Ci sono luoghi a cui è impossibile restare indifferenti. Pur non essendo mai stata una grande frequentatrice di alte quote, ti dirò che uno dei luoghi a cui non ho saputo resistere, e che mi porto dentro nonostante il decorso del tempo, è il lago Titicaca, tra Perù e Bolivia. I suoi paesaggi sono a dir poco strabilianti, e visto che era tempo che mi frullava per la testa l’idea di scrivere qualcosa sull’argomento, sono andata a recuperare un po’ di vecchie foto e mi sono fatta un bel viaggio nel tempo e nello spazio…
Il lago Titicaca e le Islas Flotantes
Il Titicaca è il lago navigabile più alto al mondo. Con i suoi 8.330 chilometri quadrati di estensione a 3.812 metri sopra il livello del mare, rappresenta senza ombra di dubbio una delle attrazioni paesaggistiche e culturali più ricche di tutto il Sud America.
Tra le peculiarità del lago Titicaca c’è la presenza, nel suo vasto bacino, di un gruppo di isole note come Islas Flotantes. Si tratta di isole artificiali costruite in totora (pianta che cresce sulla superficie del lago) abitate dagli Uros, uno dei gruppi etnici più antichi della zona.
Eh già, hai capito bene. Se parliamo di Perù siamo soliti pensare all’impero incaico, o sbaglio? In realtà gli Incas giunsero sul territorio in tempi relativamente recenti e assoggettarono le popolazioni autoctone al loro potere. Ironia della sorte, lo stesso destino che toccò loro con i conquistadores spagnoli nel XVI secolo. Comunque sia, fu per sottrarsi alla sopraffazione degli Incas che gli Uros abbandonarono il lago Uro-Uro, loro abituale dimora, e si rifugiarono nelle acque delle lago Titicaca.
Su una di queste isole ci sono stata nel 2005, quando ancora viaggiavo inseguendo i must con poche deviazioni dagli itinerari più battuti. Ricordo i bei colori, i tratti della gente e la piacevole sensazione di trovarmi in un luogo unico al mondo…

In fuoristrada lungo le sponde del Titicaca
La seconda volta che sono passata dal lago Titicaca è stato tre anni fa nel corso del progetto 7MML Around the World 2015, un giro del mondo in sette tappe alla scoperta delle abitudini alimentari del pianeta. Eravamo in sei a bordo di due fuoristrada e abbiamo attraversato Colombia, Ecuador e Perù fino a raggiungere Santa Cruz de la Sierra, in Bolivia. Un’esperienza indimenticabile e una lotta contro il tempo che a Puno, sul lago Titicaca, mi ha regalato la giornata più intensa di tutto il viaggio.
Sebbene non mi faccia problemi a tornare nei luoghi già visitati, nell’occasione ho preferito staccarmi dal gruppo e fare un giro del lago in macchina in compagnia del mio amico Matte. Per intenderci, quello che da dieci anni è in giro per il mondo e che becco sempre nei luoghi più esotici, da Panama allo Sri Lanka.
Ora, se dovessi consigliare a qualcuno cosa fare a Puno e sul lago Titicaca gli direi, senza mezzi termini, di lasciar perdere le Islas Flotantes, noleggiare un mezzo di locomozione e lasciarsi condurre dalla strada. Un viaggio in un altro pianeta, durato poche ore, che ancora oggi rievoco con grande nostalgia…

Il versante boliviano del lago. Isla del Sol e Isla de la Luna
Visto che uno non capita sul lago Titicaca tutti i giorni, va da sé che una puntatina in terra boliviana vale la pena farla. Un po’ come andare alle cascate di Iguazu e vedere solo il lato argentino o quello brasiliano.
E così, sempre nel lontano 2005, da Puno mi sono diretta a Copacabana, a circa tre ore di distanza in bus.
Copacabana, che con la Copacabana rioca condivide solo il fatto di affacciarsi su una distesa d’acqua, è il punto di accesso a due graziose isolette ormeggiate nelle acque boliviane del lago Titicaca.
La prima, Isla de la Luna o Isla Koati, misura poco più di cento ettari e ospita oggi poche famiglie indigene. Qui sorgeva, in tempi remoti, il Palazzo delle Vergini del Sole, un luogo sacro a cui aveva accesso solo l’imperatore.
Io ho optato per l’altra, Isla del Sol o Isla Titicaca, che è la più grande del lago e ospita resti della colonizzazione incaica. Ricordo ancora i santi che ho invocato quel giorno salendo la famigerata Escalera del Inca. Credimi, dico parolacce ma non bestemmio mai. Io, giovane e in salute, arrancavo sotto il peso di un micro-zaino mentre gli indigeni, piccoli e scalzi sotto un carico da novanta, mi giungevano improvvisi alle spalle e in un batter d’occhio erano già fuori dalla mia visuale.
Ad abitare queste isole non sono gli Uros ma gli Aymara e i Quechua. Tra l’altro ho scoperto di recente che gli Uros, da qualche anno a questa parte, stanno colonizzando con le Islas Flotantes anche il lato boliviano del lago. Va beh, colonizzare è un parolone, ma si stanno comunque dando da fare… ci si sposta sempre quando c’è puzza di soldi!
Nel 2005 sull’Isla del Sol non c’era corrente elettrica né, mi pare ma non ci giurerei, acqua corrente. D’altronde, con il freddo che faceva, la voglia di lavarsi non era poi così prepotente! Un luogo selvaggio, genuino, dall’energia intensa. A volte mi chiedo come sia ora, a distanza di dodici anni. Probabilmente anche qui il Dio denaro avrà preso il sopravvento su Inti, il Dio Sole, venerato sull’isola.
Ora, visto che nel 2005 avevo a malapena una piccola automatica e scattavo si e no una o due foto per luogo, al posto delle immagini ti racconterò la storia che lega la nascita del Cuzco a quella dell’Isla del Sol.
Narra la leggenda, una delle tante per la verità, che un giorno il dio Inti rivolse lo sguardo alla terra e rimase deluso da ciò che vide. Uomini e donne vivevano in uno stato di perenne disaccordo, totalmente estranei all’agricoltura, privi di qualsivoglia abilità manuale e totalmente ignari delle norme comportamentali e sociali. Inti decise quindi di regalare all’umanità due figli che le insegnassero i fondamenti della civiltà.
Fu così che, su questa piccola isola del Lago Titicaca, vennero alla luce Manca Capac e Mama Ocllo. La coppia di fratelli lavorò alacremente per non deludere le aspettative del padre che, felice dell’intesa tra i due, li incaricò di cercare un luogo fertile in cui fondare la città destinata a diventare la capitale dell’impero Inca. Manco Cápac e Mama Occlo si misero in cammino e giunti sul monte Wanakawri il bastone di Manco Cápac cadde a terra. Proprio lì, in quel punto, venne costruito il Cuzco.
Adoro le leggende, le trovo tremendamente evocative…

La Globetrotter
E tu, ce l’hai un luogo che paesaggisticamente ti è rimasto nel cuore? Quale? Fammi viaggiare tra le tue parole e i tuoi ricordi.
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Dianuzza,
il lago titicaca non può lasciare indifferente la nostra memoria. A parte i paesaggi irreali, ciò che colpisce è quella umanità che sembra provenire da un’altra epoca. Poi, vabbè, ci sono anche questioni sociali, ma è meglio tacere.
Meglio godersi il viaggio e basta!
Un abbraccio
Heila Narrabondo, bentrovato, è un po’ che non ti facevi vivo! Si, concordo in pieno con te sull’umanità che sembra provenire da un’altra era, ed è questo a renderlo davvero magico… Io non riesco a godermi solo il viaggio, comunque non sempre. E a volte questo va a discapito del mio benessere psico-fisico ma sai che ti dico? Chi se ne frega, il senso del viaggio è anche quello. Non limitarsi al bello ma andare oltre… che ne pensi?