Che sia breve o lungo, vicino o lontano, ogni viaggio ha il suo perché! Non so se trovo o meno il vostro consenso ma questa frase racchiude la mia recente evoluzione. Per anni ho trascurato l’Italia. La vedevo talmente piccina e a portata di mano da non ritenerla abbastanza appetibile. Ma quello che io consideravo un difetto, una mancanza, in realtà è proprio il suo punto di forza. In poco più di 300.000 km2, la nostra bella penisola racchiude un mondo. È sufficiente spostarsi di poco, anche solo di qualche decina di chilometri, che tutto cambia e sa di nuovo. Avevo avuto questo sensore quando ho coperto la tratta Milano-Amalfi a bordo dell’Ape Calessino e quest’ultimo viaggio nell’Oltrepo’ Pavese è stato, semplicemente, la riprova. Stupefacente!

Sulle orme della storia: da Pavia a Varzi

È giusto dire che sia Pavia che Varzi le conoscevo già. La prima l’avevo visitata anni orsono nel corso di una gita fuori porta in bicicletta – Pavia dista da Milano meno di cinquanta chilometri – mentre a Varzi avevo trascorso un weekend per partecipare a un raduno di viaggiatori. Le avevo trovate carine, senza infamia né lode. È anche vero che in entrambe le occasioni ero presa da altro. A Pavia ero più concentrata sul dolore alle ginocchia che sulla città, a Varzi ero troppo presa dall’energia del gruppo per godere del borgo.

A distanza di anni tutto cambia. Cambiano i luoghi, cambiano le situazioni e cambiamo noi che vediamo tutto con occhi diversi. Quantomeno io la penso così. Se quando le avevo visitate in passato mi ero limitata a respirarne l’atmosfera, stavolta ho cercato qualcosa di alternativo. Non amo particolarmente i tour ma se son fatti bene, perché no?

Partiamo con la scoperta di Pavia che non fa parte dell’Oltrepò Pavese ma che è stata comunque il punto di partenza. Piccola, a misura d’uomo, accogliente. Come poteva non piacermi? Vi avevo già detto parlando di Lubiana che le città sull’acqua mi affascinano particolarmente. E Pavia, si sa, è adagiata sulle sponde del fiume Ticino che per me non è un fiume qualunque ma il fiume della mia infanzia. Uno dei più bei ricordi che serbo di quel periodo sono i pic-nic domenicali sul Ticino. Inoltre, trattandosi di uno dei centri universitari più famosi d’Italia, è una città giovane, frizzante, con delle belle vibrazioni..

Una delle cose che non immaginavo e che ho scoperto grazie a Ivan, l’australiano che – se non ho capito male – ha ideato il format di theoriginalhistorywalks, è che passeggiare per le vie di Pavia è un po’ come entrare nella macchina del tempo e fare un viaggio a ritroso nella sua storia millenaria.

Non finisce qui. Una rosa di nomi illustri – da Bramante a Leonardo, dal Piermarini al Palladio, da Ugo Foscolo ad Alessandro Volta e, pare, anche il grande Albert Einstein – sono transitati da Pavia, più o meno stabilmente.

Ecco, di fronte a tutto ciò mi mangio le mani per non aver mai studiato la storia come avrei dovuto. Era una di quelle materie che all’epoca ritenevo inutili e che ho sempre considerato di serie B. Ma Ivan è stato così coinvolgente che ha acceso in me il desiderio di approfondire!

Fiore all’occhiello di questa cittadina a cui forse, erroneamente, non daresti un soldo bucato, è il Ponte Coperto. Eretto sulle rovine di una precedente costruzione romana nel 1354, la sua peculiarità consiste proprio nella copertura del tetto ordinata da Galeazzo II Visconti dopo aver conquistato la città. Oltre a una splendida prospettiva, il Ponte Coperto mi ha regalato anche un tramonto dai riflessi meravigliosi.

Da Pavia prosegue il viaggio nell’Oltrepo’ Pavese diretto a Varzi, un borgo di circa 4.000 anime al centro della valle Staffora. Dopo essermi persa per i suoi vicoli totalmente rapita dai colori delle graziose casette, sono andata a visitare il Castello dei Malaspina. Ne avete mai sentito parlare? Io no! Oddio, non sono proprio così ignorante! Il nome della famiglia Malaspina mi suonava anche se non riuscivo a dargli una collocazione spazio-temporale per cui è stato un vero piacere ascoltare il figlio del Conte Faustino Odetti di Marcorengo, attuale proprietario dell’edificio, raccontare la rava e la fava mentre mi conduceva attraverso le stanze del castello. Un personaggio alquanto bizzarro ma la sua passione per quel luogo era palpabile.

Viaggio nell’Oltrepo’ Pavese, un mondo di sapori e colori

Dopo aver girovagato per anni attorno al globo sono giunta alla conclusione che come si mangia in Italia non si mangia da nessuna parte. E credetemi, non sono affatto campanilista. Quando viaggio all’estero, e spesso e volentieri viaggio per mesi interi, rinuncio alla pizza, alla pasta e al buon vino. A malincuore ma lo faccio. La gastronomia è uno degli aspetti che trovo più interessante quando sono in giro e non solo perché adoro mangiare ma anche perché racconta molto del paese e della sua gente per cui cerco di provare di tutto e di più. E quando dico che come si mangia in Italia non si mangia da nessuna parte non mi riferisco solo alla qualità del cibo, che comunque è un dato di fatto anche se poi ogni paese ha le sue specialità, ma alla varietà! Ogni regione, provincia, capoluogo o città italiana vanta una tradizione gastronomica di tutto rispetto.

Ebbene, un viaggio nell’Oltrepo’ Pavese è un viaggio nel mondo dei sapori e dei colori. E se consideriamo che Varzi, pur appartenendo alla Lombardia, è praticamente al confine con Liguria ed Emilia Romagna… vi lascio immaginare! Praticamente ho trascorso la metà del tempo, o quasi, mangiando.

Al top il famigerato salame di Varzi che è una vera prelibatezza. Come vi suona detto da una che mangia carne (e derivati) con il contagocce? E non per una questione etica ma perché, di base, non mi fa impazzire per cui, se scelgo di mangiare un animale morto, deve essere di qualità eccellente. Detto questo, sono tornata a Milano con la faccia piena di brufoli per l’abbuffata di salame che mi sono fatta. Non ne potevo più, ogni volta dicevo BASTA… ma quando me lo ritrovavo davanti – accompagnato da coppa, lardo, pancetta e formaggi vari – la gola aveva il sopravvento. “So resistere a tutto tranne che alle tentazioni”, disse qualcuno. Beh, vale anche per me!

Comunque sia salame a parte, che è l’antipasto d’obbligo della zona, ho sempre mangiato da urlo. Tra il Ca’ de Figo, l’agriturismo dove alloggiavo – dotato di SPA, piscina e maneggio, oltre che di una meravigliosa vista – e i ristoranti di Varzi – il Caffé del Centro e La primula bianca… la sfida è dura! Al solo rievocare quei piatti… ripartirei subito per un viaggio nell’Oltrepò Pavese! Per citarne alcuni… risotto al basilico e montebore, bruttini di castellaro, ravioli tradizionali varzesi, tagliolini di castagno con ragù di faraona, tasca di maiale ripiena di pancetta e bosina con marmellata di mele cotogne… e un sacco di altre delizie che non ha senso descrivere! Bisogna provarle…

Il tutto accompagnato da rigogliosi ruscelli di vino di produzione locale. Un viaggio nell’Oltrepo’ Pavese non può prescindere dalla visita dei vigneti e delle cantine per degustare i vini locali. La vite è una pianta bellissima. Elegante, raffinata, ordinata, adornata di grappoli d’uva che pendono come gioielli. Che poi, se per gioiello si intende qualcosa di prezioso, ogni acino d’uva è paragonabile a una gemma rara!

Dovete sapere che quello di andare in giro per vigne e cantine è uno dei miei sport preferiti, oltre a quello di mettere in moto le mandibole. Ma scorrazzare per campi e vigneti dell’Oltrepo’ Pavese a bordo di un buggy è qualcosa a cui non avevo mai pensato per cui ho accolto con entusiasmo l’idea di partecipare al Side & Wine. Un modo originale per prendere confidenza con il territorio e inebriarsi dei colori tipici della stagione autunnale. A proposito, ma voi lo sapevate che il colore del vino è dato dalla buccia e non dall’acino che è sempre bianco?

 Viaggio tra gli astri nell’Oltrepo’ Pavese

Se vi proponessero di salire a bordo di una navicella spaziale e partire per un viaggio tra gli astri accettereste? Io sì, senza pensarci due volte. Specialmente dopo essermi persa con lo sguardo e la mente nei meandri delle costellazioni visibili dall’Osservatorio Astronomico di Ca’ del Monte. Un cielo così carico di stelle non lo vedevo da tempo e nonostante non sia una fanatica di astronomia – materia poco congeniale ai miei occhietti ipovedenti – è stata la giusta conclusione di una giornata, di per sé, perfetta.

Viaggio nell’Oltrepo’ Pavese tra storia, sapori e colori

La dolcezza di una casa di paglia nell’Oltrepo’ Pavese

Avete mai sentito parlare delle case di paglia? Per chi non lo sapesse, come me del resto fino a un paio di settimane fa, si tratta di costruzioni realizzate con paglia compressa in balle! E la storia dell’Agriturismo Casa di Paglia di Fortunago, dove sono stata per seguire un workshop di cucina, è di una dolcezza inenarrabile. Una coppia italo-francese – lei una giornalista affermata e lui un’idealista giramondo – che hanno mollato la loro vita “perfetta” per trasferirsi in un borgo sperduto e costruire la loro casa di paglia. Giorno dopo giorno, balla dopo balla, Viviana e Alain – con i piccoli Mathieu e Pierre – hanno dato vita a qualcosa di veramente unico. In poco più di un’ora abbiamo imbandito un pranzo che non ha nulla da invidiare ai migliori chef. Cucina fusion con alimenti semplici e genuini dal sapore intenso arricchito dal profumo di spezie orientali. Che ci crediate o no, è il tipo di cucina che preparo a casa mia per dare un po’ di gusto ai prodotti anemici del supermercato. Viviana è un’ottima cuoca e ha una spiccata sensibilità nell’armonizzare sapori e colori.

Ciliegina sulla torta… l’Agriturismo Casa di Paglia partecipa al progetto WWOOF, un movimento, se così vogliamo chiamarlo, che mette in contatto volontari e progetti rurali naturali. In altre parole, ospitano viaggiatori come me in cerca di esperienze a stretto contatto non solo con il luogo ma anche con la gente. Inutile dirvi che me ne sono andata con la promessa di tornare! Un altro viaggio nell’Oltrepo’ Pavese per imparare un po’ di permacultura non sarebbe affatto male non vi pare?

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Viaggio nell’Oltrepo’ Pavese tra storia, sapori e colori

La Globetrotter

Questo post è frutto di una collaborazione con InLOMBARDIA per il progetto #inLombardia 365  che promuove il territorio e le sue grandi ricchezze.

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6 pensieri su “Viaggio nell’Oltrepo’ Pavese tra storia, sapori e colori

    • Diana dice:

      Ma dai? Dove stai di preciso? In effetti è vero, è sottovalutata ed è un vero peccato! A parte il fatto che mangiare e bere sono il frutto del territorio e si mangia, e beve, divinamente… io ho visto degli scorci niente male! Sicuramente ci tornerò, ora che sono partita con l’Italia… non mi ferma più nessuno! Magari la prossima volta ci possiamo incontrare…

  1. Alberto dice:

    Il mio primo giretto ‘fuori regione’ sarà proprio l’oltrepo pavese…..se non ci saranno ulteriori cambiamenti 🤞e mi sono imbattuto in questo tuo post!

    • Diana Facile dice:

      Beh, sono come il prezzemolo, non a caso mi chiamano Globetrotter! Quando pensavi di andare? Io fossi in te non attenderei troppo a lungo…

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