fatto rivivere le emozioni che ho vissuto quando sono stato nella tua terra d’origine: Santa Maria di Leuca. Mi muovevo a raggiera e ogni cosa che scoprivo un’altra la perdevo, ma ero certo che se mi fossi allontanato un po’ di più avrei trovato un nuovo centro da cui far partire archi di mille nuovi orizzonti.
Ho già sperimentato le tue indicazioni di viaggio per Milano, la tua città di vita, quindi mi programmerò presto un altro viaggio in Puglia alla scoperta questa volta della Murgia 😀
Un abbraccio forte!
Ciao Andrea
Andrea, tu sei la mia più grande soddisfazione! Prima o poi un viaggio insieme ce lo faremo…
Ciao!
Ho lavorato 6anni in Puglia e quella zona proprio non la conosco.
Come sempre mi hai incuriosita..spero di tornarci un giorno..
Lo dici a me che sono pugliese??? L’Italia è un mondo da scoprire cara Conny…