Abbarbicato su un imponente masso in arenaria che supera i 100 metri d’altezza, il Castello di Roccascalegna è un sogno a occhi aperti. Ci sono stata nel corso di un lungo weekend alla scoperta dei borghi d’Abruzzo, tra Chieti e la Maiella e sono tornata commossa da tanta bellezza e armonia.

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Roccascalegna è uno di quei borghi: se non ci sei ancora stato è giunto il momento di correre ai ripari. D’impulso ti consiglierei di chiudere questo post senza nemmeno guardare le foto e andare a rendergli visita immediatamente ma spesso sono le immagini e le parole a incuriosirci e spingerci in una direzione quindi, per cominciare alla grande, ti presento l’icona di Roccascalegna con uno scatto del mio amico Massimo Aggius Vella.

Roccascalegna - Photo Credits @Massimo Aggius Vella
Roccascalegna – Photo Credits @Massimo Aggius Vella

Che ne pensi? A me fa letteralmente strippare, ma se ti sembra che stia esagerando, non esitare a dirmelo.

E ora, se vuoi sapere qualcosa di più su questa meraviglia, te la racconto.

Il Castello di Roccascalegna nella storia

Roccascalegna si trova nel sud dell’Abruzzo, sulle colline che circondano il fiume Sangro e che dominano la valle del Rio Secco. Un piccolo borgo suggestivo popolato da poco più di un migliaio di anime. Ti dirò, non riesco nemmeno a immaginare cosa voglia dire nascere, crescere e vivere tutta la vita in un luogo così. Per quanto detesti ammetterlo, sono e resto cittadina…

Le origini di Roccascalegna risalgono al XII secolo, presumibilmente su un insediamento preesistente. Nella zona sono stati trovati resti risalenti all’Eneolitico – meglio noto a noi comuni mortali come l’Età del Rame, tappa di transizione tra il Neolitico e l’Età del Bronzo – e all’epoca romana. Io non sono ferrata in materia, ma visto che le fonti concordano, lo prendo per buono e vado avanti.

Roccascalegna sorge per volontà dei Longobardi che individuano subito le potenzialità difensive dello sperone e vi erigono una torre di avvistamento contro gli attacchi dei Bizantini. È solo nel periodo Normanno-Svevo (XI e XII secolo) che l’insediamento assume le fattezze di un castello.

Se ti dico questo non è perché voglio raccontarti la rava e la fava su ostilità, restauri, abbandoni e brigantaggio che si avvicendarono a Roccascalegna. Non mi voglio annoiare e men che meno voglio annoiare te nel tentativo di rielaborare fatti che puoi leggere benissimo su Wikipedia. Se ho voluto dare a Roccascalegna una collocazione temporale è perché spero di accendere una miccia…

Non ti chiedi mai, quando ti trovi in qualche posto, quali storie, tresche e amori sono transitati da lì in un tempo lontano? Io si. Adoro pensare che i luoghi che visito non siano solo il simbolo di una memoria collettiva ma che ci sia anche una memoria individuale da recuperare. Una memoria pressoché sconosciuta che io posso far rivivere con la forza dell’immaginazione.

Son partita per la tangente, chiedo venia, ma non poteva essere altrimenti dopo aver scoperto che il castello di Roccascalegna è avvolto da una sordida leggenda. La vuoi sentire?

Vista panoramica dalla rocca - Photo Credits @Massimo Aggius Vella
Vista panoramica dalla rocca – Photo Credits @Massimo Aggius Vella

Il Castello di Roccascalegna nella leggenda

Dunque, si narra che nella prima metà del XVII secolo il barone Corvo de Corvis, che aveva trasferito la sua dimora dalla Corte di Napoli al borgo abruzzese, si adoperò per ripristinare la pratica medievale del Ius primae noctis obbligando le donne del paese a concedere a lui, anziché al legittimo consorte, il privilegio della prima notte di nozze.

Un privilegio che costò caro al simpatico signore di Roccascalegna! Pare infatti che l’ultima sposa novella, o il suo consorte travestito da donna, abbia posto fine alla pratica imposta dal barone accoltellandolo nel talamo nuziale. Si dice inoltre che nel morire il feudatario abbia lasciato l’impronta della mano insanguinata su una roccia della torre e che quest’impronta sia indelebile nonostante i reiterati tentativi di lavarla via.

La sopraffazione dei potenti è una costante nella storia dell’umanità. Cambiano i modi e i soggetti ma è un circolo vizioso da cui non si esce, oggi come allora…

Detto questo, non entro nel dettaglio del film che mi sono fatta camminando tra le stanze del castello a caccia dei fantasmi delle donne passate sotto il torchio del barone e lascio spazio alla tua fantasia.

Roccascalegna, il borgo visto dal castello - Photo Credits @Massimo Aggius Vella
Il borgo di Roccascalegna – Photo Credits @Massimo Aggius Vella

La sala delle torture

Al di là dell’incredibile vista panoramica sulla Maiella che di per sé vale la visita al castello, ho trovato particolarmente interessante la sala in cui sono esposti gli strumenti di tortura. Non so dirti di preciso in che epoca venivano utilizzati ma credimi, sono ben lieta di non essere nata qualche secolo fa. Te ne racconto giusto un paio, anche se magari li conosci già.

Il primo si chiama Cavallo spagnolo, un blocco di legno in cima al quale veniva fatto sedere il condannato a morte. Grazie alla forza di gravità, il corpo del poveretto rimaneva trafitto dal legno e come se non bastasse, per evitare che si aiutasse in qualche modo, gli venivano posti dei bastoni di legno in mezzo alle gambe. In realtà sarebbe più appropriato usare il pronome femminile visto che questa pratica era riservata alle donne condannate per stregoneria o ritenute possedute del demonio.

Il secondo strumento di tortura si chiama Garrotta, anche questo abbastanza truce. Il condannato a morte sedeva sulla sedia e il boia gli trafiggeva la colonna vertebrale con una vite che spingeva la gola del disgraziato contro il collare di ferro. Duplice morte, per soffocamento e per stritolamento delle vertebre. Agghiacciante…

Direi che non c’è altro da aggiungere. Come avrai capito il Castello di Roccascalegna mi è piaciuto molto e ho voluto raccontartelo a modo mio. Spero di aver suscitato il tuo interesse e la tua curiosità nell’esplorare non solo Roccascalegna ma l’Abruzzo in generale.

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Qualche informazione utile sul Castello di Roccascalegna

Il castello di Roccascalegna è aperto tutti i giorni nei mesi estivi (luglio e agosto), dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 15.00 alle 19.00.

Nei restanti mesi è possibile visitarlo solo nei weekend e nei giorni festivi e l’orario di chiusura è anticipato alle 18.00.

Il costo del biglietto intero è di 3 euro mentre quello ridotto è di 2 euro.

QUI trovi le informazioni per la visita del Castello di Roccascalegna

Altre foto di Massimo Aggius Vella le trovi sul suo sito, sono tutte di indicibile bellezza.

La Globetrotter

Ti piace andare in giro per castelli? Hai visitato quello di Roccascalegna? Che effetto ti ha fatto?

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2 pensieri su “Il castello di Roccascalegna, gioiello leggendario del Medioevo

  1. Anna dice:

    Molto interessante da tenere in considerazione per una visita.
    Anche da noi esiste una rievocazione storica sulla ius primae noctis. Nella leggenda fu il gesto eroico di Violetta, la figlia di un mugnaio, a liberare il popolo dalla tirannia. Ribellatasi allo ius primae noctis imposto dal barone, Violetta lo uccise con la sua stessa spada e la celebre Battaglia delle arance rievoca proprio questa rivolta del popolo contro il Marchese di Monferrato.
    Ciao

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