Non ho mai letto tanta narrativa di viaggio come nell’ultimo anno, ma d’altronde un tempo i viaggi li vivevo in prima persona e non sentivo il bisogno di scoprire il mondo attraverso gli occhi altrui. Vero che i viaggi letterari non sostituiscono quelli reali, ma in tempi di pandemia sono un toccasana e avendo arricchito il mio spirito vagabondo di belle emozioni, ho deciso di consigliartene qualcuno per esplorare il mondo senza fare troppa strada!
Wild (Cheryl Strayed, USA)

Il primo che ti consiglio è Wild, un libro appassionante che ti cattura dalla prima all’ultima pagina. Avevo scritto una recensione appena terminai la lettura, nel caso in cui tu voglia saperne qualcosa di più.
LEGGI ==> In viaggio con Wild di Cheryl Strayed
Wild me l’ha consigliato un vecchio amico e l’ho chiuso con la voglia di seguire l’esempio di Cheryl Strayed, ventiseienne dal passato tormentato che senza alcuna esperienza di escursionismo intraprende in solitaria il PCT, un trekking di oltre 4.200 chilometri lungo le creste del Pacifico (ne percorre quasi la metà) che si estende dal confine tra Stati Uniti e Canada a nord fino alla frontiera con il Messico a sud.
Il suo è un viaggio di scoperta che la mette in connessione con l’intimità della sua vita. Una vita dilaniata dal dolore per la morte precoce della madre e per la fine del suo matrimonio che la fanno scivolare nel degrado dell’eroina, ma anche la vita di una donna coraggiosa che prima di toccare il fondo decide di rinascere e quale modo migliore per farlo se non il viaggio?
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Ande dimenticate (Manuel Santoro, Perù)

Conoscevo Manuel Santoro di nome perché ha un blog di viaggi come me, ma non ho mai interagito con lui, quantomeno fino a quando non ho deciso di leggere il suo libro Ande dimenticate (edito da Alpine Studio) e ti dirò, è stata una scoperta più che gradita. Condivido con lui la passione per l’America Latina e il titolo mi incuriosiva parecchio.
Il Perù è un paese turistico se resti all’interno di determinati circuiti, ma esiste un altro Perù fatto di zone meno note e altrettanto belle. Lui si è recato in una di queste, la regione di Ayacucho, e attraverso un itinerario della memoria racconta la storia di Sendero Luminoso, organizzazione terroristica di ispirazione maoista attiva a partire dagli anni Settanta del secolo scorso che tra il 1980 e il 2000 ha causato la scomparsa di quasi 70.000 persone, per lo più campesinos.
Questo il filo conduttore del libro che si dipana tra i racconti dolorosi delle persone che incontra, la bellezza dei luoghi e la sua “americalatinità”, come lui stesso definisce il “mal d’America Latina” che nessuno può capire meglio di me.
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E venne chiamata Due Cuori (Marlo Morgan, Australia)

Altro viaggio letterario d’eccezione è quello di Marlo Morgan, E venne chiamata Due Cuori, che giace nella libreria di mio padre da oltre vent’anni, ma non l’ho mai degnato di attenzione pensando si trattasse di una storia strappalacrime.
Poi un giorno un’amica mi manda un whatsapp con la foto di copertina accompagnata da un bel “questo libro ti appartiene!”. L’ho iniziato e l’ho divorato in un paio di giorni. Seguo spesso i consigli di lettura, specialmente quelli delle persone che stimo. Amo riceverne nella stessa misura in cui amo darne!
E venne chiamata Due Cuori è il racconto autobiografico dell’autrice che per lavoro trascorre un periodo di tempo in Australia ed entra in contatto con una tribù aborigena con cui si ritrova a compiere un viaggio di quattro mesi lungo l’Outback australiano, il deserto dell’entroterra.
1.400 miglia a piedi nudi, cibandosi di quel che offre la natura, sotto il sole implacabile. Tanta roba! È proprio lì, priva di ogni agio, anche il più piccolo, mentre condivide la vita quotidiana degli aborigeni, Marlo Morgan scopre un altro mondo e un altro modo di vivere, in armonia con se stessa e con gli altri, e capisce il vero significato della parola esistere.
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Trans Europa Express (Paolo Rumiz)

Paolo Rumiz è un autore particolarmente prolifico e di solito evito gli autori che sfornano un libro dopo l’altro, quasi fossero forme di pane. Rumiz è l’eccezione che conferma la regola. L’ho scoperto grazie al corso avanzato di scrittura di viaggio che ho seguito durante la quarantena e in men che non si dica mi sono procurata quasi tutti i suoi libri (ma non li ho ancora letti).
Rumiz è un appassionato di Europa dell’est e in quest’opera straordinaria racconta del suo viaggio lungo il confine tra Unione Europea e Russia e punta i riflettori su luoghi e questioni lasciati da tempo ai margini della geografia e della storia.
È un autore interessante che approfondirò e data la sua prolificità, non è escluso che torni a parlartene in futuro.
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La polvere del mondo (Nicolas Bouvier)

La polvere del mondo di Nicolas Bouvier è il racconto di un viaggio che non ha bisogno di giustificazioni né di una meta prestabilita perché “basta a se stesso”. È il racconto di un viaggio verso est in cui l’autore, attraverso l’incontro con l’altro, ci restituisce la polifonia del mondo nella sua bellezza ed essenzialità.
Su La polvere del mondo ho scritto una recensione per Mappalibro (la trovi qui) per cui non mi dilungherò troppo: è la cronaca di viaggio di due amici, Nicolas Bouvier (scrittore) e Thierry Vernet (pittore), che negli anni Cinquanta del secolo scorso, a bordo di una Fiat Topolino, attraversano i Balcani, la Turchia, l’Azerbaijan, l’Iran, il Pakistan e l’Afghanistan con lo sguardo rivolto all’India.
Un viaggio memorabile che la letteratura ha reso immortale.
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Sulle strade del Kenya (Diana Facile, Kenya)

“Chi si vanta da solo non vale un fagiolo” direbbe mia madre. La verità è che sull’Africa non ho letto nulla negli ultimi mesi e il primo che mi è venuto in mente è lui, il mio primogenito, che finora pare non abbia deluso nessuno.
Sulle strade del Kenya trae spunto dal mio viaggio in solitaria del 2018 tra Kenya, Uganda e Rwanda. Un viaggio che mi ha vista piangere e ridere, soffrire e gioire, odiare e amare. Un viaggio che più di altri ha lasciato il segno e non è un caso che l’abbia scelto come soggetto del mio libro d’esordio.
Per non farmi tirare le orecchie da mia madre non aggiungo altro: puoi leggere i retroscena del libro e i commenti di chi l’ha letto nel post di presentazione (lo trovi qui) o semplicemente fidarti di me e poi farmi sapere cosa ne pensi.
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Ogni mattina a Jenin (Susan Abulhawa, Palestina)

Questo non è un libro di viaggio, ma è un libro che tutti dovrebbero leggere, specialmente chi desidera visitare Israele. Ogni mattina a Jenin di Susan Abulhawa è in assoluto uno dei libri più belli che abbia avuto tra le mani negli ultimi anni.
Attraverso la storia di quattro generazioni di palestinesi costretti a lasciare la propria terra dopo la nascita dello stato d’Israele e a vivere la condizione di senza patria, l’autrice ritrae il dramma della Palestina quando nel 1948 “smette di tenere conto dei giorni, mesi e anni per diventare solo foschia infinita di un preciso momento storico”.
È un libro forte e intenso, scritto divinamente, ma preparati a piangere. E anche tanto!
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Direi che per il momento con i viaggi letterari ci possiamo fermare qua! Spero di averti dato qualche spunto interessante, magari da mettere in valigia visto che ormai si avvicina l’estate. E se ti va di farmi sapere quale di questi viaggi letterari ti ispira di più, così come se hai qualche consiglio da dare tu a me, lasciami un commento e mi farai felice.
La Globetrotter
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Wild ho solo visto il film bello, mi sono ripromesso di leggere anche il libro. Trans Europa Express ascoltato in audiolibro forse ero poco concentrato non mi ha preso. Ogni mattina a Jenin è spendido forse il più bello che abbia mai letto. Ora mi sono ripromesso di leggere Magie delle Ande. I titoli di coda li lascio a Sulle strade del Kenia perché è…….. Specialeeeee
Su Wild il libro te lo consiglio, ancor più bello del libro. L’audiolibro secondo me non rende giustizia, Rumiz è un grande! Su Ogni mattina a Jenin concordo con te, tra l’altro te l’avevo già consigliato e Magia delle Ande sono sicura che ti piacerà…