Quando organizzi un viaggio in un paese ti piace leggere qualcosa, oltre alla guida, sulla destinazione che ti accingi a visitare? Io si, se il tempo lo consente cerco sempre dei libri che mi dicano quel qualcosa in più per comprendere un po’ la storia del popolo che mi ospita. Considerato che non credo di essere l’unica, questa settimana ho deciso di affrontare un viaggio nella storia. Cinque libri sui desaparecidos e le Madri di Plaza de Mayo che ti consiglio di leggere se l’Argentina rientra tra le tue mete di viaggio o anche solo se ti interessa saperne di più.
Perché una delle cose imperdibili a Buenos Aires è assistere alla marcia delle Madri che ha luogo da circa quarant’anni ogni giovedì pomeriggio in Plaza de Mayo. È una scena drammatica e toccante e affrontarla con cognizione di causa la riempirà di significato.
- La dittatura militare argentina (1976 – 1983)
- I vent’anni di Luz – Elsa Osorio (Guanda, 1998)
- Il volo. Le rivelazioni di un militare pentito sulla fine dei desaparecidos – Horacio Verbitsky (Feltrinelli, 1996)
- Le pazze. Un incontro con le madri di Plaza de Maio – Daniela Padoan (Bompiani, 2005)
- Le reaparecide (titolo originale Ese Infierno) – Stampa alternativa (2005)
- L’isola del silenzio. Il ruolo della Chiesa cattolica nella dittatura argentina – Horacio Verbitsky (Fandango Libri, 2006)
La dittatura militare argentina (1976 – 1983)
Premesso che sono laureata in Letterature Ispano-Americane e su questi temi potrei scrivere non dico un trattato ma quasi, cercherò di riassumere, senza omettere nulla, la tragedia che ha coinvolto l’Argentina tra il 1976 e il 1983 mettendo l’intera nazione in ginocchio e distruggendone l’identità.
Il 24 marzo 1976 una giunta militare composta dai comandanti in capo delle tre armate – Esercito, Marina e Aeronautica – prende il potere e attraverso un piano repressivo di ogni forma di opposizione determina la scomparsa di circa 30.000 persone.
Il golpe chiude una stagione di costante instabilità istituzionale che aveva avuto inizio con il colpo di stato del 1930 ed era degenerata dopo la morte di Perón nel 1974 e l’ascesa al potere della seconda moglie, Isabelita, totalmente incapace di gestire la nazione. L’inflazione raggiunge il 76%, la violenza per le strade che oppone i militanti di sinistra e l’esercito è ormai all’ordine del giorno e l’anarchia regna sovrana.
L’intervento dei militari è atteso, se non addirittura invocato, da almeno una parte della società civile che lo ritiene l’unico strumento per uscire dal caos imperante nel paese. Da parte sua la Junta militar definisce il suo intervento come un Proceso de Reorganización il cui obiettivo principale è quello di restaurare l’ordine sovvertito da un nemico interno costituito dai gruppi militanti di sinistra. Tra questi emergono i Monteneros e l’Ejercito Revolucionario del Pueblo. Giustificandosi con l’intento di riorganizzare la società, i militari pongono in atto una strategia volta a curare la nazione dal cancro comunista attraverso la soppressione dei sovversivi.
Il piano repressivo posto in atto dai militari si attua su due livelli. Il primo, legale e visibile, agisce mediante le carceri, le detenzioni e tutta una serie di misure volte a limitare la libertà personale. Il secondo, illegale e nascosto, opera attraverso i sequestri, le torture, lo sterminio, i campi di concentramento e lo strumento della desaparición.
L’estensione e la crudeltà con cui viene posta in atto la repressione, la violazione del diritto internazionale e il conseguente isolamento dal concerto delle nazioni civile è tale che gli studiosi ritengono che il Proceso sia paragonabile solo alla tragedia dell’Olocausto rispetto alla quale, tuttavia, si rivela molto più raffinato. Una strategia ben pianificata che, tenendo in debita considerazione i limiti insiti nel nazismo – l’esposizione di morti e cadaveri all’opinione pubblica – opta per la strada della desaparición.
Con la sottrazione dei corpi, si impedisce all’intera società argentina l’elaborazione del lutto con la conseguente disarticolazione della sua identità. Con la desaparición si va contro l’unico modo che la nostra società ha elaborato per poter superare il dolore dell’assenza: il rito della sepoltura, che costituisce il momento in cui i vivi accettano la morte. Venendo a mancare questo rituale, si toglie ai sopravvissuti la possibilità di elaborare il lutto e immortalare l’assente attraverso il ricorso alla memoria.
Questa, volendo semplificare, è la ragione per cui le Madri di Plaza de Mayo, a distanza di quarant’anni, continuano a marciare imperterrite davanti alla Casa Rosada reclamando i figli scomparsi, i desaparecidos. Un atto di coraggio unico che solo una madre può compiere.
5 libri da leggere sui desaparecidos e le Madri di Plaza de Mayo
Non ho voluto entrare troppo nel merito dei fatti perché preferisco non togliere nulla al “piacere” della lettura. Non sono libri leggeri. Sono libri che nella migliore delle ipotesi ti susciteranno sdegno, tristezza e rabbia, nella peggiore perderai il sonno com’è successo a me. Sono libri che ti metteranno di fronte alla barbarie umana ma anche all’amore. L’amore delle madri per i figli scomparsi che a distanza di anni non hanno ancora avuto l’opportunità di elaborare il lutto.
Altri dettagli su quanto accadde quell’anno te li fornirò strada facendo…
I vent’anni di Luz di Elsa Osorio (edito da Guanda)

Il primo dei libri che ti consiglio di leggere sulle Madri di Plaza de Mayo e i desaparecidos è I vent’anni di Luz di Elsa Osorio, uno di quelli che mi ha cambiato la vita. Se non l’avessi letto probabilmente non avrei mai deciso di partire per l’America Latina, non avrei mollato la facoltà di giurisprudenza a pochi esami dalla laurea per dedicarmi alla letteratura ispano-americana e forse non girerei il mondo spinta dalla brama di conoscere. Altrimenti detto, non sarei la donna che sono oggi…
Perché? – ti chiederai. Cos’ha mai di così speciale questo libro?
Beh, diciamo che prima di allora sapevo poco e nulla dei fatti occorsi in Argentina pochi anni dopo la mia nascita. Nel 1976 venne al mondo mia sorella e non so spiegarti il perché, ma la prossimità di date mi ha fatto identificare con Luz, la protagonista del libro, impregnandomi del suo dolore. Non è certo un caso che la mia tesi di laurea, quella in letteratura, si sia incentrata sul tema della dittatura militare e dei desaparecidos.
I vent’anni di Luz, tradotto in 15 lingue, è uno di quei romanzi che ti spinge a tenere l’abat-jour accesa fino a quando gli occhi non stanno più aperti.
L’autrice narra la storia di Luz, una giovane argentina che alla nascita del figlio inizia a nutrire dei sospetti sull’identità di quella che ha sempre chiamato mamma. E qui una parentesi è d’obbligo. Devi sapere che durante il regime militare le dissidenti incinta che venivano sequestrate non subivano lo stesso trattamento riservato ai compagni. La loro tortura, però, non era da meno. Le donna incinta portavano a termine la gravidanza con la consapevolezza che, subito dopo la gestazione, sarebbero morte o scomparse e i loro figli sarebbero diventati i figli delle famiglie dei militari. La lotta delle Madri è diventata anche la lotta delle Nonne, le Abuelas, che cercano i nipoti rapiti per rendergli l’identità rubata.
Tornando a noi, Luz inizia il suo viaggio alla ricerca della verità che la metterà di fronte al dramma dei desaparecidos e all’orrore della dittatura militare. Un viaggio nella storia dell’Argentina e un viaggio intimo e personale alla ricerca di se stessa.
Un romanzo ben scritto dal ritmo incalzante, intenso, crudo, drammatico e commovente al tempo stesso.
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Il volo. Le rivelazioni di un militare pentito sulla fine dei desaparecidos di Horacio Verbitsky (edito da Feltrinelli)

Il titolo di questo libro credo sia di per sé abbastanza eloquente.
Il volo. Le rivelazioni di un militare pentito sulla fine dei desaparecidos è un libro denuncia – non a caso è scritto da un giornalista – che mette nero su bianco le confessioni del capitano di corvetta della marina militare Adolfo Scilingo sui voli della morte durante la dittatura militare in Argentina.
Confessioni agghiaccianti tanto che lo stesso Scilingo dichiara:
“[…] abbiamo fatto cose peggiori dei nazisti.“
Credimi, se non è così poco ci manca. Dopo il sequestro i “sovversivi” venivano trasferiti alla ESMA, la Escuela de Mecánica de la Marina, sottoposti ad atroci torture che potevano durare mesi interi e infine fatti sparire, lanciati vivi da un aereo in volo nelle acque del Rio de la Plata. Martoriati ma vivi, violentati fisicamente e psicologicamente fino all’ultimo respiro.
“Lei mi ha chiesto che succedeva sugli aerei. Una volta che l’aereo si allontanava da terra, il medico che era a bordo somministrava loro una seconda dose, un calmante molto potente. […] una volta che avevano perso i sensi venivano spogliati e, quando il comandante, a seconda di dove si trovava l’aereo, dava l’ordine, si apriva lo sportello e venivano gettati di sotto nudi, a uno a uno. Questa è la storia. Macabra ma reale e nessuno può smentire.”
Con questa pratica, che si perpetuò per ben due anni ogni mercoledì, circa duemila persone sparirono dalla faccia della terra.
Horacio Verbitsky, uno dei giornalisti d’inchiesta più noti e coraggiosi per il suo impegno nel denunciare i crimini del regime militare in Argentina, è stato ripetutamente accusato di aver collaborato con l’aeronautica durante la dittatura militare al fine di screditarlo davanti all’opinione pubblica. Tuttavia il fatto che Il volo sia stato un importante elemento probatorio nel processo contro Scilingo, condannato in Spagna nel 2005 a 640 anni di carcere (senza tuttavia dimenticare che la dittatura finì nel 1983!!!), non ha bisogno di ulteriori commenti.
Uno dei libri sui desaparecidos più duro e raccapricciante che attraverso la confessione del carnefice illustra una volta di più il livello di barbarie a cui si può spingere l’umanità…
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Le pazze. Un incontro con le madri di Plaza de Mayo di Daniela Padoan (edito da Bompiani)

Ovviamente non stiamo parlando di cose allegre ma fidati, tra i vari libri sui desaparecidos, questo è uno dei più toccanti.
“Ci chiamavano le pazze, e qualcuno pensava che fosse un’offesa. Certo, ci mettevano dentro tutti i giovedì, e noi ritornavamo. Ma noi sapevamo di essere pazze d’amore, pazze dal desiderio di ritrovare i nostri figli… abbiamo rovesciato il significato dell’insulto di quegli assassini. A volte sono proprio i pazzi, insieme ai bambini, quelli che dicono la verità.”
Le pazze. Un incontro con le madri di Plaza de Mayo è un racconto a più voci concertato dall’autrice che partendo dalle testimonianze delle Madri incontrate in Italia e in Argentina, tesse la storia di un gruppo di donne e la intreccia con la storia dell’Argentina degli anni bui.
Un libro in cui la ricerca storica, il rigore scientifico e la voce viva delle testimonianze sono in perfetto equilibrio e conducono a loro – le Madri, le pazze – che nella sofferenza per la scomparsa dei figli si trasformano affrontando in modo attivo una contraddizione sia individuale che collettiva.
“Non ero abituata a essere autonoma, ma ci sono situazioni in cui di colpo apprendi tutto quello che il dolore ti costringe a imparare, e allora scompaiono la paura, l’inesperienza e la timidezza. […] Non gli avremmo mostrato che ci stavano facendo soffrire, gli avremmo mostrato, invece, che eravamo disposte a lottare contro tutto e contro tutti.”
Un libro sul viaggio che ha portato le Madri al ribaltamento della società: dal silenzio alla parola, dal privato alla scena pubblica, dall’annientamento del dolore a un protagonismo autentico. Donne da cui tutti dovremmo prendere esempio…
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Le reaparecide (titolo originale Ese Infierno, edito da Stampa alternativa)

Le reaparecide è un altro pugno nello stomaco, di quelli forte. Cinque donne reaparecide (ricomparse) raccontano, tra dolore e ironia, l’inferno vissuto nel campo di concentramento che continua a vivere nel senso di colpa. Quello di essere sopravvissute a un nemico che ha sterminato la maggior parte dei suoi prigionieri e che inevitabilmente genera la domanda “Perché sono viva?”
“Abbiamo deciso di ricordare insieme, perché siamo convinte che sopravvivere là dentro sia stata un’impresa collettiva.”
E sebbene ricordare possa essere scomodo perché provoca angoscia e rinnova dolori, queste cinque donne hanno trovato la forza e il coraggio di raccontare il dramma vissuto alla ESMA tra le violenze fisiche e psicologiche che hanno privato migliaia di persone della libertà, la dignità, il diritto ma anche della nascita, della vita e della morte.
Una testimonianza di vita vissuta…
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L’isola del silenzio. Il ruolo della Chiesa cattolica nella dittatura argentina di Horacio Verbitsky (edito da Fandango)

Un’altra drammatica inchiesta condotta da Horacio Verbitsky che ti farà attorcigliare le budella.
Ti dirò, ero già rimasta schifata quando ai tempi del liceo appresi che la chiesa cattolica aveva appoggiato e favorito la fuga di molti criminali nazisti – ironia della sorte, non pochi esiliarono in Argentina – per cui non posso dire che questo libro mi abbia sconvolta più di tanto. Tra l’altro, superfluo a dirsi, quando lessi L’isola del silenzio stavo preparando la tesi di laurea ed ero ormai impregnata di orrore fino alle viscere.
Ancora una volta mi pare che il titolo sia piuttosto eloquente. Verbitsky, partendo dalle testimonianze dei sopravvissuti, punta il dito contro la chiesa cattolica che appoggiò attivamente il genocidio… e non sto vaneggiando! Nel mese di settembre 1979 la Commissione interamericana per i diritti umani annunciò un’ispezione all’ESMA e sapete cosa fece la giunta militare? Ordinò lo smantellamento del centro di detenzione clandestina e il trasferimento di tutti i detenuti su un’isola utilizzata dal cardinale di Buenos Aires come luogo di riposo.
Un vero e proprio campo di concentramento, in cui i detenuti furono sottoposti a un programma di “disintossicazione e rieducazione”, che sancisce il rapporto tra il regime militare e le gerarchie ecclesiastiche. Ma da molto da pensare anche il fatto che la Commissione interamericana per i diritti umani abbia deciso di intervenire solo nel 1979, a ben tre anni dall’inizio della dittatura non vi pare?
Non aggiungo altro. Leggi il libro e trai le tue conclusioni…
***
Come ho già detto, preferisco non addentrarmi troppo nei dettagli e lasciare che a parlare siano i libri sui desaparecidos e sulle Madri che ti ho consigliato. Toccano aspetti diversi, e li trattano in forma diversa (romanzo, saggio, inchiesta).
Se poi vuoi approfondire e ti interessa qualche altro libro da leggere e film da guardare, o al contrario hai voi qualche suggerimento da lasciare, scrivimi nei commenti! Intanto ti segnalo il sito delle Madri che è sicuramente un buon punto di partenza.
La Globetrotter
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Commentare tutto ciò non è semplice. Conoscevo questa tragedia per sommi capi ma non mi spiego perché si era allontanata dalla mia mente.questo geniocidio è frutto di menti contorte che hanno visto il male raffigurato in dei giovani comunisti o di chiunque remasse contro un governo incapace che perdurava da decenni.Mi sono riletto qualcosa sul web ha avuto la sensazione che molte cose fatte da quel regime militare sono state occultate per volontà di chi non lo so,certamente è un popolo che ha sofferto pagando un prezzo altissimo in termini di vite umane.Ora capisco il perché del tuo amore verso quel popolo che va ben oltre il frivolo viaggio ma è qualcosa che ti lega visceralmente a loro.Vorrei ringraziare Elsa Osorio la quale ha avuto il grande merito di regalarci la Diana che sei oggi che riesce a passare dalla leggerezza di un viaggio alla narrazione di storia contemporanea alla velocità della luce.Detto tra noi due io con la toga tra divorzi e incidenti automobilistici non ti avrei visto(è conosciuto).Felice domenica
Alfonso, non mi ci sarei vista nemmeno io! E comunque hai colto nel segno, non l’ho scritto per non dilungarmi oltre ma praticamente alla fine delle dittatura sono state fatte due leggi ad hoc, la Ley del punto final che stabiliva un termine oltre il quale non potevano presentarsi nuove incriminazioni contro i responsabili della repressione escludendo la possibilità di nuovi processi, e la Ley de obediencia debida che sentenziò la non responsabilità dei militari di un determinato livello nella tortura e uccisione dei prigionieri per aver eseguito direttive superiori.
Il mondo intero ha preferito chiudere gli occhi, non vedere. Ti consiglio il film Complici del silenzio che ti da un’idea più immediata della situazione.
Va beh, non facciamoci venire il sangue amaro di domenica mattina! Buona giornata…
Per caso, camminando da sola, a Buenos Aires mi trovo x la 4 volta nella Plaza de Mayo… le vedo arrivare e capisco, fuggo con gli occhi che non vedono e col cuore che fa fatica a trovare il suo ritmo.
Grazie Diana, come sempre sei unica.
Grazie Norma! Momenti intensi che non puoi dimenticare, specialmente se sei madre…