Universalmente nota come la capitale mondiale della salsa, Cali va ben oltre il puro e semplice divertimento. Questo non l’avevo capito quando sono stata in Colombia la prima volta, nel 2011, e Cali era stata per me nientemeno che una piacevole notte di rumba. Non avrei mai immaginato di tornarci e tantomeno di trascorrerci ben due settimane. Due settimane che me l’hanno fatta scoprire e assaporare lentamente spingendomi a scrivere questa breve guida di Cali, una città che, ribadisco, non è solo salsa! Se vi state chiedendo perché sono tornata a Cali e ci sono rimasta così a lungo, la risposta è che sono decisamente jellata! Anche se poi la jella, in questo caso, mi ha regalato due settimane ricche e intense. Ricche di sapori, suoni, colori ed emozioni.
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Guida di Cali, a spasso per la città
Ma forse è il caso di fare un passo indietro, giusto per raccontare le mie sfighe… Una settimana prima di partire per l’Ecuador il dentista ha riscontrato la presenza di un granuloma a un molare devitalizzato male. “Non posso fare niente ora” – mi ha detto. – “È troppo tardi, sei in partenza…” E così mi ha liquidata con una prescrizione per due cicli di antibiotico raccomandandosi, in caso di pluri-ascesso, di intervenire in loco. Inutile dirvi che quindici giorni dopo la partenza ero già alle prese con il secondo mostro! Mi sono precipitata a Quito per farmi visitare da uno specialista che ha smorzato il mio entusiasmo dicendo che bisognava pulire i condotti e che non era un lavoro risolvibile in una singola seduta. L’idea di fermarmi a Quito quindici giorni – il tempo da lui stimato per concludere il lavoro – non mi solleticava per niente per cui ho deciso di anticipare di una settimana il mio ingresso in Colombia e di farmi curare a Cali. Se non altro, ho pensato, sarei stata al caldo! Pare sia andato tutto bene anche se, jellata due volte, i miei condotti erano completamente otturati e mi hanno dovuto praticare un’apicectomia dentale con taglio della gengiva e una settimana di punti. Certo, rispetto a quel che mi è successo in Brasile lo scorso anno è stata una passeggiata di salute, ma è stata comunque una scocciatura. Comunque sia, visto che sono un’ottimista di natura, da un evento sfortunato ho pensato di tirare fuori una guida di Cali. Una guida evocativa della Cali che ho vissuto durante la mia permanenza obbligata. Una Cali vivace, autentica, ricca di arte, allegria e amore.

Guida di Cali, capitale mondiale della salsa

Gli appassionati di questa danza sanno bene di cosa sto parlando. Salsa, cumbia e vallenato sono ballate un po’ ovunque in America Latina ma è qui, a Cali, che la salsa trova la sua espressione più piena. Ai colombiani, e ai caleños in particolare, sembra che la salsa scorra nelle vene come linfa vitale. E non parlo per sentito dire. Anni fa ho vissuto una love story con un caleño e credetemi, vederlo ballare era una delle tre cose che più amavo di lui. Peccato che tra le sue virtù la pazienza non fosse contemplata e dopo un anno di follie la storia si è conclusa senza che imparassi a muovere anche solo i passi basici. Io sono un pezzo di legno, gliene do atto, ma con un po’ di buona volontà avrebbe fatto volare un elefante. Tuttavia, è giusto dirlo, non è necessario essere dei ballerini per uscire estasiati da una serata di salsa. È sufficiente guardare il gioco di anche e bacini di una qualsiasi delle coppie che si scatenano in pista per sentirsi a teatro. Avete mai assistito a un balletto di danza classica? Ecco, con un ritmo diverso… ma l’effetto è pressappoco lo stesso! Sembra che a Cali la salsa non abbia diritto al giorno di riposo. Il lunedì è serata alla Topa Tolondra (Calle 5 no. 13-27) vivamente consigliatami dal mio ex-caleño ma ogni sera c’è il locale di tendenza in cui deliziare corpo, vista e spirito.

Guida di Cali, città artistica a 360 gradi

Partendo dal presupposto che la salsa, in quanto danza, è un’arte, non è difficile capire il perché di questo sottotitolo. Ma come vi dicevo all’inizio, Cali non è solo salsa…
El Inca, tra Carrera 4 e Boulevard del Rio
Accanto alle manifestazioni artistiche religiose che si concretizzano in chiese di indicibile bellezza tra cui spiccano, a mio avviso, la Iglesia la Ermita, in stile neogotico, la Iglesia de San Francisco, in stile neoclassico – con una meravigliosa torre campanaria in mattoni rossi nota come la Torre Modéjar – e la Iglesia de la Merced, la più antica della città, Cali ospita un numero considerevole di murales tra cui, simbolico, quello enorme dell’Inca che si trova all’incrocio tra Carrera 4 e il Boulevard del Río. Impossibile non vederlo e non restarne ammaliati…
La Iglesia La Ermita a Cali
La Iglesia San Francisco a Cali
Il quartiere San Antonio, poi, è un museo a cielo aperto di indubbio valore storico e artistico, con le sue strade in salita e discesa su cui si affacciano, agghindate per la festa, casette a due piani, graziosi negozietti, bar, ristorantini e chi più ne ha più ne metta… E non è ancora finita. Oltre a una serie abbastanza lunga di centri artistici e culturali, Cali ospita anche un sacco di parchi ben curati in cui è possibile assistere a street exibition di vario genere. Al Parque del Peñon, nel tardo pomeriggio, i nonni musicisti si divertono dilettando i passanti; al Parque de los Poetas si ritrovano invece i nonni poeti per offrire ausilio a chi con la penna non ha molta dimestichezza e al Parque Loma de la Cruz, sede del mercatino dell’artigianato più famoso di Cali, il giovedì sera è possibile assistere, e ballare, le danze indigene. Altre espressioni artistiche si concentrano al Parque de San Antonio, altrimenti noto come La Colina, in cui si ritrovano hippie che espongono le loro creazioni, giocolieri e musicisti di strada. Trascorrere qualche ora a La Colina è indubbiamente un modo piacevole per conoscere Cali. Peccato sia stata recentemente approvata la legge che vieta il consumo di alcolici per strada. Il Parque di San Antonio è il luogo ideale in cui scambiare quattro chiacchiere con i locali… una Poker gelata in mano, la brezza della sera che ritempra dal caldo torrido del giorno e in men che non si dica si entra nella rumba! Un’altra espressione artistica di rilievo, dal mio punto di vista, è il mercado Alameda conosciuto anche come Galería. Qui entra in gioco la mia artista preferita, la Pacha Mama, che nella sua estrema generosità offre una quantità indefinita di profumi, colori, forme e sapori… come dire, una “natura viva” dalle dimensioni mastodontiche.
Avete mai visto questa frutta?

A spasso per Cali con una guida

Non amo particolarmente i tour ma in alcuni casi possono essere istruttivi. Ebbene, appena giunta a Cali ho conosciuto Demi, una ventiquattrenne dall’energia incredibile che propone free-tour della città (i free-tour si intendono con mancia obbligatoria) ed escursioni fuori porta nei dintorni di Cali (come la gita al río Pance o quella al pueblito di Pichinche). Ho passato parecchio tempo con lei e credo che la sua passione per Cali e per la costa del Pacifico mi abbiano influenzata non poco…
Gita al rio Pance, nei pressi di Cali

Guida di Cali, la città dell’amore

Ebbene si, non lo sapevate? Un sacco di stranieri che hanno lasciato la loro patria per stabilirsi in Colombia hanno scelto Cali come fissa dimora. E, spesso e volentieri, l’hanno fatto inseguendo una passione! Io stessa, ribadisco, ho letteralmente perso la testa per un caleño e probabilmente, se non l’avessi incontrato, non sarei la donna che sono oggi. Le due settimane trascorse a Cali mi hanno regalato sorrisi, allegria e tanta dolcezza… al punto che a distanza di anni mi è pure venuta un po’ di nostalgia del mio ex!

Dove dormire a Cali sentendosi a casa

Inutile dirvi che sono giunta Cali con il proposito di trascorrerci meno tempo possibile per cui ho chiesto a Doña Ana, proprietaria dell’Hostel Encuentro (Carrera 4, Calle 2 Oeste, no. 4-16, San Antonio), se mi poteva fissare quanto prima un appuntamento con il suo dentista. Alla fine, tra una cosa e l’altra, ho trascorso quasi venti giorni con loro – spezzati dalla visita al Desierto de la Tatacoa e al mercato indigena di Silvia – e sono stata trattata come una figlia. Ana, Adolfo e Lisandro, tre persone che difficilmente dimenticherò! Tre persone che hanno confermato il mio amore per questa terra e per questa gente.
Congedo dall’Hostel Encuentro
Che poi la loro gentilezza e disponibilità era rivolta a tutti gli ospiti. Spontanei, autentici, di una generosità e una buena vibra più uniche che rare. Il fatto poi che l’ostello non sia meta privilegiata di gringos insopportabili e chiassosi rende l’atmosfera ancor più gradevole. Più che un ostello una grande famiglia in cui pulizia, disponibilità e senso del rispetto sono in pole position. La vista panoramica sul Cerro de las tres Cruces – consigliata vivamente la passeggiata in cima alla collina, possibilmente di buon’ora per non rischiare un colpo di calore – e la ricca colazione, diversa ogni giorno, hanno illuminato ogni mattina del mio soggiorno a Cali.

Dove mangiare a Cali, bene e a buon prezzo

Tra i miei ristoranti preferiti, che sono diventati un appuntamento fisso nel quartiere, segnalo El Peñon de San Antonio (Carrera 4 no. 1-108, El Peñon) che per pranzo propone un ottimo menù, tutti i giorni diverso (sembra cosa da poco ma non lo è visto che la cucina colombiana è piuttosto monotona anche se, lo riconosco, la caleña ha il suo perché!). Per soli 9.000 COP (1 euro equivale a poco più di 3.000 COP) al Peñon vi verrà servito un pasto delizioso composto da zuppa, piatto forte (riso – al cocco, alle banane, agli spinaci e via dicendo – con platano e un secondo a base di pollo, carne o pesce preparato con arte e sapienza), succo, dolce e caffè (o tisana). Il tutto in un grazioso e piacevole contesto che unisce il senso del buon gusto a quello della vista che male non fa. Ironia della sorte, era lo stesso ristorante in cui mangiavo quando sono stata a Cali la prima volta… Sempre per pranzo, il Ciros (Calle 4 no. 6-13) è un ristorantino a conduzione familiare che propone due menù tra i 6.500 COP e gli 8.000 COP, entrambi gustosi e decisamente generosi. Un’ottima alternativa al Peñon de San Antonio… Infine, se amate la carne, la sera da Pizza Stevés (Carrera 10 no 1-199 Oeste) è possibile regalarsi un’ottima picada a partire da 10.000 COP. Le porzioni sono decisamente abbondanti (con 20.000 COP ci siamo saziati in tre) ed è carne di ottima qualità.

***

Concludendo, credo che nulla accada per caso e che il mio piccolo incidente di percorso – senza il quale non avrei mai pensato di scrivere questa guida di Cali – sia stato un monito, un avvertimento. Mai fermarsi alla prima impressione, può essere fuorviante. E questo vale sia per i luoghi che per le persone anche se in alcuni casi la prima impressione si è rivelata illuminante. Ci sono stati posti, come il Costa Rica, Montañitas e il Morro di São Paulo, da cui me la sono data a gambe levate perché percepivo un’energia pesante e gli stessi, a distanza di tempo, sono stati lo scenario di eventi drammatici. Se sia intuito, caso fortuito o semplicemente una botta di fortuna non lo so… ma di Cali, che a prima vista non mi aveva detto granché, mi sono ampliamente ricreduta. Perché, come dicono i caleños, “¡Cali es Cali y lo demás es loma!” E a voi è mai capitato di tornare in un luogo e vederlo con altri occhi? O magari con gli stessi occhi ma sotto un’altra prospettiva? La Globetrotter Vuoi sapere cosa mi è successo in Brasile e la ragione per cui mi definisco jellata? Leggi L’assicurazione di viaggio, io ho deciso di farla perché…

6 pensieri su “Cali, città della salsa, dell’arte e dell’amore

    • Diana dice:

      Conny… la prima è la dolcezza e la seconda… fa l’amore come balla la salsa, almeno il mio ex! Non ne ho provati altri… e non me lo potevi chiedere in privato???

    • Diana dice:

      Eh già… ci sono due ragioni! La prima è che sono fermamente convinta che non esista il marcio al 100% e anche nelle situazioni peggiori (che non era questa= cerco sempre di trovare il lato che si salva, nei luoghi, nella gente, nelle situazioni…
      Secondo… vedere la vita a colori non cambia realmente le situazioni ma ti evita attacchi di bile, collera, delusione e via dicendo. Per cui, anche quando tutto va storto, la mia filosofia di vita mi protegge…

  1. Giovanna dice:

    Ciao! Ecco dove eri finita! Leggo che i fuori programma ti accompagnano sempre ma, per tua (e nostra) fortuna, da situazioni poco piacevoli si riesce spesso a trarre il meglio, come anche in questo caso a Cali. Visto attraverso i tuoi occhi tutto sembra fantastico… grazie per quest’altra cartolina dal mondo!
    Un abbraccio

    • Diana dice:

      Ciao capo! Tu e tuo marito siete sintonizzati lo sai?
      Considerato.che nn amo le città a Cali sono stata decisamente bene… e ora ripreparo lo zaino che si riparte! Un abbraccio

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