Se il mio zaino potesse parlare, quante storie e luoghi lontani avrebbe da raccontare! Partendo da quel primo volo oltreoceano di vent’anni fa, quando rimase tre giorni all’aeroporto di Miami mentre io ero già bellamente arrivata ad Antigua Guatemala! Non la prese bene e me la fece pagare al ritorno, un mese dopo, vomitandomi sul pavimento della cucina due enormi blatte stecchite che con ogni probabilità mi scarrozzavo appresso dall’inizio del viaggio, o quasi!
Se il mio zaino potesse parlare, quante cose sul mio conto avrebbe da rivelare. Direbbe che non conosco la parola pietà e che troppo spesso lo riempio fino a farlo scoppiare, come quando in Venezuela lo caricai di libri comprati a un mercatino dell’usato per un dollaro l’uno. Tanta roba per un’amante della letteratura latino-americana come me, con tutta una serie di titoli inediti in Italia di cui conoscevo vita, morte e miracoli per averci perso il sonno ai tempi dell’università. Potevo lasciarmeli scappare? A quel prezzo? Ebbene sì, lo riconosco, sono stata inclemente, ma non solo con lui. Anche la mia schiena non ha fatto i salti di gioia, visto che all’occorrente per stare in giro quasi due mesi si è aggiunto il peso di una ventina di libri, più o meno voluminosi. Qualche diritto di lamentarsi tutto sommato ce l’hanno entrambi.
Se il mio zaino potesse parlare, direbbe che sono disordinata e ogni volta che cerco qualcosa lo ribalto come un calzino, e direbbe che lo maltratto, sballottandolo a destra e sinistra come se fosse una palla da gioco. Direbbe poi che sono sbadata e non gli presto le dovute attenzioni, lasciandolo spesso incustodito. Ha ragione. Non più tardi dell’anno scorso l’ho scambiato con quello di uno sconosciuto e l’ho guardato allontanarsi a bordo di un minivan diretto a Phuket mentre io mi preparavo a raggiungere il Khao Sok National Park, salvo poi rincorrerlo come una disperata per mezza Thailandia quando, aprendolo, ho iniziato a tirare fuori calzini da uomo sporchi!

Se il mio zaino potesse parlare, dopo essersi benevolmente lagnato un po’, si vanterebbe di essere da sempre il mio compagno di avventure. Colui che condivide con me le aspettative, le illusioni e l’adrenalina delle partenze, al pari della tristezza e la malinconia dei ritorni. Lo stesso che ha atteso accanto a me per ore l’arrivo di un autobus in Africa, che ha navigato insieme a me a bordo di un cargo lungo il Rio delle Amazzoni e che ha attraversato il deserto del Sahara sul tetto di una jeep, cambiando colore e in parte i connotati, con uno strappo sulla tasca destra e qualche macchia di grasso ormai indelebile! Come abbia potuto scambiarlo per un altro, proprio non me lo spiego!

Se il mio zaino potesse parlare, racconterebbe di luoghi dalla bellezza indicibile, come il Salar de Uyuni in Bolivia, o il Salto Angel in Venezuela, e racconterebbe gli incontri che hanno cambiato il corso del viaggio, rendendolo unico nel suo genere.
Se il mio zaino potesse parlare, avrebbe tanto da recriminarmi ma avrebbe anche tanto di cui ringraziarmi. Perché alla fine, pur sapendo che sono sbadata, disordinata e che lo maltratterò fino all’ultimo dei suoi giorni, gioisce del fatto che non lo lascio mai poltrire troppo a lungo. Brama dal desiderio di stare sulla strada esattamente come me e da anni condividiamo lo stesso destino: non è solo il mio compagno di viaggi, è il mio compagno di vita visto che ho fatto del viaggio la mia ragione di vita.
Se il mio zaino potesse parlare, ora, in questo momento, inveirebbe contro di me per averlo lasciato a poltrire troppo a lungo e poi, già lo so, mi chiederebbe di caricarlo a più non posso, buttarlo nella stiva di un aereo e prendere il volo per una nuova avventura. Dove non ha importanza, è talmente affamato di mondo che gli andrebbe bene una meta qualunque pur di placare l’appetito vorace che gli sta divorando l’anima, e lo capisco.
Che vita è questa, senza libertà? Che vita è questa, senza poter abbracciare un amico, nascosti dietro il velo della diffidenza e della paura, senza più il piacere di poter condividere la bellezza del mondo?

La Globetrotter
Se il tuo zaino, o la tua valigia, potessero parlare, cosa racconterebbero? Come stanno vivendo questo momento? Sono rassegnati o scalpitano come il mio?
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Oh che meraviglia di lettera che è questa! Se il mio zaino potesse parlare, sicuramente si troverebbe bene a chiacchierare con il tuo perché – anche se a latitudini diverse – hanno vissuto tante esperienze simili fatte di polvere, sporcizia e tanta tanta umanità!
Peace, Socia! Torneremo
Ogni tanto sono anche alle stesse latitudini, come in questo post! Torneremo si, ma loro scalpitano!!!
Ma quanto caspita eravamo felici per quella partenza?? ❤️
Troppo, e ce la siamo goduta dall’inizio alla fine!
bellissimo post, ti auguro di prendere presto un “volo” per ………. qualunque posto, basta che sia ripartire
ciao Anna
Grazie mille Anna! Me lo auguro pure io…
Bello bello bello!! Con leggerezza (solo apparente se ti conosco bene) ci hai regalato una ‘foto’ della tua / nostra voglia matta di ricominciare a correre per il mondo. Dovremo pazientare ancora un po’ ma sono certa che i nostri zaini riprenderanno presto a gioire per nuove fantastiche mete. Grazie Globetrotter!!!
Sono un po’ titubante sul presto, ma sicuramente riprenderanno a gioire e noi con loro! Un abbraccio
Proprio un bel post…fa venir voglia di partire pure a chi è meno avvezzo ai viaggi come.me ?
Grazie Engie! Ma si, un po’ di leggerezza ci sta visto il periodo! Partiremo, partiremo…
Se lui potesse parlare ti direbbe semplicemente grazie del privilegio che gli è capitato non tutti gli zaini possono raccontare le emozioni vissute dal tuo. Se invece potrebbe scrivere sarebbe il miglior Terzani.
Addirittura? Ma quale dei due? Il mio o il tuo?
Sicuramente il tuo visto le innumerevoli perle incrociate.sul suo cammino. Il mio? Meglio lasciar perdere
Non ci credo! Sono sicura che anche il tuo avrebbe tanto da dire. Quando si viaggia con il cuore, non può essere altrimenti…
Se il mio zaino potesse parlare,
di sicuro il tuo vorrebbe incontrare,
dei viaggi passati gioie e dolori
poter raccontare,
e dei viaggi futuri odori e colori
poter assaporare.
E intanto, aspettiamo con santa pazienza,
di una nuova avventura la partenza!!!
Che bello Anna, grazie per aver dato seguito al post con questo commento in riga con lo spirito del mio!
Boh, magari se il mio zaino potesse parlare direbbe che tutto sommato è contento di essere stato messo in pensione, bello comodo dentro l’armadio da una decina di anni, quando cioè è stato sostituito da un trolley a causa dell’età, età mia, non dello zaino. Mah, chissà…
Parlando d’altro, bello il nuovo look del blog.
Grazie Lauro! Anche la tua valigia ti ringrazierebbe per aver avuto la brillante idea di partire per il Cammino di Santiago e da li decidere poi di comprare casa a Gran Canaria, altrimenti ti lancerebbe dietro fulmini e saette!
sai che non ho mai viaggiato con uno zaino? ho sempre usato le valigie…
mi sa che siamo viaggiatrici diverse, comunque al tuo non hai risparmiato le avventure, chissà anche quel tizio con cui l’hai scambiato che faccia ha fatto quando se ne è accorto… 😀
facciamoci coraggio e armiamoci dei bei ricordi, grazie per aver condiviso le tue magnifiche foto, anche noi abbiamo viaggiato un po’ con te e col tuo zaino grazie a questo post
Ma sono sicura che pure la tua valigia avrà tanto da raccontare!
Il tizio non se ne è accorto, fortunatamente sono riuscita a intercettare l’autista che mi ha aspettata alla tappa seguente, fermando il bus per quasi un’ora! Lui avrebbe tirato fuori reggiseni, magari sarebbe stato più contento…
Si, armiamoci di pazienza e coraggio e restiamo positivi perché tanto questa storia avrà una fine.
Grazie a te per essere passata a trovarmi
Se il mio zaino potesse parlare racconterebbe di quella volta che in India i suoi lacci son finiti tra le ruote di un tuk-tuk (si scrive così?) con conseguenze disastrose. Ed era solo il secondo giorno del viaggio. :-/
Dopo un intervento di urgenza, che lo ha lasciato storpio per sempre, è riuscito comunque a sopravvivere. E continua ad accompagnarmi nei viaggi anche se ora, come me e come tutti, si sta prendendo una lunga pausa.
Che voglia di partire che abbiamo entrambi!
Un bacione,
Silvia
Il mio zaino se aspetto ancora un po’ mi ripudierà e non vorrà più salire sulle mie spalle, ne sono sicura!!! Altro che voglia…
Se il mio zaino potesse parlare in questo momento direbbe che non si riconosce, che non ha scelto questa vita buttato lì in uno sgabuzzino. La sua vita è un’altra, libera, gioiosa, avida di incontri, sorrisi abbracci, sporco, ma felice. Scalpita, certo, eccome, vuole parlare altre lingue, vuole rompersi, perdersi, vuole servire da cuscino, da compagno, vuole VIVERE in un angolo qualsiasi di questa magica terra, ma no stare buttato lì nello stesso sgabuzzino…
Cara Giusy,
mi sa che i nostri zaini si fanno compagnia… il mio tra poco mi sputa in faccia, non posso più aprirlo lo sgabuzzino!!!