Quante volte mi hai sentito dire, non necessariamente con queste parole, che il Salento è un mondo da scoprire tanto in estate quanto in inverno? Non più tardi di due mesi fa usciva un mio articolo sulle ragioni per visitare Castro – per intenderci, laddove Virgilio fissò lo sbarco di Enea in Italia dopo la fuga da Troia in fiamme – ed eccomi di nuovo qui a parlare di Salento fuori stagione con la scoperta di Presicce, una delle tante gemme di questa splendida terra che in parte mi appartiene.
Eh già, perché pur essendo nata e cresciuta a Milano, mi sono sempre sentita salentina e non solo perché mia madre è di qui ma anche, e soprattutto, per averci trascorso le estati d’infanzia e adolescenza prima che il mondo rapisse il mio cuore chiamandomi a sé. Si sa, i primi amori sono difficili da dimenticare e visto che negli ultimi anni è riaffiorata la vecchia passione, dedico sempre un po’ del mio tempo a promuovere questa terra accogliente ricca di colori, profumi, storia e tradizioni.
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Alla scoperta di Presicce, uno dei Borghi più belli d’Italia
Partiamo col dire che Presicce è stato inserito qualche anno fa nella lista dei Borghi più belli d’Italia dall’omonima associazione – sorta nel 2001 – che mira a proteggere e valorizzare il patrimonio storico, artistico, culturale, ambientale e tradizionale dei centri italiani minori, relegati ai margini dei flussi turistici. L’obiettivo dell’associazione è far rivivere l’atmosfera, gli odori e i sapori dei piccoli borghi che rendono la tipicità un modello di vita da gustare attraverso i sensi. A riprova del fatto che non esagero quando dico che il Salento è una terra meravigliosa, tre dei dodici borghi pugliesi scelti dall’associazione, guarda caso si trovano qui.
Non appena giungi nel centro storico di Presicce, ti ritrovi catapultato nel passato e il cuore si apre dinanzi a uno scrigno di sorprese che attraverso un susseguirsi di scorci pittoreschi ti racconta la storia di questo borgo dalla doppia anima, una gentilizia e l’altra contadina.
La nostra scoperta di Presicce parte dalle suggestioni barocche della Chiesa Matrice edificata nel 1778 dove prima si trovava la vecchia chiesa cinquecentesca che secondo le cronache dell’epoca fu danneggiata dal terremoto del 1745, cui si contrappongono le forme rinascimentali del campanile e la monumentale bellezza di Palazzo Ducale, di impianto normanno.
La facciata del palazzo dei duchi Paternò, ingentilita da cornici e archi cinquecenteschi, irrompe la scena di Piazza del Popolo, mentre gli spettacolari Giardini Pensili, ricavati nel Settecento dal terrapieno delle antiche mura normanne, si affacciano sulla retrostante Piazzetta Villani dove si possono ammirare la facciata della Chiesa Matrice e la Colonna Votiva di Sant’Andrea Apostolo, patrono della città. Quadretto delizioso!

All’interno di Palazzo Ducale visitiamo il Museo della Civiltà Contadina allestito con oggetti donati dalla collettività, legati a lavori manuali e alla vita domestica. Ti confesso che è stata una bella emozione ritrovare tra quelle mura il ricordo della casa di mia nonna.
Proseguiamo la scoperta di Presicce attraverso vicoli e piazzette respirando l’atmosfera d’altri tempi e ammirando alcuni edifici gentilizi tra cui Palazzo Alberti, impreziosito da una fascia di maioliche napoletane a motivi floreali, Palazzo Lia e Palazzo Valentini (giusto per citarne qualcuno) fino a raggiungere Casa Turrita, una delle opere architettoniche di maggior pregio di Presicce.

Edificata nel XVI secolo come parte integrante del sistema difensivo dell’abitato insieme ad altre due torri posizionate in corrispondenza degli accessi al borgo, Casa Turrita presenta ancora alcuni elementi originali (come le feritoie) e si distingue per la parte inferiore della facciata decorata in bugnato a punta di diamante. Di giorno è magnifica, di sera l’ho vista solo in foto e illuminata sembra ancor più bella.

Continuiamo il nostro giro del centro storico fino a raggiungere il Rione Corciuli: una lunga corte (a doppia uscita) dove uomini e animali da soma vivevano in simbiosi. Si tratta delle classiche case a corte (un vano con cantina annessa) raggruppate attorno a uno spazio esterno in cui si trovavano il pozzo e il lavatoio.
La Presicce sotterranea
La radicata cultura dell’olivo in Salento ha trovato a Presicce un caposaldo della sua storia millenaria nella penisola salentina.
Il Salento, si sa, è da sempre una delle culle privilegiate dell’olio e Presicce, grazie al suo ottimo oro giallo extravergine d’oliva, si è aggiudicato il titolo di Città dell’Olio.
Di fatto il vero tesoro del borgo, quello che lo rende unico nel suo genere, è rappresentato dal sottosuolo dove si sviluppa un sorprendente dedalo di frantoi ipogei – noti anche come trappeti a grotta – che conservano ancora oggi gli antichi torchi e macine con cui, tra il XIII e gli inizi del XX secolo, si produceva l’olio “lampante” che dal porto di Gallipoli partiva a illuminare le strade di mezza Europa.

Dei ventitré frantoi in attività, i primi dei quali scavati a mani nude dalla piccola comunità che con fatica si oppose all’invasione saracena, oggi ne restano diciassette alcuni dei quali sono stati recuperati (e in parte restaurati) come il frantoio di via Gramsci e quelli sotto piazza del Popolo, risalenti al XIV secolo.
Per apprezzare al meglio il borgo di Presicce e carpirne i segreti, ti consiglio di contattare la PROLOCO che dispone di GUIDE SALENTINE e propone dei TOUR davvero interessanti.
La Colonna di Sant’Andrea Apostolo e il popolo dei Mascarani
Concludo con una piccola nota simpatica sugli abitanti di Presicce, conosciuti in tutto il Salento con il soprannome di Mascarani. Si tratta di una storia d’onore e sangue ricordata dalla colonna di Sant’Andrea Apostolo eretta in onore dei principi Bartiolotti di fronte alla Chiesa Matrice.
Pare infatti che nel XVII secolo, ricorrendo all’antico privilegio dello Ius Primae Noctis, il Signore dell’epoca obbligasse le novella spose a passare con lui la prima notte di nozze. Questo fino a quando, durante i festeggiamenti del Carnevale del 1655, il principe si affacciò alla finestra del Castello per salutare i cittadini: ad attenderlo, tra i tanti, un uomo mascherato che deciso a vendicare l’oltraggio subito dall’amata, gli sparò un colpo di pistola, uccidendolo sul colpo.
A me queste storie, reali o leggendarie che siano, strappano sempre un sorriso.

La Globetrotter
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Molto interessante. Partiamo sempre per girare il mondo e ci dimentichiamo delle bellezze che abbiamo a portata di mano. Andremo sicuramente nel Salento quando il covid ce lo consentirà. Grazie Diana per farci mantenere viva la voglia di visitare posti nuovi.
Grazie Lauro! In realtà ultimamente non si parte proprio… per fortuna che viviamo in un bel paese, nonostante le schifezze che combinano i nostri governanti! Almeno ogni tanto si respira un po’… Un abbraccio
Ciao Diana
Articolo completo e ricco di dettagli.
L’Italia ci regala luoghi meravigliosi e il Salento è una terra magnifica, ricca di colori, sapori, suoni, mi hai fatto venire voglia di tornarci.
Ciao
Grazie mille del tuo commento, non sai che piacere mi fai!
E’ vero, l’Italia è una terra meravigliosa, così come lo è il Salento. In tutta questa situazione drammatica, abbiamo riscoperto il nostro Bel Paese!
Complimenti per l’articolo e grazie per aver fatto conoscere il nostro bellissimo Borgo. Per dovere di cronaca mi preme precisare che la seguente affermazione: “…durante i festeggiamenti del Carnevale del 1655, il principe si affacciò alla finestra del Castello per salutare i cittadini…”, è priva di fondamento storico. Il certificato di morte del principe, conservato nell’archivio parrocchiale riporta la data del 5 novembre 1655. Pertanto il riferimento al carnevale è inventato, seppur riportato in alcune guide turistiche.
Grazie mille Pierluigi! A onor del vero avevo letto qualcosa in merito, ma non è sempre facile accertare la veridicità delle fonti e comunque… la storia aveva un certo fascino! Senza il Carnevale, come si spiega il soprannome?
Il principe fu in effetti ucciso da un colpo di fucile esploso da un gruppo di presiccesi, appostati per strada, che per non farsi riconoscere avevano il volto coperto, ma non propriamente da una maschera.
Benissimo, grazie della dritta. Mi sa che me l’aveva detto la guida, devo aver rimosso!
Ciao Diana, grazie per il tuo chiarissimo ed entusiasmante articolo, sicuramente contribuirà a far conoscere il nostro meraviglioso borgo. Concordo con l’osservazione di Pierluigi….. Dall’archivio parrocchiale si evince che il principe morì il 5 novembre del 1655……Quindi, Mascarani, perché? Sembrerebbe che l’uomo (o più verosimilmente il gruppo di uomini) fosse mascherano, a volto coperto, probabilmente per non farsi riconoscere.
Ciao Claudia! Sono felice che ti sia piaciuto e sui social pare che l’articolo stia riscuotendo un certo successo. Dalla mia sicuramente faccio il possibile per promuovere questa splendida terra. Grazie anche per la precisazione che arricchisce il mio articolo, come ho già detto a Pierluigi la storia non è sempre facile verificare le fonti e la storia del Carnevale mi sembrava carina da raccontare. Un abbraccio
Nella primavera di qualche anno fa abbiamo soggiornato a Presicce per un fine settimana. Abbiamo fruito di una visita guidata organizzata dalla Proloco e goduto delle bellezze del posto. Inaspettatamente carino…posso confermare. Come già detto da tanti prima di me, a volte dietro l’angolo trovi posti che avrebbero bisogno di maggior risalto. Grazie per il tuo prezioso contributo!
Eh si cara Joe! Ma avremo tanto tempo quest’anno per riscoprire gli angoli dietro casa nostra! Un abbraccio e grazie a te