Adoro le sorprese, specialmente se vengono da lontano e si portano dietro qualcosa di bello. Ebbene, qualche giorno fa me ne è caduta una tra capo e collo direttamente dal Perù, inaspettata e piacevole come poche. “Diosa, sei libera dopodomani? Ti porto a vedere il Cenacolo Vinciano e a rendere omaggio al Maestro Leonardo”. Il tutto in lingua spagnola con la musicalità che contraddistingue lo spagnolo d’America da quello peninsulare.
Una delle peculiarità del viaggiare da soli, a mio avviso quella che fa la differenza, è la capacità di intrecciare legami che perdurano nel tempo. Non importa quanto fugace sia stato il momento condiviso o i mesi di silenzio – quando non addirittura gli anni – intercorsi tra un incontro e l’altro. Sono legami che stanno lì, privi di ragione ma saldamente radicati, e non si nutrono di aspettative ma del comune sentire grazie al quale si abbattono le barriere spazio-temporali.
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Ecco quindi che, quasi quattro anni dopo averlo salutato all’aeroporto Jorge Chávez di Lima, mi sono ritrovata il loco Champi in dirittura d’arrivo a Milano. Lo so, a te il nome non dice nulla ma per me è un’emozione incredibile.
Ci siamo conosciuti a Máncora, località balneare nel nord del Perù, nell’ormai lontano mese di marzo del 2015. Io ero con gli hippies e vendevo la mia artesanía mentre lui era davanti a una tela accerchiato da un folto gruppo di curiosi in contemplazione. Pensavo fosse uno dei tanti che vivono la strada e mi sono avvicinata al gruppo per osservare il suo lavoro. Sono rimasta paralizzata dinanzi alla sua grande capacità – non esente da qualche sprazzo di follia – di rendere quasi tangibile l’intensità del legame con la Pacha Mama, la Madre Terra.
Ci siamo riconosciuti subito ed è nata una bella amicizia che ci ha spinti a proseguire il viaggio insieme, dapprima in Amazzonia dove abbiamo partecipato a una cerimonia sciamanica e poi a Lima dove sono stata ospite del suo atelier nel quartiere residenziale di Surco.
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Capirai quindi quanto sia elettrizzante per me averlo qui, anche solo per pochi giorni.
Due le ragioni, a suo dire, che l’hanno spinto a cominciare il suo peregrinare per la bella Italia da Milano. Rivedere me, la Diosa – non è facile entrare nella testa di un’artista ma per qualche oscura ragione sono per lui una musa ispiratrice – e aggiungere un pezzo di storia alla sua arte con la visita del Cenacolo Vinciano.
La cosa mi ha lusingata non poco anche perché il loco Champi, quello che dipingeva per strada come un qualsiasi Signor Nessuno, è in realtà un pittore di fama internazionale. E poi, inutile nasconderlo, fa sempre un bell’effetto sentir decantare da altri la bellezza e la ricchezza del proprio paese e l’Italia, bisogna riconoscerlo, ne ha tanta.
Il Cenacolo
Io il Cenacolo l’avevo visto nella mia prima vita ed era da un po’ che pensavo di tornarci per cui la sorpresa è stata doppiamente gradita. Con l’adrenalina ancora in circolo ho deciso quindi di raccontare questo viaggio nel mondo “catartico” di Leonardo e del suo dipinto rivoluzionario perché – e lo dico per aver toccato con mano – il Cenacolo è senza ombra di dubbio una delle cose da vedere nel corso di una visita a Milano.
- Leonardo a Milano
- Nascita del Cenacolo Vinciano
- Leonardo, genio senza confini
- I disegni preparatori del Cenacolo Vinciano
- Come visitare il Cenacolo Vinciano
Leonardo a Milano
Siamo nel 1482 e Milano è una delle città più produttive ed effervescenti d’Europa. Per una mente mai sazia come quella di Leonardo di ser Piero da Vinci – questo il nome completo – la corte di Ludovico Maria Sforza detto il Moro rappresenta un banco di prova non indifferente.
Firenze gli sta stretta da tempo e ha bisogno di nuovi input per dare libero sfogo al suo estro creativo per cui si presenta al Duca di Milano con una “lettera d’impiego” – per intenderci, il nostro curriculum vitae – lunga nove paragrafi. Leonardo, che non è uno stolto, punta in primis sulle sue competenze tecniche presentandosi come l’autore di progetti di ingegneristica, idraulica e architettura e poi, quasi en passant, di pittura e scultura. Sicuramente un buon venditore di se stesso.
Nel 1494 Ludovico il Moro decide di celebrare la sua famiglia – la casata degli Sforza – con una ristrutturazione totale del convento adiacente alla Basilica di Santa Maria delle Grazie e affida a Leonardo il compito di decorare il refettorio con una rappresentazione dell’ultima cena.
Nascita del Cenacolo Vinciano
La prima cosa da sapere sul Cenacolo, che poi è la prima cosa che racconta la guida, è che non si tratta di un affresco come molti ritengono ma di un dipinto parietale a tempera grassa su intonaco. In parole povere Leonardo intonaca la parete – quasi 9 metri di larghezza per 4 metri e mezzo d’altezza – e dipinge come se si trovasse davanti a una tela.
Una scelta di questo tipo, secondo molte fonti, trova riscontro nel fatto che l’affresco impone delle limitazioni temporali dovute all’essiccazione veloce dell’intonaco che mal si presta alla pittura meticolosa e analitica di Leonardo.
Un’opera sublime che gli richiede quattro anni di lavoro senza sosta come ci racconta Matteo Bandello nella Novella XVIII del 1497:
Soleva […] andar la mattina a buon’ora a montar sul ponte, perché il Cenacolo è alquanto da terra alto; soleva, dico, dal nascente sole sino a l’imbrunita sera non levarsi mai il pennello di mano, ma scordatosi il mangiare e il bere, di continovo dipingere. Se ne sarebbe poi stato dui, tre e quattro dì che non v’avrebbe messa mano e tuttavia dimorava talora una o due ore del giorno e solamente contemplava, considerava ed essaminando tra sé, le sue figure giudicava.
Sfortunatamente però l’opera sublime è soggetta a un deterioramento rapidissimo e vent’anni dopo la conclusione è già pesantemente danneggiata. L’umidità proveniente dalle cucine situate alle spalle del refettorio non gioca certo a suo favore, un dettaglio che Leonardo sembra non aver considerato.

Leonardo, genio senza confini
Secondo lo storico dell’arte Ernst Gombrich Leonardo è un genio “la cui mente possente resterà per sempre oggetto di stupore e di commozione per i comuni mortali”.
Di fatto il Cenacolo Vinciano è universalmente riconosciuto come un dipinto rivoluzionario e si sa, le menti geniali concepiscono cose geniali… invidia, ma di quella sana!
Ti stai chiedendo in cosa consiste la genialità dell’opera di Leonardo rispetto alle altre? Di fatto il tema dell’ultima cena era già stato ampiamente e degnamente rappresentato sia dall’arte rinascimentale che da quella medievale. Qual è la differenza?
Il Cenacolo Vinciano non si sofferma sull’atto eucaristico ma sul momento più drammatico, quello in cui Gesù rivela ai discepoli che uno di loro lo tradirà e cristallizza le reazioni degli apostoli nei cosiddetti moti dell’animo. Il suo annuncio irrompe come un’esplosione che sembra un boato mentre lui, al centro, appare imperturbabile nella sua malinconica solitudine.
A Leonardo non interessa rappresentare la scena, lui vuole coinvolgere emotivamente l’osservatore attraverso la carrellata di sentimenti che provano i personaggi in quel particolare momento della storia dell’umanità. I volti, i gesti e le attitudini degli apostoli esprimono rabbia, paura, meraviglia, stupore, colpa, terrore, amore, dolore, incredulità e diventano la conseguenza visibile dei moti dell’animo con cui si fissa un punto di non ritorno nella storia dell’arte. In questo il Cenacolo Vinciano è un dipinto rivoluzionario.
Leonardo non vuole rievocare l’evento ma lo vuole rappresentare sulla linea dell’eterno presente facendo rivivere all’osservatore il momento del dramma come se fosse lui stesso un soggetto del quadro e credimi, ci riesce in pieno. Quantomeno su di me ha avuto questo effetto… chapeau!

I disegni preparatori del Cenacolo Vinciano
Nel corso dei secoli il Cenacolo Vinciano è stato soggetto a vari restauri di cui l’ultimo, durato ventidue anni e terminato nel 1999, ha recuperato quasi integralmente la leggibilità dell’immagine che si riteneva perduta per sempre. È stato un lavoro complicato che con l’ausilio dei disegni preparatori ha permesso di scoprire come il tempo e i restauri precedenti avessero stravolto l’opera.
Eh si, hai capito bene, disegni preparatori. Senza nulla voler togliere alla genialità di Leonardo, il Cenacolo Vinciano non è sorto dalla sua mente nell’assetto definitivo a noi familiare ma è il frutto di lunghe meditazioni e di una preparazione minuziosa.
A questo punto mi sento di dire che la duplice sorpresa è stata anche baciata dalla sorte visto che la regina Elisabetta ha deciso di prestare al museo dieci disegni che raccontano il percorso creativo di Leonardo provenienti della Royal Collection Trust di Windsor, una delle collezioni private di sua maestà.
L’unico scacco è il divieto di fare foto e quelle che appaiono in questo post le ho chieste all’Ufficio Stampa dei Beni Culturali. Poco male comunque, ho tutto ancora vivido negli occhi e nel cuore.
Come visitare il Cenacolo Vinciano
Per preservarlo dai deterioramenti causati dall’accumulo di polveri sottili, l’accesso al Cenacolo è limitato a un pubblico di 1.300 persone al giorno (mi pare) con gruppi non superiori alle 25 persone che possono sostare all’interno per 15 minuti.
Per informazioni dettagliate su prezzi, orari e prenotazioni, consulta QUI il sito ufficiale.
Conoscendo la mia scarsa attitudine alle pianificazioni che vanno più in là dell’indomani – l’unica eccezione sono i biglietti aerei! – il loco Champi si è occupato personalmente di prenotare la visita al Cenacolo (con salta fila, gran bella cosa!) tramite Musement, un sito che propone tour e attrattive sia in Italia che all’estero. Non lo conoscevo e l’ho trovato interessante, ricco di proposte e pacchetti invitanti. Da tenere a mente per il futuro!
***
Tralasciando il fatto che il loco Champi è una persona speciale – se vuoi vedere i suoi lavori sbirciate sulla sua pagina facebook, qui sotto comunque ti lascio una sua opera – trovo entusiasmante riscoprire la mia città in compagnia di persone lontane che sento vicine. È un po’ come viaggiare senza spostarsi e mi intrippa un sacco.

Mi riprometto spesso di iniziare a percepire Milano non come una fase di stallo ma con la curiosità e l’entusiasmo che mi contraddistinguono quando sono in giro, ma poi mi lascio sempre fagocitare dalla pigrizia e non combino nulla! Lo confesso, il trantran della vita quotidiana mi spegne per cui questo vuole essere un invito a chi mi legge.
Se capiti in città batti un colpo che insieme a te, anche se per poco, viaggerò pure io!
La Globetrotter
Hai già visitato il Cenacolo Vinciano? Com’è stata la tua esperienza?
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Brava brava brava…
Grazie grazie grazie…
Quando si dice spaziare a 360 gradi la nostra bella Diana in veste di critica d’arte riesce a ferci scoprire un opera d’arte con parole semplici ma efficace. Sull’amicizia? Be essere tuo amico è un motivo d’orgoglio personale ma soprattutto una crescita nell’approccio al viaggio che ho imparato da te grazie di cuore
Beh critica d’arte non direi ma quando faccio qualcosa di nuovo mi piace documentarmi un po’ tanto sai come la penso… il viaggio inizia sempre da casa tua anche se a volte ce lo dimentichiamo! Se a Parigi vado a vedere la Gioconda, perché a Milano non devo andare a vedere il Cenacolo? Sono molto felice di averti trasmesso qualcosa, inutile che te lo dica perché già lo sai…
Molto interessante. Fatalità ho finito proprio ieri di leggere l’ultimo romanzo di Malvaldi ”La Misura dell’Uomo” che ha come personaggio principale Leonardo alla corte del Duca Ludovico il Moro nel 1493.
Ma pensa un po’! Purtroppo il tempo è sempre poco altrimenti lo leggerei anche io! Mi sono intrippata parecchio preparandomi alla visione dell’opera, ho colmato un sacco di lacune…
Riesci sempre a sorprendere con le tue informazioni originali e mai banali! Ho visitato ormai parecchi anni fa il Cenacolo Vinciano guidata da un’esperta che lasciava trasparire passione e competenza ma il tuo contributo ha aggiunto qualcosa di diverso…come spesso accade.
Grazie!
Ma che sorpresa rivederti qui, era parecchio che non ti palesavi! Grazie a te, come sempre… la bellezza è ovunque, vicina e lontana, solo che a volte ce ne dimentichiamo…