Venezia non ha bisogno di presentazioni. È uno di quei luoghi iconici che tutti conosciamo e credo di non esagerare affermando che è una delle città più belle al mondo. Mia madre ci ha vissuto per anni prima di incontrare mio padre e trasferirsi, ahimè, in quel di Milano ma paradossalmente, a parte la breve incursione di un giorno ormai troppo lontana nel tempo, non è mai entrata nella mia bucket list. Questo fino a quando, qualche mese fa, ho conosciuto Andrea che ha lasciato la Città Eterna per vivere nella Serenissima e mi ha invitata ad andare a trovarlo. Ti dirò, è valsa la pena attendere perché, causa Covid, ho avuto il privilegio di vedere Venezia priva di turisti, in compagnia di uno dei migliori ciceroni della città. Visitare Venezia in due giorni, rigorosamente a piedi? Fatto! Ecco qui il mio itinerario condito con un po’ di storia, luoghi insoliti e curiosità.

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Visitare Venezia in due giorni: itinerario a piedi nella Serenissima

Visitare Venezia in due giorni: l’itinerario a piedi tra calli e campi

Partiamo dicendo che Venezia è una città che si può tranquillamente girare a piedi, seguendo i propri tempi e le proprie inclinazioni, e che ogni punto è quello buono per iniziare. Io, come d’abitudine, me la sono presa con calma e nei due giorni pieni in cui ho consumato le suole delle scarpe non mi sono spinta né alla Giudecca, né a Murano e Burano, e nemmeno al Lido (tutti raggiungibili in vaporetto rimandati alla prossima visita di Venezia).

Ti stai chiedendo il perché? Beh, perché oltre al fatto che dietro ogni angolo si nasconde uno scorcio da ammirare e da immortalare, credo che la sua unicità sia data soprattutto dall’atmosfera che si respira passeggiando per i suoi calli, tra i veneziani doc.

Cosa vedere a Venezia il primo giorno

Il nostro punto di partenza per scoprire Venezia è Sestiere Castello da cui raggiungiamo via Garibaldi, l’unica via della città in senso proprio, tutti gli altri si chiamano calle.

Sestiere Castello, uno dei primi nuclei abitativi di Venezia, è il quartiere più esteso della città ed è l’unico che non si affaccia sul Canal Grande. Il suo nome è legato alla costruzione del forte medievale, con funzione difensiva dagli attacchi provenienti dal mare, sull’adiacente isola di San Pietro.

Da via Garibaldi ci portiamo su Riva dei Sette Martiri e poi, costeggiando le Fondamenta Arsenale, raggiungiamo il fulcro dell’industria navale della Repubblica di Venezia.

Fondato secondo la tradizione nel 1104 e ampliatosi nei secoli fino a occupare buona parte dell’area nord orientale della città, l’Arsenale di Venezia è stato per secoli il più grande al mondo. All’ingresso si trovano quattro massicci leoni di pietra (simbolo della città) avvolti da una misteriosa leggenda. L’ho trovata molto intrigante e non la voglio liquidare in poche righe per cui, prometto, tela racconterò in un’altra occasione. Per ora ti basti sapere che si parla di stregoni, incantesimi e leoni di pietra che prendono vita!

Dall’Arsenale ci riportiamo verso il mare e percorrendo Riva degli Schiavoni arriviamo al Ponte della Paglia da cui ammiriamo il Ponte dei Sospiri, noto anche come Ponte dell’Amore.

Andrea mi racconta che in realtà il Ponte dei Sospiri non ha nulla a che vedere con lo scambio di baci e promesse delle coppie che vi passano sotto in gondola, e che la storia è ben lontana dal romanticismo di cui si è caricata nel tempo. All’epoca della sua costruzione, nel 1614, il ponte collegava la Magistratura ai Piombi (le prigioni situate nel sottotetto di Palazzo Ducale) in cui si portavano i colpevoli subito dopo la sentenza e i “sospiri” non erano quelli degli innamorati, bensì quelli dei prigionieri che, attraversandolo, gettavano un ultimo sguardo alla città e alla laguna, rimpiangendo la libertà perduta.

Tra l’altro dal Ponte dei sospiri transitò il dongiovanni veneziano Giacomo Casanova che diede notorietà al luogo nella sua opera Storia della mia fuga dai Piombi in cui narra della sua evasione dal carcere del 1756.

Dal Ponte dei Sospiri a Piazza San Marco il passo è breve e qui, credo, non c’è molto da dire. La piazza, rinomata in tutto il mondo per la sua bellezza e integrità architettonica – Napoleone la definì “il salotto più bello d’Europa” – è l’unica di Venezia. Tutti gli altri spazi a forma di piazza si chiamano campi. La sola immagine che mi era rimasta impressa del giro a Venezia di tanti anni fa è proprio la sua, avvolta nella bruma autunnale e piena di gente e piccioni, per cui puoi immaginare il mio stupore nel vederla così, soleggiata e solitaria.

Gli edifici più importanti della piazza sono la Basilica di San Marco (che ospita il Museo dove sono esposti gli originali dei cavalli di bronzo visibili sulla terrazza), il Palazzo Ducale (nato come castello fortificato, ricostruito a causa di un incendio e utilizzato poi come prigione), il Museo Correr (che attraverso dipinti, sculture e altri oggetti racconta la storia di Venezia, dalla sua fondazione all’annessione al Regno d’Italia), il Campanile (l’edificio più alto della città) e la Torre dell’Orologio.

Da Piazza San Marco, passando per le Mercerie dove si concentrano boutique d’alta moda, gioiellerie, pelletterie e negozi di souvenir, raggiungiamo Campo Sant’Agostino che trae il nome da una chiesa, di cui non c’è più traccia, dedicata al santo.

Questo campo è noto per la presenza della Colonna d’Infamia, una lastra di marmo eretta a ricordo del tradimento di Bajamonte Tiepolo che tra la notte del 14 e il mattino del 15 giugno 1310 guidò la ribellione contro la Repubblica di Venezia con l’intento di liberare la città dal governo degli aristocratici.

Riprendiamo il cammino e passando per Campo Margherita, dove si trova una bella chiesa sconsacrata, raggiungiamo Calle della Toletta per vedere la Sveglia Appesa di Venezia su cui si tesse un’altra leggenda intrisa di mistero che Andrea non omette di raccontarmi.

All’angolo della casa gialla, proprio sotto il cornicione, si trova una sveglia che secondo la tradizione segnalava l’ora in cui una strega, residente nelle vicinanze, compiva le sue fatture. Dopo la morte della maga, la casa restò disabitata a lungo, ma la leggenda continuò battezzando la serie delle sveglie. Quella che vediamo oggi è la terza: ogni volta che per una qualsivoglia ragione la sveglia è stata rimossa, hanno iniziato a verificarsi fenomeni inquietanti, come se lo spirito della strega non volesse rinunciare a stabilire l’ora del prossimo maleficio.

Dopo questo grazioso tocco di colore raggiungiamo il Ponte dell’Accademia, uno dei quattro ponti di Venezia che attraversano il Canal Grande, nonché la più importante innovazione urbanistica realizzata in città negli anni dell’ultima dominazione austriaca (1848 – 1866) e da lì ci portiamo al Ponte dei Pugni, poco distante, che per secoli ha fatto da sfondo alle più grandi risse della storia di Venezia.

Su questo ponte due fazioni rivali, i Castellani e i Nicolotti, avevano il permesso di fronteggiarsi sotto l’apparenza ufficiale di un gioco: il ponte all’epoca era privo di ringhiere e le due fazioni cercavano di far cadere nel canale più persone possibili della banda rivale.

Ci rimettiamo in marcia e passando per lo Squero di San Trovaso (dove si costruiscono e riparano le gondole e altre imbarcazioni tipiche veneziane) ci troviamo alle Fondamenta delle Zattere che si affacciano sul canale della Giudecca e, chiaramente, sull’omonima isola.

Procediamo per qualche centinaio di metri fino a raggiungere Punta della Dogana, una delle due sedi museali della Pinault Foundation di Venezia, e l’adiacente Basilica della Salute, in stile barocco veneziano, realizzata in segno di ringraziamento alla Madonna per la liberazione dalla peste che tra il 1630 e il 1631 aveva decimato la popolazione. Ogni anno, il 21 novembre, ha luogo la Festa della Salute che richiama migliaia di cittadini a partecipare attraversando il ponte votivo.

Torniamo sui nostri passi verso il Ponte dell’Accademia e passando per Campo Santo Stefano, dove si affacciano palazzi esemplari (come quello del condottiere Francesco Morosini) e un paio di chiese tra cui quella di Santo Stefano che ospita tre tele del Tintoretto, arriviamo al Ponte di Rialto, il più bello e conosciuto di Venezia che sovrasta maestoso il Canal Grande con la sua Pietra d’Istria bianca.

Qui accade quel che non dovrebbe accadere a un viaggiatore previdente, si scarica la batteria della macchina fotografica e quella di riserva è rimasta a casa. Poco male, tra bacari e cicchetti siamo fisicamente sfiniti e mezzi ubriachi per cui riprenderemo domani.

Sulla strada del ritorno facciamo un’ultima tappa alla Libreria Acqua Alta Venezia, un luogo molto particolare che ti consiglio vivamente di visitare. Per proteggere i libri dall’acqua che sale, il proprietario ha attrezzato la libreria con una serie di elementi che possono galleggiare (una gondola, una barca in disuso e una vasca da bagno). Vi si trova di tutto, anche libri di seconda mano.

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Visitare Venezia in due giorni: itinerario a piedi nella Serenissima – PhotoCredits @AndreaVismara

Cosa fare a Venezia il secondo giorno

Ripartiamo la mattina del secondo giorno da dove avevamo interrotto la visita di Venezia e facciamo la nostra prima tappa al mercato del pesce di Rialto, alle spalle del ponte. Magari la giudicherai una tappa insolita ma ha il suo perché, considerato che siamo in una città di mare. Se non dovessimo stare in giro tutto il giorno, comprerei l’impossibile!

Dopo avermi fatto venire l’acquolina in bocca, Andrea mi propone di prendere il gondolone per attraversare il canale e raggiungere Cannaregio, dove passeggiamo avanti e indietro lungo le Fondamenta (come vengono chiamati i marciapiedi che scorrono lungo i canali) ammirando gli splendidi palazzi che si affacciano sul canale.

La giornata è meravigliosa e l’atmosfera piacevole, con la gente seduta ai tavolini a bere ì caffè o sorseggiare birra. A Sestiere Cannaregio si trova la calle più stretta di Venezia, Calletta Varisco, che misura solo 53 centimetri.

Passiamo davanti allo Squero Canaletto, il primo squero americano dopo secoli di assoluta venezianità, e poi per la Chiesa della Madonna dell’Orto, uno degli esempi più classici dell’architettura gotica veneziana che contiene veri e propri capolavori tra cui dieci tele di Jacopo Tintoretto, fino a raggiungere Campo dei Mori.

Qui, inserite nel muro delle case, si trovano quattro statue trecentesche in Pietra d’Istria rappresentanti tre fratelli e un loro servitore venuti dalla Morea (com’era chiamato il Peloponneso dal XII secolo) quali fondatori a Venezia della famiglia Mastelli.

Da Campo dei Mori riprendiamo a camminare fino al Ghetto Ebraico, doloroso come può essere un ghetto ebraico, e passando per il Ponte degli Scalzi (noto anche come Ponte della Ferrovia per la vicinanza con la Stazione Santa Lucia) ci dirigiamo verso la Basilica di Santa Maria dei Frari, uno dei più rilevanti complessi francescani d’Italia e un incredibile scrigno di opere d’arte: al suo interno, giusto per fare qualche esempio, si trovano opere di Tiziano (con la pala dell’Assunta, dipinta per l’altare maggiore, e la Madonna di Ca’ Pesaro, oltre all’unica opera veneziana di Donatello, la statua lignea di San Giovanni Battista.

Dai Frari, tra uno scorcio e l’altro che ci intrattengono per una buona mezz’ora di cammino, dopo aver attraversato il Ponte della Costituzione, (conosciuto anche come Ponte di Calatrava dal nome dell’ingegnere che l’ha costruito) raggiungiamo le Fondamenta Nove da cui si gode della vista sul Cimitero di San Michele e su Murano.

E qui finisce il mio tour a piedi di Venezia in due giorni e anche oggi i nostri ventiquattro chilometri a piedi ce li siamo portati a casa!  Sono certa che ci saranno ancora tante chicche da visitare nella Serenissima, ma non lascerò passare altri vent’anni prima di tornare. Ho già in programma di fare una scappata in autunno, Andrea mi ha detto che è dannatamente suggestiva, ignaro che con me è come mettere benzina sul fuoco.

Prima di concludere ti segnalo due cose che non sono riuscita a vedere a Venezia perché erano chiuse: la Collezione Peggy Guggenheim, uno dei più importanti musei d’arte europea e americano del XX secolo in Italia, e la Scala Contarini del Bovolo, la scala a chiocciola più imponente di Venezia. L’ho intravista dall’esterno e merita una visita. E poi, passeggiando lungo le Zattere, butta un occhio alla Fondazione Emilio e Annabianca Vedova e ai Magazzini del Sale (questi ultimi operano spesso mostre interessanti).

Ecco, l’itinerario a piedi per Venezia è finito, ciò non significa che sia finito il mio post. Ho tanti altri consigli per te.

Se vuoi scoprire VENEZIA con una GUIDA, puoi partecipare al FREE WALKING TOUR di DUE ORE del centro storico proposto da CIVITATIS (massimo 4 persone).

Libri da leggere sulla Serenissima

Visto che oltre a essere viaggiatore potresti essere anche un buon lettore, ecco tre libri e una guida alternativa per avvicinare Venezia in un’altra veste:

  • Venezia è un pesce di Tiziano Scarpa (edito da Feltrinelli): una guida sui generis nata dall’amore dell’autore per la città che tralascia il solito elenco di itinerari e monumenti e racconta le esperienze fisiche ed emotive che si possono fare a Venezia.
  • Misteri di Venezia: sette notti tra storia e mito. Leggende, fantasmi, enigmi e curiosità di Alberto Toso Fei (La Toletta Edizioni): titolo più che eloquente. Ti riporto solo quanto dice dell’autore Il venerdì di Repubblica: «Alberto Toso Fei è diventato un’autorità in fatto di misteri: i suoi libri sugli enigmi di Venezia e dintorni vendono in laguna più dei romanzi di Dan Brown, hanno ispirato trasmissioni tv, cortometraggi e un festival del mistero; i suoi recital in teatri, palazzi storici e perfino sul Canal Grande attirano folle di spettatori; i suoi giochi hanno dato vita a una saga, The Ruyi, in cui si esplorano le città sfidandosi in una gara tra turismo e tecnologia».
  • Guida a una Venezia ribelle di Beatrice Barzaghi e Maria Fiano (edito da Voland): una Venezia lontana dagli stereotipi raccontata da chi, a diverso titolo, la abita, la ama e ne parla.
  • La guida di Corto Maltese alla Venezia nascosta di Corto Sconto (edito da Rizzoli Lizard): sette itinerari alternativi pieni di disegni, fantasia e consigli pratici per scoprire la Venezia di Corto Maltese. Una Venezia nascosta, al riparo dallo sguardo indiscreto dei forestieri, si intravede sullo sfondo di storie e magie. Quando tornerò la prossima volta, ne sceglierò sicuramente uno da seguire.

Bere e mangiare: qualche consiglio

Ti segnalo i posti in cui io e Andrea ci siamo fermati a bere e/o mangiare qualcosa, quelli introdotti sempre da un “se vuoi provare il/la … migliore di tutta Venezia!” e io, chiaramente, dico sempre di si. Si trovano tutti lungo le calle che abbiamo percorso, non sarà difficile trovarli.

  • Bar Alla Toletta (Dorsoduro, 1191) per dei tramezzini orgasmici. Me li sogno ancora la notte;
  • Al Botegon. Cantine del Vino Già Schiavi (Fondamenta Nani, 992) per il vino e i deliziosi cicchetti (stuzzichini di accompagnamento);
  • Corner Pub (Calle della Chiesa, 684) per le birre;
  • Gelateria Nico (Fodamenta Zattere al Ponte Longo, 922), un’istituzione a Venezia. La sua specialità è il gianduiotto, semifreddo dalla forma di gianduiotto gigante che sostituisce tranquillamente un pasto;
  • Ca’ d’Oro alla Vedova (Ramo Ca’ d’Oro, 3912) per le migliori polpette di Venezia accompagnate da un’ombra di vino (o anche qualcuna in più);
  • Bacareto da Lele (Fondamenta dei Tolentini, 183) per dei deliziosi mini-panini a prezzo stracciato.
Visitare Venezia in due giorni: itinerario a piedi nella Serenissima

Noi la sera rientravamo distrutti e cenavamo a casa, ma mi sono fatta consigliare da Andrea qualche buon ristorante che non richiede l’accensione di un mutuo (o quasi) per mangiare:

Aggiungo la Pasticceria Tonolo (Calle San Pantalon 3764 Dorsoduro 3764) per le frittelle più buone di Venezia. E visto che siamo in tema di cibo, ti segnalo anche tre piatti tipici veneziani (tre tra i tanti):

  • le sarde in saor, un antipasto derivato dall’antico metodo di conservazione del pesce sulle navi: sarde fritte con cipolle (cotte nell’aceto e caramellate), pinoli e uvetta. È consuetudine prepararlo nella notte della Festa del Redentore (che si tiene la terza domenica di luglio).
  • i bigoli in salsa, piatto che secondo la tradizione veniva consumato nei giorni di magro come la vigilia di Natale, il venerdì Santo e il mercoledì delle Ceneri. È un piatto molto semplice a base di bigoli (un formato di pasta tipico del Veneto simili a dei grossi spaghetti con la superficie ruvida e porosa) e una salsa preparata con le cipolle affettate finemente e le acciughe (o sarde) sciolte nell’olio d’oliva.
  • il Baccalà mantecato: un piatto delicato e raffinato dove il baccalà è cotto in crema con olio, aglio e prezzemolo. Io non amo il baccalà e non ho avuto modo di provarlo, ma Andrea me l’ha fatta venire per cui la prossima volta rimedierò sicuramente.

Dove dormire a Venezia

Venezia non è una città economica, ma nemmeno cara come pensavo. Sicuramente sono cari i traghetti (per i non residenti 7,50 € a tratta), per il resto, considerato che vivo a Milano, non l’ho trovata esagerata. Pur avendo dormito a casa di Andrea, ho dato un’occhiata su booking per vedere se si trovano sistemazioni abbordabili (se dover pernottare a Mestre) e qualcosa ho trovato.

  • Dorsoduro 3171 ha un prezzo assolutamente abbordabile e gode di ottime recensioni secondo cui la posizione è eccellente e la colazione stratosferica;
  • idem per Casa Cosmo, una delle soluzioni che offre il miglior rapporto qualità prezzo considerata la posizione, tra Piazza San Marco e il Ponte di Rialto;
  • eccellente anche, per posizione e prezzo, Gli Angeli. Le recensioni lodano la pulizia e l’amabilità della proprietaria;
  • sempre in una fascia di prezzo accettabile ci sono Ai Cherubini. Nuova, curata nei dettagli e in posizione strategica;
  • se al posto di una casa preferite l’albergo, vi suggerisco di guardare l’Hotel Rio. Carino, accogliente e recentemente ristrutturato.

Certo, pernottare a Mestre significa spendere meno (ma nemmeno così tanto) ma non è Venezia che merita tanto di giorno quanto di notte!

La Globetrotter

Sei stato a Venezia? L”hai ritrovata in questo post? Hai qualche consiglio da dare per arricchirlo con la tua esperienza? Ti aspetto nei commenti.

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6 pensieri su “Visitare Venezia in due giorni: itinerario a piedi nella Serenissima

  1. Narrabondo dice:

    Una bella guida completa scritta con lo stesso stile vibrante che traspare nelle tue foto. L’unico punto su cui dissento è quello relativo ai posti in cui mangiare, ma è solo perché io ho altri posti del cuore.

    p.s. Come fai a non amarla?

    • Diana Facile dice:

      Amico Narrabondo,
      non si può non amarla! E la gente? Ne vogliamo parlare? Non me li aspettavo così socievoli, tutt’altro…
      Per i luoghi, io mi fido di Andrea e chiaramente sono quelli che ho provato, ma se hai qualche altro spunto, la prossima volta non mancherò di andare…

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