Oggi ti presento un reportage sull’Eje Cafetero, una delle zone più interessanti di tutta la Colombia. Siamo a Filandia, nel dipartimento del Quindio, dove le piantagioni di caffè si susseguono senza soluzione di continuità… sono sicura che dopo aver letto il mio racconto, gusterai il prossimo espresso con una consapevolezza diversa. Questo, quantomeno, è quel che è successo a me.

Filandia e la passione per il caffè

Si chiamano Janeth e Freddy. Lei, quarantasette anni, viene dalla Valle del Cauca e lavora come contabile. Lui, cinque anni più giovane, è originario del Tolima e si occupa di informatica. Due professioni che gli garantirebbero una stabilità economica e un tenore di vita superiori alla media considerato che in Colombia lo stipendio minimo garantito non supera i trecento dollari mensili. Ma loro hanno fatto una scelta di vita che fa la differenza. Janeth e Freddy appartengono a quella categoria di persone il cui credo è di gran lunga più importante del proprio orticello. Un credo che suona al nome di Colombia.

Otto mesi fa hanno lasciato la loro terra d’origine e si sono trasferiti nel Quindio, uno dei tre dipartimenti dell’Eje Cafetero, con l’obiettivo di fornire ai piccoli produttori locali di caffè gli strumenti per imparare a vivere del proprio lavoro e non semplicemente a sopravvivere.

La loro casa una tenda; il loro mezzo di locomozione una Land Rover che li guida di finca in finca, di piantagione in piantagione e di produttore in produttore per divulgare il loro credo e il loro sapere; la loro ricchezza una grandissima energia.

Me li trovo davanti quando tiro fuori la testa dalla tenda sul tetto del pick-up. Cappello di paglia sul capo, pantaloni infilati negli stivali di gomma e un sorriso smagliante che mi mette subito di buon umore. Gli dico che vorrei visitare una piantagione di caffè e mi propongono di fare un giro con loro per toccare con mano le piccole realtà locali nei dintorni di Filandia. Non me lo faccio ripetere due volte e in men che non si dica sono a bordo della Land Rover con taccuino e attrezzatura alla mano.

La Colombia è una grande produttrice di caffè ma non è assolutamente in grado di trarre benefici concreti da questa enorme fonte di ricchezza. La maggior parte del caffè viene prodotto in questa zona del paese che per la conformazione geologica del territorio e il clima favorevole ben si presta a questo tipo di coltivazione, ma per lo più si tratta di piccole piantagioni a conduzione familiare che non lo sanno assolutamente processare” – mi dice Freddy mentre ci dirigiamo verso la prima finca.

alt="tra le piantagioni di caffé di Filandia"
La pianta del caffé

Interviene Janeth, alla guida, spiegandomi che questa è la ragione per cui si trovano qui. “I piccoli produttori locali vendono il caffè in grani subito dopo la raccolta e il ricavato copre a malapena le spese di produzione e garantisce alle loro famiglie la sopravvivenza. Noi vogliamo insegnargli a processare il caffè, inclusa la fase di confezionamento, per poi poterlo vendere all’interno del paese”.

Di fronte alla mia espressione perplessa mi spiega che la maggior parte del caffè prodotto in Colombia viene esportato e che paradossalmente l’80% del caffè consumato dai colombiani viene invece importato dall’Ecuador. La loro idea è quindi quella di dar vita alla produzione di un caffè di media qualità da distribuire nel paese che vada a incrementare la microeconomia colombiana, con risvolti positivi anche per l’economia generale.

alt="Finca a Filandia, tra le piantagioni di caffé"
Finca a Filandia

La prima sosta è alla finca di don Luis che ci accoglie con un caloroso bienvenidos. La piantagione è piccola ma consta di tre differenti varietà di caffè di cui solo una resistente alla roya, altrimenti nota come la piaga del caffè. E una piaga deve esserlo davvero per i coltivatori vista l’enfasi con cui don Luis ne parla con Freddy, invitandolo ad aprire chicchi di caffè per presentarmi l’ospite indesiderato.

Nella seconda finca, leggermente più grande, assisto alla fase della raccolta del caffè. Don Elia, il proprietario, ha due uomini che lavorano per lui. Dalle sei della mattina alle cinque del pomeriggio, quando va bene. Sono velocissimi nel riempire di chicchi rossi i secchi gialli attaccati in vita. Non si fermano nemmeno un minuto. Vengono pagati 25 centesimi di dollaro per ogni chilogrammo raccolto. Il guadagno medio giornaliero per chi lavora nelle haciendas oscilla, nella migliore delle ipotesi, tra i dieci e i quindici dollari al giorno. Lascio la finca di don Elia con l’amaro in bocca quando Freddy mi conferma che nemmeno i bambini sono esenti da questo tipo di sfruttamento.

alt="Raccoglitori di caffé e Filandia"
Raccoglitore di caffé

Nella terza finca, piccolissima, Freddy mi guida in una stanzetta buia dove mi investe improvviso l’odore nauseante della fermentazione. È il luogo in cui i chicchi di caffè, ormai secchi, vengono sgranati e lavati prima di essere venduti al mercato locale.

alt="chicchi di caffé"
Chicchi di caffé

L’ultima tappa è il capannone in cui vivono accampati Freddy e Janeth. Mi mostrano orgogliosi un macchinario del 1947, utilizzato anticamente per tostare il caffè. Non è più funzionante ma lo stanno ripristinando per poter concretizzare il loro progetto.

“Il nostro obiettivo” – conclude Janeth accompagnandoci all’uscita dopo avermi omaggiata di un dolcetto a base di panela, “è quello di sensibilizzare i colombiani al rispetto di se stessi e del loro lavoro”.

Mi allontano con la consapevolezza che quest’incontro non è stato casuale e che il ricordo di Ferddy e Janeth non si dissolverà così in fretta. E ancora una volta gioisco del piacere di poter scambiare con dei perfetti sconosciuti un pezzo della loro storia con un pezzo della mia.

La Globetrotter

Leggendo questo post, ti viene da ringraziare la buona stella che ti ha fatto nascere nella parte “giusta” del mondo? A me queste storie danno da riflettere non poco.

Se cerchi spunti per organizzare un viaggio nella terra di Márquez, leggi il mio post COLOMBIA TUTTA DA SCOPRIRE, un affresco su tutto ciò che questa meravigliosa terra ha da offrire. Altri articoli dettagliati sulla Colombia li trovi invece QUI.

Tra ottobre e novembre del 2014 ho partecipato al progetto 7MML Around the World 2015 in veste di giornalista: un giro del mondo solidale per documentare attraverso immagini e parole le abitudini alimentari del paese. Questo il video di Valeria Lo Meo, la filmmaker del team.

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6 pensieri su “Filandia, il viaggio tra le piantagioni di caffé

  1. Janeth Urreste Castro dice:

    Diana, gracias por compartir esta experiencia con el mundo para que se conozca un poco de la realidad del campesino colombiano. Bienvenida siempre :=)

  2. Massimiliano dice:

    Ciao Diana, dopo aver letto i tuoi reportage pieni di energia ed entusiasmo e ascoltato i tuoi suggerimenti ho deciso di intraprendere questo viaggio alla scoperta della Colombia. Ti ringrazio tanto …hasta la vista. Max

    • Diana dice:

      Mi fa tantissimo piacere caro Max, sono sicura che non te ne pentirai! Io come ben sai mi sono innamorata della Colombia e ci ho passato praticamente 5 mesi, non esitare a contattarmi se hai bisogno di qualche dritta.

  3. Cinzia dice:

    Ciao sono Cinzia, ad agosto andrò per la prima volta in Colombia e anche grazie ai tuoi reportage ho deciso che l’Eje Cafetero non può mancare.Tu mi consigli di visitare più Salento o Filandia? E quale finca che sia la più genuina possibile?Grazie mille per il tuo blog!

    • Diana Facile dice:

      Cara Cinzia,

      grazie avermi scritto e per la fiducia che mi accordi. Sono tante le cose imperdibili della Colombia ma come hai scritto è la prima volta… chi lo sa che tu non segua il mio esempio e ci ritorni vita natural durante?

      Scherzi a parte, sono belli entrambi. Quando sono stata la prima volta, nel 2011, Filandia quasi non esisteva (in senso turistico) mentre Salento si. Filanda l’ho scoperta nel 2014 e c’era ancora poco e nulla, Salento era già molto turistica. Probabilmente ormai anche Filandia sarà diventata turistica. C’è poi da dire che Salento è il punto di partenza per la Valle del Cocora (se vuoi fare il trekking).

      Rispetto alla finca da “autentica”, lo sono tutte: io ti consiglio di chiedere ai gestori del posto in cui dormirai più che consultare la guida: magari hanno loro stessi una finca (a me è andata così).

      Fai buon viaggio e aggiornami al tuo rientro!

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