Erika Rigamonti la conosco da anni. Abbiamo condiviso gioie e dolori, viaggi e passioni, ci siamo allontanate e ci siamo ritrovate. Una gran donna, prima che una grande amica, e non è la prima volta che ne parlo sul blog, anzi. Avevo dedicato un intero post alla storia di Ensemble pour grandir, piccola associazione beninese che Erika segue e sostiene da una decina d’anni, insieme ad altre donne.
Onlus a parte, nella vita di tutti i giorni Erika è buyer e scrittrice di romanzi, vincitori di numerosi premi letterari, e devolve i proventi dei diritti d’autore alle donne e i bambini di Ensemble pour grandir. Tanta stima amica mia!
Detto questo, e considerato che il Benin è diventato la sua seconda casa, ho deciso di intervistarla per sapere qualcosa di più sul paese, sull’attività dell’associazione e perché no, sui suoi libri che ti consiglio vivamente di leggere. Non solo per una buona azione ma anche, e soprattutto, perché sa scrivere! Non lo dico da amica ma da concorrente.
Il Benin di Erika Rigamonti, tra libri e turismo responsabile
- Erika, il Benin non è sicuramente uno dei luoghi di maggior interesse turistico dell’Africa. Io ci sono stata nel 2010 e ne ho avuto giusto un assaggio per cui chiedo a te che lo conosci bene. Quali sono le cinque cose che consiglieresti di fare in Benin?
Il Benin è un piccolo stato dell’Africa Occidentale che affaccia sul golfo di Guinea. Sicuramente Ouidah, la città sacra, a sud del paese dove oceano, cultura, tradizioni e religioni convivono da sempre. Il 10 gennaio per esempio c’è il festival del voodoo tornato religione ufficiale nel 1997. Restando a sud, per chi desidera trascorrere qualche giorno di assoluto relax, magari alla fine del viaggio, consiglio Grand Popo, dove l’oceano si unisce alla laguna e i palmeti incontrano il mare. Andando a nord invece si entra nel cuore dell’animismo e si incontrano popolazioni antiche che ancora vivono isolate secondo leggi tradizionali: Taneka e Tatasomba. Infine Ganvie, la città di palafitte nella laguna merita una gita in barca.

- Cosa ti ha spinta a scegliere il Benin come luogo dell’anima da dieci anni a questa parte?
Amica, non ho scelto io, è stato il destino. Beffardo e imprevedibile.
- Più volte nel corso delle nostre chiacchierate ti ho sentita ripetere che in Benin il turismo responsabile è imprescindibile. Puoi spiegare meglio questo concetto?
Volentieri. Il turismo responsabile si attua secondo principi di giustizia sociale ed economica, rispettando l’ambiente e le culture. Vogliamo fare degli esempi? Abbigliamento che rispetti la cultura locale, alloggiare in strutture gestite dalla popolazione e non da multinazionali occidentali, non dare soldi ai bambini di strada ma rivolgersi ad associazioni, rispettare le diversità culturali e religiose. Tutelare le risorse naturali non facendo acquisti sconsiderati. In fondo è facile, si tratta di entrare in contatto con un mondo diverso in punta di piedi, con rispetto e responsabilità nei confronti di persone e luoghi.
- Voi, come Ensemble pour Grandir, avete dei programmi di volontariato e/o turismo responsabile per chi vuole avvicinarsi al Benin?
La nostra piccola associazione, oltre ad avere alcuni alloggi per volontari e turisti in una delle località più interessanti del Benin, Ouidah, propone varie formule: dal volontariato con i bambini, ai progetti di collaborazione professionale; per esempio stiamo cercando sarte che possano collaborare con la nostra nuova sartoria attraverso brevi corsi di formazione. Infine i viaggi con la nostra guida e il nostro furgone alla scoperta del paese. Facciamo pacchetti su misura sulla base delle richieste. In questo modo non solo creiamo lavoro e formiamo professionalità, ma soprattutto facciamo incontrare mondi lontani.

- Tu hai all’attivo tre romanzi che io ho letteralmente divorato ma nessuno che parla dell’Africa per cui la domanda sorge spontanea. Hai qualcosa in cantiere?
Sì, sto lavorando a un nuovo libro. Come sai i miei romanzi precedenti sono tutti ambientati in Italia. Ho avuto bisogno di molto tempo per sentirmi pronta a raccontare una storia che affondasse le sue radici in Africa. Ho avuto bisogno di esperienza, riflessione, e sedimentazione. Ma una cosa è certa, anche in questo nuovo libro restano le donne il cardine intorno a cui ruota ogni cosa. Questa volta donne africane, ma non solo.
Erika Rigamonti
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