Tra tutti i paesi dell’America Latina, e non ne ho visti pochi, il Costa Rica è quello che ho amato di meno. Anzi, a dirla tutta, eccezion fatta per Playa Tamarindo che mi ha conquistata con i suoi tramonti, il Costa Rica non l’amato per niente!
Non è facile spiegarvi perché… diciamo che appena ho varcato la frontiera Nicaragua-Costa Rica ho sentito un senso di pesantezza che mi ha accompagnata fino a quando sono uscita dal paese diretta a Panama. Il mio unico desiderio era quello di andarmene lontano quanto prima, e non perché non sia un bel paese – dal punto di vista paesaggistico e naturalistico ha senza ombra di dubbio il suo perché – ma per l’energia che emana la sua gente. Ovviamente non intendo generalizzare… ma per me il contatto con i locali è davvero importante e in Costa Rica, spesso e volentieri, il primo approccio era “Gringa… bamba?”. Inutile dirvi che la voglia di approfondire la conoscenza è andata via via scemando. Oltretutto, in un paese di lingua spagnola, mi aspetto che la gente si rivolga a me in spagnolo e non in inglese! A maggior ragione quando sono io che attacco bottone e lo faccio, per l’appunto, in spagnolo. Ma per loro siamo tutti gringos e non c’è nulla che mi infastidisca di più…

Comunque sia, del Costa Rica ho visto poco e niente ma va bene così, non mi sentivo a mio agio per cui ho preferito andarmene senza alcun rimpianto. Forse non era il momento, mi sono detta all’epoca. Forse in un’altra circostanza mi sarei lasciata scivolare addosso l’energia negativa senza farmene un cruccio. Forse un giorno ci tornerò, ho anche pensato. Fino a quando, esattamente un anno dopo, una cara amica francese di 65 anni che viaggiava in solitaria da dodici mesi per il continente Latinoamerica ha raggiunto il Costa Rica dove è stata derubata di tutto (occhiali inclusi) trasformandosi nella vittima di uno stupro collettivo! Certo, lo so, sono cose che possono accadere ovunque… ma inutile nascondervi che questa barbarie non ha fatto altro che alimentare la mia diffidenza. E credetemi… di me tutto si può dire tranne che sono diffidente.
Tuttavia, mettendo in ordine un po’ di appunti di viaggio, ho trovato una storia carina da raccontarvi. Un punto di vista diverso dal mio. Quello di chi si è innamorato del Costa Rica e ha deciso di ribaltare la sua vita per trasferirsi lì. A Playa Tamarindo…
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E’ agrodolce come il frutto l’impatto con Playa Tamarindo, specialmente se arrivi la sera e la trovi agghindata per le feste, irradiata dalle insegne luminose di locali e ristoranti che la bombardano con la loro musica assordante. Se poi inizi a guardarti intorno e presti attenzione alle voci del luogo, ti chiederai dove sei finito. Già, perché credevi di essere in Costa Rica, lo stato dell’America Centrale di lingua spagnola noto al mondo intero per le sue splendide spiagge e la sua natura lussureggiante, e ti ritrovi invece in una colonia italo-americana dove forse, casualmente, ti imbatterai in qualche tico DOC.
Il primo impulso sarà probabilmente quello di dartela a gambe in cerca di qualche posto più tipicamente latino. Ma se poi, per una qualsivoglia ragione, ti fermerai qualche giorno in più, inizierai ad assaporare il dolce retrogusto del tamarindo che, letteralmente, ti conquisterà. Perché, nonostante le apparenze, é sangue latino quello che le scorre nelle vene. Certo, è innegabile che l’attuale Playa Tamarindo sia la figlia meticcia di coloni occidentali, provenienti prevalentemente da Stati Uniti e Italia, che ne hanno colto l’infinito potenziale e hanno puntato alto su di lei. Quarant’anni fa Tamarindo quasi non esisteva se non nelle vesti di un piccolo villaggio di pescatori come tanti che aspettava solo di essere scoperto. Quel che tuttavia i coloni ignoravano era che quel piccolo e insignificante puntino situato sulla costa del Pacifico li avrebbe a sua volta colonizzati, piegandoli ai ritmi lenti e rilassati propri dell’area geografica. O forse, in realtà, era esattamente quel che cercavano.


La mattina Tamarindo appare priva di fronzoli ed è un vero piacere scoprirla nuda e dannatamente umana. Ed è così che, gironzolando senza una meta precisa per la via principale, scorgo un locale un po’ ritirato dall’aria invitante. Tre tavolini all’aperto che fanno angolo con una libreria e l’atmosfera rilassata e familiare mi invogliano ad entrare al CAFFÈ TICO. All’interno, un piccolo spazio curato e accogliente in cui sono esposti vari tipi di caffè, marmellate dai sapori esotici e cioccolata artigianale. Da buona italiana che si rispetti ordino un espresso, conscia del fatto che probabilmente si tratterà del solito sciacquone e resto colpita dall’aroma che mi solletica l’olfatto quando me lo trovo sotto il naso. È talmente buono che non riesco a trattenere un apprezzamento nella mia lingua natia. E così scopro che la proprietaria, Eloisa, è milanese come me e vive qui da quasi vent’anni. Il feeling è immediato e mi propone di tornare nel pomeriggio, quando il locale è più tranquillo, per fare quattro chiacchiere in santa pace.

Come d’accordo, mi presento subito dopo pranzo e la becco in flagranza di reato mentre sorseggia rilassata il suo delizioso caffè. Mi complimento ancora con lei. Di caffè all’estero ne ho provati tanti e questo li batte tutti, inclusa la maggior parte di quelli che consumo abitualmente in Italia. Lei mi spiega che il Costa Rica è un grande produttore di caffè ma che la qualità migliore viene esportata. “Quando ho aperto il locale, poco più di un anno fa, sono andata personalmente alla ricerca di produttori che mi offrissero caffè arabica di prima qualità. Idem per le marmellate, le salse e la cioccolata. La gente è sempre più orientata al consumo di prodotti genuini e artigianali e credo che questa sia stata la carta vincente del CAFFÈ TICO” – conclude con un sorriso compiaciuto.
Siamo ormai entrate in confidenza quando le esprimo le mie perplessità su Tamarindo. Ancora non riesco a capacitarmi della predominanza straniera in questa terra. “In parte hai ragione”, mi risponde dandomi le spalle mentre si appresta a pulire la macchina del caffè. “Ma forse, se non ci fossimo noi, non ci sarebbe nemmeno Playa Tamarindo”. Mi chiede se sono stata da NOGHI, il ristorante storico di Tamarindo, fondato da Don Noghi nel 1974, che ancora oggi propone un’ottima cucina tica tradizionale. Di fronte al mio diniego, mi invita a provarlo. “Tamarindo fu scoperta negli anni settanta dagli appassionati di surf”, prosegue, “ma il boom turistico è esploso negli anni novanta. Gente che ne aveva le palle piene di vivere in lotta contro il tempo, ha deciso di investire e di trasferirsi qui. Un guadagno sotto molti punti di vista che tuttavia comporta delle rinunce e dei compromessi…”. Anticipa la mia osservazione legittima raccontandomi che un mese prima di partorire, lei e il suo compagno hanno scelto di trasferirsi in capitale. “Qui abbiamo il nostro medico di fiducia, ma per le cose importanti si va a San José, e non è proprio dietro l’angolo!”, conclude prendendo la borsa e spegnendo le luci del locale.
Sono da poco passate le 17.00 e il suo volto è segnato dalla stanchezza. Proseguiamo insieme fino all’incrocio e mi rivela che normalmente, a Tamarindo, abitano non più di duemila persone, ed è un vero paradiso. Una piccola grande famiglia che si ritrova puntualmente in spiaggia, all’ora del crepuscolo, per assistere alla puesta del sol sorseggiando una bella birra fredda. “Sei arrivata a Tamarindo in pieno delirio”, mi dice prima di congedarsi, “quando il flusso di visitatori triplica la popolazione abituale. Viviamo di turismo e ringraziamo il cielo che ci sia, ma ti assicuro che da domani Tamarindo cambia volto. E io, come tanti, da domani ricomincio a vivere”.

Riflettendo sulle sue ultime parole, mi avvio verso le spiaggia. Mi accompagna il canto soave degli uccelli: sembra si siano dati appuntamento, anche loro, per ossequiare il sole che tinteggia il cielo di mille sfumature, regalando a Playa Tamarindo l’ultimo sorriso della giornata.


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Recentemente ho saputo che Eloisa è tornata in Italia. Non so perché, avrà avuto le sue ragioni, ma per chi dovesse recarsi a Playa Tamarindo… il Caffè Tico esiste ancora e ha ottime recensioni!
La Globetrotter
Il Costa Rica L ho girato bene e ci sono stato 2 volte.Posso assicurarvi che è un paese assolutamente tranquillo,dove puoi girare in libertà e spensieratezza.Abbiamo noleggiato un auto e per circa 25 gg L abbiamo girata in lungo e largo,spiagge paradisiache,gente cordiale,luoghi incantevoli,foreste lussureggianti.Ho un bellissimo ricordo di questo paese.
Ciao Fiore,
sono felice che in Costa Rica voi abbiate avuto una bella esperienza! Un viaggio è molto soggettivo e la riuscita, o meno, dipendono da tanti fattori, tra cui gli incontri! Paesaggisticamente l’ho trovata splendida, diciamo che gli incontri fatti non sono stati sullo stesso piano, ma chiaramente è la mia esperienza! Non consiglierei mai a qualcuno di non andarci…