Milano mi appiattisce” è stato a lungo il mio leitmotif e ogni tanto esercita ancora su di me un effetto nefasto, tuttavia negli ultimi anni mi sono riconciliata con la city di cui oggi non percepisco più solo i lati oscuri, ma riesco a sintonizzarmi con le note positive e le vibrazioni che emana. Per quanto continui a risultarmi difficile volerle bene, ritengo sia una città da vivere, senza timori né remore, perché offre un ventaglio di possibilità pressoché ineguagliabile nel panorama italiano. Un paio di settimane fa, per esempio, ho partecipato a Dialogo nel buio, un viaggio guidato dai sensi alla scoperta dell’invisibile che si è rivelata un’esperienza – concedimi la ripetizione – sensazionale.

Se vivi a Milano, probabilmente ne avrai sentito parlare e magari sarai già stato alla mostra Dialogo nel buio allestita nella sede dell’Istituto dei Ciechi di via Vivaio, a soli 200 metri da Villa Necchi Campiglio di cui ho scritto qualche vita fa. Se invece è un’esperienza che lumi da tempo, ma che per una ragione o per l’altra hai sempre procrastinato, o magari non ne hai mai sentito parlare ma il buio non ti fa paura e ti attrae l’idea di un viaggio sensoriale da cui la vista resta esclusa, ti invito a proseguire la lettura per dissipare eventuali dubbi e perplessità. Se può servire, è un’esperienza che rifarò sicuramente e che in occasione del Natale, ho anche regalato.

Dialogo nel buio e l’Istituto dei Ciechi di Milano

Partiamo dicendo che Dialogo nel buio e Istituto dei Ciechi, accostati l’uno all’altro, potrebbero risultare fuorvianti nell’immaginare il tipo di esperienza cui andrai incontro: non si tratta di una simulazione della cecità, ma di un invito a sperimentare in che modo la percezione della realtà e la comunicazione possano essere più profonde, fluide e intense in assenza di luce.

Dialogo nel buio nasce nel 1988 dall’idea del giornalista tedesco Andreas Heinecke che lavorava in radio con una persona non vedente e che, rimasto colpito dalla ricchezza di stimoli e interessi della vita del collega, decise di comunicare al pubblico la sua scoperta proponendo un percorso al buio, a Francoforte, dove i visitatori erano guidati da persone cieche. Il successo della mostra fu tale da valicare le frontiere nazionali e raggiungere oltre quaranta paesi in tutto il mondo: nel 2002 arrivò a Milano, dapprima con un allestimento temporaneo a Palazzo Reale e poi, dal 2005, in via permanente all’Istituto dei ciechi.

Sarò onesta, all’inizio l’assenza di luce spaventa un po’: ti senti spaesato, senza punti di riferimento, quasi oppresso dal peso del buio che ti avvolge nella sua cortina impenetrabile. Ci si sposta in gruppi di otto persone al massimo e l’idea di fare dietro-front si è palesata a più d’uno dei presenti: se abbiamo scelto di ignorarla e proseguire il viaggio è stato grazie alla voce calda e rassicurante di Alessandra, la nostra guida. Per conoscenza, Dialogo nel buio si avvale dell’ausilio di persone non vedenti o ipovedenti “allegro andanti”, come ha ironizzato la stessa Alessandra quando si è presentata a noi.

Dialogo nel buio
Dialogo nel buio

Una volta varcata la soglia del buio, ci si muove in una realtà simile a quella del mondo “visibile” – tra cui anche una strada trafficata – con la differenza che per “vedere” non si usano gli occhi, ma gli altri sensi. La guida aiuta a decodificare i diversi linguaggi degli ambienti attraversati utilizzando il tatto, l’olfatto, l’udito e il gusto ed è fondamentale per imparare a fidarsi delle proprie percezioni, ma anche per affidarsi agli altri. Alla fine del percorso, che dura un’ora, ci si ritrova tutti al bar e sempre nell’oscurità, si commenta l’esperienza appena vissuta.

La mission di Dialogo nel buio punta a diffondere la cultura dell’integrazione e a promuovere il ruolo attivo delle persone non vedenti nella società, abbattendo pregiudizi e barriere psicologiche di cui, volenti o nolenti, siamo tutti un po’ vittime. Io per prima, che ho problemi di vista fin dalla nascita e ho sempre ritenuto che tra i sensi fosse il più importante, ho dovuto ricredermi: non dico sia facile vivere nel buio perché mentirei, ma le risorse di cui disponiamo, e la capacità di utilizzarle, vanno oltre l’immaginazione e per capirlo, l’unico mezzo è sperimentare.

Sono partita con l’idea di scrivere un post emozionale, poi mi sono resa conto che avrei finito per raccontarti una realtà che va ben oltre Dialogo nel buio, ossia il frutto della mia percezione, e ho deciso di fermarmi qua lasciando a te il piacere della scoperta.

Per informazioni dettagliate su prezzi, orari e prenotazioni, consulta QUI il sito ufficiale.

La Globetrotter

Conoscevi già Dialogo nel buio? Cosa ne pensi? Ci sei stato, ti ha emozionato, ti incuriosisce, ti spaventa? Sono tutta orecchi!

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2 pensieri su “Dialogo nel Buio, un Viaggio alla Scoperta dell’Invisibile

  1. Alfonso dice:

    Credo che sia un esperienza straordinaria difficile da descrivere perché i sensi sono solo proprietà private non tramandabili.Quando salirò se avrò tempo faro questa esperienza che mi incuriosisce troppo.

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