Ci sono sogni destinati a restare nel cassetto a lungo, se non addirittura per sempre. Ce ne sono altri che si realizzano senza nemmeno avere il tempo di accorgersene. Ti è mai successo? A me si e ieri sera, mentre sistemavo un po’ di foto, mi è venuto un soffio al cuore ripensando al mio viaggio in Niger del 2010. Un paese che ho avuto solo il tempo di annusare e che chissà se avrò mai modo di assaporare…
Devi sapere che prima dell’America Latina ero malata d’Africa. E ti dirò, nonostante non ci torni dal 2010, ne sento sempre la mancanza. Un po’ come la malaria. Una volta che ce l’hai te la porti dietro tutto la vita. Lo stesso vale per il mal d’Africa. Una volta preso sei letteralmente, ma piacevolmente, fottuto!
Dopo questa premessa è lecito chiedersi perché allora io l’abbia abbandonata così a lungo. Non so cosa rispondere. Probabilmente, dopo cinque anni di Africa Occidentale, avevo bisogno di cambiare aria. Sicuramente ha influito il fatto che non era più così sicuro recarsi nei paesi del Sahel e non volevo vivere posti a me cari con il terrore.
Non è facile a distanza di tanti anni rievocare emozioni e sentimenti vissuti durante il mio viaggio in Niger. Non ci penso spesso. È tutto così veloce qui che anche prendersi il tempo di ricordare momenti passati diventa difficile, almeno per me…
Dunque, come ti accennavo all’inizio, il viaggio in Niger è stato un felice imprevisto di percorso, del tutto inaspettato! Ero in Benin per assistere al Festival Internazionale del Vodù – strepitoso! – e ho conosciuto due ragazzi, Cetto e Andrea, che hanno lanciato l’idea. Detto fatto! Tre giorni dopo eravamo all’ambasciata del Niger a Cotonou per chiedere un visto d’ingresso nel paese valido per una settimana. Poco tempo, lo so, ma Andrea doveva rientrare in Italia nel giro di due settimane e comunque nemmeno allora il Niger era il paese più sicuro del pianeta.

Perché il viaggio in Niger era uno dei miei sogni nel cassetto?
Beh, ognuno di noi ha dei luoghi che gli sono più congeniali di altri, non credi? C’è chi si sente a suo agio nelle grandi metropoli e chi preferisce i piccoli borghi. C’è chi sta bene davanti a una distesa d’acqua salata e chi, al contrario, si sente al top sulla vetta di una montagna. Il deserto, con cui sono entrata in contatto la prima volta in Marocco e di cui mi sono perdutamente innamorata in Mauritania e, a seguire, in Mali, è uno dei luoghi a me più congeniali. Il mio sogno di un viaggio in Niger era legato alla conformazione del suo territorio occupato, per 2/3, dal deserto. Se non hai mai visto immagini rappresentanti il Ténéré ti consiglio di cercarne qualcuna su google. Poi ne riparliamo…
Tuttavia, viste le tensioni presenti sul territorio, l’idea del Ténéré l’abbiamo accantonata subito. Il viaggio in Niger, giusto un antipasto, si è ridotto alla visita di Niamey e dintorni. Una giornata dedicata alla navigazione lungo il fiume Niger e una alla visita di Kouré nella speranza di avvistare l’ultimo gruppo di giraffe presenti nel paese. E poi, ovviamente, la strada…
Certo, è un errore vivere con il terrore e con ogni probabilità sarebbe andato tutto bene ma non si sa mai! Due anni prima io e un gruppo di amici eravamo partiti in macchina da Milano diretti in Mali. Subito dopo aver varcato la frontiera con la Mauritania c’era giunta voce di quattro francesi rapiti, e successivamente uccisi, per essersi addentrati dove non avrebbero dovuto. Quindi ecco, per non rischiare che il sogno si trasformasse in incubo abbiamo rinunciato a priori. Pazzi si, kamikaze no!

Ebbene, quel poco di Niger che ho conosciuto mi ha ricordato il Mali, l’altra mia grande passione insieme alla Colombia. D’altronde, non poteva essere diversamente. Niger e Mali sono geograficamente attigui e paesaggisticamente assimilabili a due gemelli omozigoti uniti dallo stesso cordone – il fiume Niger – e dal medesimo passato. Il dominio dell’Impero Songhai, la colonizzazione francese da cui entrambi i paesi si sono liberati nel 1960, la presenza di regimi autoritari e le rivendicazioni dei tuareg che li hanno resi entrambi estremamente insicuri. Non ultimo, lo stato di assoluta povertà in cui vive il 99% dei due popoli.
Spesso mi chiedo cosa ho fatto io per aver avuto la fortuna di nascere in questa parte di mondo. Me lo chiedo ogni qualvolta mi trovo di fronte a persone che hanno rischiato la loro vita per venire qui spinte, nella maggior parte dei casi, dal desiderio di offrire ai loro figli la possibilità di un futuro diverso. Ma me lo chiedevo anche allora, quando ero lì. Perché quelle stesse persone che qui trattiamo come appestate, lì sono sempre stati prodighi nel tendermi la mano…
Non so, forse quest’ultimo pensiero suona come una banalità ed è condiviso da tutti coloro che conoscono un po’ il terzo mondo. Questo sei tu a dovermelo dire. È giunto il momento di fermarmi perché se apro le dighe non finisco più.

La Globetrotter
Sei stato in Niger o in uno dei paesi del Sahel? Qual è stata la tua esperienza? Ti aspetto nei commenti.
Hai trovato questo post piacevole e interessante? Lasciami un commento e condividilo sui social! ?
Iscriviti alla Newsletter per non perderti le novità settimanali sul blog. Nuovi itinerari, racconti di viaggio, consigli pratici, approfondimenti culturali, partenze di gruppo e tanto altro! ?
Ricordi…
Io sono pronta a tornare in Africa, dopo tanta America Latina.
Tra ottobre e novembre “Algeria” e poi a gennaio Harar e la Dancalia.
Un abbraccio.
P.S. Col nostro mitico Lauro!!!
Anche io sono pronta a tornare, tocca solo decidere dove… viaggiando da sola e low cost alcune zone mi sono inaccessibili! Ma a gennaio vai in Harar e Dancalia con Lauro? Io non ne so nulla…
Io sento sempre una sorta di magnete tra me e i paesaggi più semplici. Sarà il caos di una vita in città alla quale non mi ci abituerò mai che mi dà questa sensazione, ma io più vedo nulla e più ci vedo tutto.
Ancora non ho avuto l’onore di ammalarmi di Mal d’Africa, ma già comprendo che sarà stupendo.
Grazie come sempre per i tuoi racconti Diana, mi hai distolto bene da una giornata da morale bassissimo.
Bacioni,
Futura
Ti conosco appena Futura ma la percezione che avevo avuto di te, vedendoti, è racchiusa nelle tue parole!
E proprio per questo, quando sarà il momento dell’Africa, non riuscirai a resistere al suo incanto.
E’ una malattia, io quando sono rientrata dal mio primo viaggio ho pianto sei mesi e ho iniziato a stare meglio solo dopo aver preso un biglietto aereo per tornarci.
Ma è anche una splendida malattia perché ti riempie la vita e l’anima! E sai che l’unico modo di curarla è quello di tornare…
Grazie a te! Su con il morale… il tempo non aiuta ma hai il sole dentro di te, tiralo fuori!
Ti abbraccio