Il trekking a la Ciudad Perdida, nella Sierra Nevada di Santa Marta, potrebbe a tutti gli effetti essere considerato uno dei must della Colombia.

Almeno tre delle sette volte che sono stata in Colombia mi sono ripromessa di farlo ma poi, con una scusa o con l’altra, non sono mai arrivata nemmeno alla fase del “ok, e ora prendiamo informazioni!”. So che è molto duro e i video visti su youtube non mi hanno certo aiutata.

A Cali ho incontrato Conny Vagabonda reduce dal trekking a la Ciudad Perdida. Bellissimo, ma faticosissimo, mi ha confessato. Ho letto il suo racconto. La tentazione è forte, la pigrizia anche. E dopo la faticaccia nella selva del Chocò, ho deciso di rinunciare.

LEGGI ==> Viaggio nel Chocò, dal Pacifico a Nuqui

Tuttavia, consapevole del suo valore e della sua importanza, ho chiesto a Conny di poter pubblicare il suo racconto arricchito delle splendide foto scattate lungo il cammino. Grazie mille!

La Globetrotter

Cinque giorni di trekking a la Ciudad Perdida, una meraviglia.

Quando sulla Lonely Planet ho letto del trekking di cinque giorni a la Ciudad Perdida, ho deciso che l’avrei fatto anche se sulla carta era un’impresa ardua.

Primo giorno di trekking

Arrivati al punto di partenza del trekking, scambio due chiacchiere con un ragazzo che lo aveva appena terminato… piedi distrutti e massacrato dalle zanzare! Mi dice.. è stata dura, molto impegnativo, e non è proprio quello che vorresti sentire pochi minuti prima di iniziare.

Cancellata l’immagine dei suoi piedi e caricato lo zaino sulle spalle, parto. Non posso nemmeno dire piano piano perché la prima ora è tutta in salita e sotto il sole.

Quando ci fermiamo ho tutta la maglia appiccicata addosso dal sudore ma non importa, sono piena di energia anche perché al primo stop c’erano delle freschissime fette di anguria!

Riprendiamo a camminare e il panorama cambia. Siamo nella foresta e tra salite e discese passano altre tre ore durante le quali, oltre a fare foto e guardarti intorno, scambi qualche parola con chi ti sta camminando a fianco. Siamo un gruppo ma allo stesso tempo siamo soli, ognuno ha il suo passo, regola il proprio respiro e sa fino a che punto può arrivare senza stancarsi troppo (si fa per dire!). Con Sonia mi incontravo ai punti di ristoro.

Arrivati al primo accampamento, doccia gelata, vestiti puliti e relax prima della cena che viene servita alle 18.45! Ah…mi sono spacciata per vegetariana per evitare di dover mangiare carne strana!! Ahahahah!

Ore 21.00 si spengono le luci, tutti a nanna.

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Trekking a la Ciudad Perdida

Secondo giorno di trekking

Sveglia alle 4.45. Per colazione frutta e caffè  (faccio in tempo a dire che non voglio le uova) e alle 6.30 inizia l’impresa.

Dopo un’ora abbondante di camminata, arriva la prima sosta e la tanto desiderata fetta di anguria.  Pensavo di morire…su e giù…su e giù…

Altra ora, altra sosta ma questa volta c’è una famiglia Wiwa (una delle comunità indigene che vivono qui) che vende bibite e braccialetti. Quasi tutti ne abbiamo comprato uno… Sono assolutamente affascinata dal loro abbigliamento primitivo, una veste bianca senza maniche che naturalmente tessono loro, dai loro lunghi capelli e da come le donne lavorano le loro borse senza guardare. Qui sono di fibra naturale quindi vanno dal beige al marrone. Usano solo alcune piante per dare un colore violaceo e arancione.

Passiamo davanti alla comunità Kogi e vediamo donne intente a raccogliere foglie di coca (lo possono fare solo loro) e uomini in riunione..incontriamo lo shamano a cavallo che è riconoscibile perché ha un cappello diverso..e tu ti chiedi se sei nel 2017 o nel 1517!

E avanti su e giù. .su e giù a macinare chilometri… che poi non sono nemmeno tanti!

Alle 10.00 arriviamo all’accampamento ma la sosta è solo per il pranzo che viene servito alle 11.00! In attesa un bel bagno nel río gelato.

Alle 12.00 si riparte e per mezz’oretta costeggiamo il río e devo dire che la camminata è stata anche piacevole in mezzo a tutto quel verde.

Poi un’ora di salita ma è stata così dura ed impegnativa che ho pensato di non farcela. A ogni curva speravi fosse l’ultima e invece andavi sempre più su, sempre più ripida e sempre più difficile. A volte dovevi proprio arrampicarti per poter andare oltre…

Non ricordo di aver sudato e faticato così tanto in vita mia… in alcuni tratti mi sono chiesta perché e quando stavo per tentennare… lei, l’anguria! ! Questa volta in compagnia dell’ananas ahahahah!

Tra una scarpinata e l’altra arriviamo dove dobbiamo attraversare il río e finalmente do un senso alle scarpe scoglio che mi sto portando dietro da quarantacinque! Che sollievo l’acqua gelata sui piedi… bollivano.

Rimesse le scarpe da trekking,  ultimo sforzo di un’ora prima di arrivare all’accampamento, peccato che era tutto in salita!!

Mamma mia, per me è stata un’impresa, non so come le mie gambe abbiano retto! Sono proprio orgogliosa di me e sono anche tanto fortunata perché appena arrivati all’accampamento ha iniziato a piovere.

Dopo una doccia gelata rigenerate,  ci servono caffè e popcorn appena fatti! Che goduria! È un abbinamento strano ma i popcorn sono stati proprio un bel regalo.

Alle 18.00 si cena, un po’ di chiacchiere con il gruppetto che si è formato (due svizzeri, una spagnola, una colombiana e due francesi) per cercare di tirare tardi ma alle 20.00 siamo tutti a letto… troppo stanchi!!

Terzo giorno di trekking

Nottata in bianco per paura che ci fossero le pulci per cui, oltre a essere completamente vestita, tenevo pure le mani in tasca!! Alle 4.40 ero in piedi. Non l’ho detto ma le sistemazioni sono file di letti a castello tutti attaccati uno all’altro dove ogni giorno dorme una persona diversa e non so se cambiano sempre le lenzuola!! Alle 6.20 si parte.

Dopo un’oretta di camminata tranquilla e attraversamento fiume con le mie fantastiche scarpe scoglio fucsia, inizia la scalata dei 1.200 scalini per arrivare alla tanto agognata Ciudad Perdida.

Gradini è una parola grande… pietre. alcune talmente alte che ti chiedi come facciano gli indigeni a salire visto che sono tutti piccolini e minuti; altre basse, altre talmente strette che devi avere il piede di un neonato!

Il tempo non è dei migliori ma la nebbia rende il sito archeologico e la foresta intorno molto misteriosi.

Arrivati in cima alle terrazze la nebbia si alza per quindici minuti circa regalandoci un panorama davvero affascinante. Ammetto che questo luogo non mi ha dato grandi emozioni, non è stato come arrivare al Machu Pichu… diciamo che quello che mi ha portata qui è stato il fatto che per arrivarci bisognava camminare per due giorni! Che  un sito ancora tutto da scoprire perché la popolazione nativa non permette ulteriori scavi e qui “comandano” loro e anche perché qui ci vive lo shamano con la sua famiglia e si fanno tutti i rituali di purificazione e pulizia della Madre Terra contaminata dagli “stranieri” .

A settembre di ogni anno, per quindici giorni, la Ciudad Perdida viene chiusa al pubblico proprio per permettere tutto questo.

Il tempo purtroppo non è dalla nostra parte e inizia a piovere (per fortuna avevo il poncho). Diciamo che non è stato divertente scendere quegli scalini… molto pericoloso!

Rientrati in accampamento, tempo di pranzare, raccogliere le proprie cose e si riparte sotto la pioggia incessante, tanto che quando abbiamo attraversato il fiume, pur di non rimanere indietro, non ho indossato le scarpe scoglio!

Dopo un’ora stop con arance e ananas ma non mi fermo molto perché la strada è ancora lunga e mi sembra di perdere tempo prezioso.

Due ore di discesa in mezzo a fango, giungla e sassi scivolosi. Due ore di nervi tesi e massima attenzione per non cadere. Due ore passate a guardare il sentiero per non scivolare e riempirsi di “merda” perché ce n’è davvero tanta visto che ci passano continuamente i cavalli. Due ore ad attaccarti a rami, piante rampicanti e tutto quello che trovi di stabile, senza pensare che potrebbero essere velenose o che ci possa essere qualche serpente o maledetto insetto pungente perché in quel momento il tuo unico pensiero è rimanere in piedi, Due ore con i muscoli dei polpacci sempre tesi per lo sforzo. Due ore a sentire le unghie dei piedi contro gli scarponi e speri che non le perdi come la protagonista di Wild.

Giuro che non ho mai fatto nulla di simile in vita mia… mai sentita così stanca, senza forze. Ma soprattutto, mai avrei pensato di avere tanta resistenza fisica! Com’è possibile che il corpo non abbia ceduto? E i nervi?? Con Quella pioggia che non ha mai mollato un attimo.

Alle 16.00, quando arrivo in accampamento, sono una donna distrutta!!

Alle 17.40 servono già la cena perché qui non c’è elettricità e devono cucinare fino a quando c’è luce. Fortunatamente dopo cena le nostre guide che ci intrattengono con un po’ di informazioni sulle comunità indigene.

Per tornare all’abbigliamento, dicevo che hanno questa veste bianca senza maniche, le donne vanno scalze e gli uomini con stivali di gomma.

All’età di diciotto anni  ai ragazzi vengono dati i pantaloni e ricevono dallo shamano il Poporo (una zucca con un bastoncino di legno, troppo complicato spiegare la sua funzione) che portano sempre con sé. Hanno il culto delle foglie di coca e credono che masticandole si avvicinano di più agli dei. Li vedi sempre con il poporo in mano e una pallina di foglie di coca in bocca.

Tutti, uomini e donne, portano i capelli lunghi e quando sono grandi li distingui ma i bambini no quindi fin da piccolissimi (due anni), i maschietti portano lo borsa che loro chiamano mochila e le bambine collane di perline rosse. I capelli per loro rappresentano il fiume che è di vitale importanza e la condanna più grande che possono ricevere è il taglio dei capelli, grande vergogna per sé stessi e per la famiglia.

Addirittura quando muoiono e vengono sotterrati, la coda dei capelli rimane fuori e quando si slega, possono passare pure anni, vuol dire che il defunto è pronto per il Paradiso, quindi viene dissotterrato, messo in una urna e portato nel loro luogo sacro.

Potrei scrivere ore su di loro, ma torniamo al mio trekking!

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Trekking a la Ciudad Perdida

Quarto giorno di trekking

Se ieri è stato pesante,  oggi ancora di più perché è vero che ha smesso di piovere ma il cammino è ancora più scivoloso. All’alba infatti passano i cavalli con tutti i carichi e smuovono il terreno quindi gli scarponi sprofondano nel fango.

Chi scivola, chi impreca. I polpacci chiedono venia e tu speri finisca quanto prima questo incubo.

Ci vogliono tre ore per arrivare all’accampamento dove veniamo premiati con un tortino ricoperto di cioccolato e succo di frutta!

Il resto del gruppo prosegue, io Sonia e Rosa, la spagnola, ci fermiamo perché abbiamo scelto trekking di cinque per poter andare a vedere il processo del caffè e del cioccolato ma risulta che il tipo che doveva farci vedere tutto questo è stato massacrato di botte ed è in coma…

Quindi non rimane che rilassarci in una piscina naturale immersa nella foresta.. Che spettacolo, solo noi!

Quinto (e ultimo!) giorno di trekking… adiós Ciudad Perdida!

Con molta calma facciamo colazione, ci prepariamo e alle 7.45 si parte. Tutto quello che non hai notato all’andata, ora te lo godi, lo guardi con altri occhi.

Ore dieci: arrivata al punto di partenza, nonché la fine!

Che posso dire.. non lo rifarei manco morta ma lo consiglierei a tutti. Bellissimo e impegnativo, questo trekking mi ha messa a dura prova. Non sapevo di avere questa forza, non sapevo di essere così tosta. Il mio fisico è stato impeccabile, non ha mai ceduto. Ma cosa più importante non ha mai ceduto la testa e ci sono stati momenti davvero complicati. Spesso mi sono chiesta perché. Perché ti infliggi sta pena? Perché pretendi così tanto da te? Forse la risposta è molti più semplice di quanto potessi pensare. Perché ce la potevo fare, dovevo solo scoprirlo…

A parte queste riflessioni, ho visto panorami mozzafiato,  il verde della foresta era pazzesco, avere la possibilità di incontrare gli indigeni e imparare a salutarli nella loro lingua è stato un bel regalo.

Avere l’opportunità di conoscere realtà così lontane dalla tua ti apre la mente e ti fa riflettere tanto e il condividere tutto questo con un’amica ha reso tutto ancora più speciale e indimenticabile. Ma non avevo dubbi che Sonia fosse una perfetta compagna di viaggio!

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Incontri

Conny Vagabonda

Se cerchi spunti per organizzare un viaggio nella terra di Márquez, leggi il mio post COLOMBIA TUTTA DA SCOPRIRE, un affresco su tutto ciò che questa meravigliosa terra ha da offrire. Altri articoli dettagliati sulla Colombia li trovi invece QUI.

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4 pensieri su “Cinque giorni di trekking a la Ciudad Perdida

  1. Norma Gadina dice:

    Bene. Contentissima di aver letto, ancora più contenta di non esserci andata!!! Soffrire è un verbo che non coniugo! So che non è facile e pure un poco costoso ma, se proprio si vuole arrivare alla Città Perduta, si può prendere l’elicottero militare…

    • Diana dice:

      Ma davvero? Io non lo sapevo… solo che ho sentito dire che la parte più bella è il trekking, niente a che vedere con le rovine precolombiane a cui siamo abituati… in ogni caso concordo con te, a vent’anni forse si, ora ci penso due volte a faticare così tanto. E poi quest’anno tra Cotopaxi, Quilotoa e Chocò ho già dato…

  2. Yeimy dice:

    Grazie del tuo bellissimo racconto, nn vedo l’ora di farlo partirò des 20 giorni , so che Sara tosta ma credo sia un posto d azz lasciare tutti i cattivi pensieri .

    • Diana dice:

      Sono d’accordo con te, un luogo meraviglioso in cui dimenticare tutto e semplicemente godere del fatto di essere li… buon viaggio!

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