La prima vacanza non si scorda mai è il primo lungometraggio del regista francese Patrick Cassir, nelle sale cinematografiche dal prossimo 20 giugno. Sono andata a vederlo in anteprima la settimana scorsa e mi ha lasciato attaccata una piacevole sensazione di leggerezza non esente da riflessioni sul quotidiano che mi portano a definirlo un film che ha colpito nel segno. D’altronde, oltre al puro piacere estetico, la funzione dell’arte è proprio questa. La prima vacanza non si scorda mai è una “commedia diversamente romantica”, come la definisce Camille Chamoux, protagonista femminile e co-sceneggiatrice del film, che affronta il tema delle relazioni sentimentali in viaggio, banco di prova per le coppie consolidate e in questo caso trampolino di lancio per una coppia agli albori.

La trama è semplice, essenziale e molto attuale.

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La prima vacanza non si scorda mai

Marion e Ben sono due trentenni parigini che come ormai accade per buona parte della popolazione mondiale si conoscono su Tinder in una calda notte di luglio. Devi sapere che ogni tanto, quando sono al bar a fare colazione o seduta in metropolitana e vedo la gente attorno a me intenta a parlare con lo smartphone, visualizzo una scena che mi fa sorridere. Due persone a pochi metri di distanza che nemmeno si vedono ma senza saperlo stanno chattando su una delle tante app per incontri. Divertente e triste al tempo stesso non trovi?

Tornando al film, dopo una notte di sesso sfrenato consumato sul pianerottolo della casa di Marion, i due decidono di trascorrere insieme le vacanze estive e a metà strada tra le loro destinazioni da sogno – lei ha in progetto un viaggio a Beirut in compagnia di due amici mentre lui trascorrerà un periodo di relax a Biarrets con la famiglia – finiscono in Bulgaria. In questa terra ostile dove il mare non è abbastanza blu, il cemento è di gran lunga superiore alla sabbia e il cibo ha un sapore indefinibile, inizia un’avventura rocambolesca tra ostelli hippy, spiagge affollate, sport estremi e noiosi resorts che si trasformerà in un’esperienza indimenticabile, nel bene e nel male, per entrambi.

La domanda di base che si pone il film, e che mi pongo spesso anch’io, riguarda la possibilità di vivere con qualcuno diametralmente opposto e risponde ponendo il viaggio come banco di prova, quel momento in cui vuoi o non vuoi condividi con l’altro l’intimità più profonda. Viaggiare in coppia implica, accanto all’esplorazione fisica dei luoghi, l’esplorazione intima del compagno o della compagna con cui condividiamo tempi e spazi e non sempre da quest’esplorazione ne usciamo indenni.

Marion e Ben sono due persone profondamente diverse. Lei è intrepida e avventurosa, lui ordinato e ipocondriaco, ma come spesso accade gli opposti si attraggono e i due, bruciando ogni tappa, iniziano la loro relazione con un viaggio che evidenzierà, fin da subito, le differenze sostanziali tra di loro, in primis la concezione del viaggio e, a seguire, il modo di concepire la vita.

Per Marion il viaggio è un’immersione nella realtà locale a contatto con la popolazione e non a caso prenota una stanza su Airbnb che per Ben si rivela un vero e proprio disagio. Il bagno interno, separato dalla stanza da una semplice tendina, diventa un problema per l’uomo che vive il tema della regolarità intestinale con pudore, quasi fosse un tabù. La situazione è esilarante e credo inibirebbe molti di noi. Benché si tratti della cosa più naturale e più necessaria al mondo, parlarne genera spesso un po’ di imbarazzo anche se per esperienza, non appena si entra in confidenza, diventa oggetto di conversazione immancabile e quasi costante tra compagni di viaggio.

Al contrario, Marion vivrà con estremo disagio il resort all inclusive prenotato da Ben a cui tecnicamente non manca nulla, fatta eccezione per il colore locale che rende il soggiorno nel paese di una noia mortale.

Tutto ciò è rappresentato da un susseguirsi di scene divertenti e bizzarre di cui non intendo anticiparvi altro se non la domanda finale: è possibile innamorarsi in circostanze che ti mettono di fronte al quotidiano e alla banalità? Io sto ancora cercando la risposta ma se tu ce l’hai già… illuminami!

La Globetrotter

Un film di Patrick Cassir con Camilla Chamoux, Jonathan Cohen e Camille Cottin. Durata: 102 minuti. Distribuito da I Wonder Pictures. Se vuoi vedere il trailer del film, clicca qui.

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