Sono arrivata a Palermo all’alba di un mercoledì di inizio marzo. Ci sono arrivata via mare, da Napoli, dopo tre giorni di pioggia battente e un dolore all’anima che tuttora persiste: esattamente tre giorni prima un mio carissimo amico ci ha lasciati in un mare di dolore e io ero letteralmente sotto shock. Sono scesa dalla nave e ho iniziato a camminare per le vie della città deserta in cerca di un caffè. Mi guardavo attorno senza riuscire a vedere nulla, ma la percezione che Palermo mi avrebbe conquistata è stata netta, perentoria, immediata. Mi ha conquistata nonostante fossi pervasa di tristezza, riuscendo persino a strapparmi qualche mezzo sorriso e ora, a qualche mese di distanza, dopo aver rimesso insieme i pezzi del puzzle sono pronta a consigliarti cosa vedere a Palermo con tre (o quattro) giorni di tempo a disposizione.

Prima di dare il via alle danze ci tengo a fare una piccola precisazione.

I miei articoli su cosa vedere in un tal luogo non hanno la pretesa di essere esaustivi quanto una guida e men che meno quella di dirti cosa fare minuto per minuto seguendo il mio itinerario: il viaggio, breve o lungo che sia, è una dimensione intima, personale, che ognuno di noi costruisce da sé. In tre giorni a Palermo, consumando le suole delle scarpe, sono riuscita a fare e vedere parecchie cose ma si sa, l’appetito vien mangiando, e sono rientrata a Milano con la voglia di tornare a trovarla presto, possibilmente in uno stato emotivo più sereno.

La Palermo di Sciascia

A Palermo, più che altrove in Sicilia, le epoche storiche rivelate dai differenti stili architettonici si sovrappongono. Il centro testimonia di un tempo più vicino, quando la città con i suoi teatri, i suoi palazzi, le sue piazze barocche e suoi trionfali accessi al mare, contendeva a Napoli il primato urbano del Regno della due Sicilie. Ricordi di un tempo ben più remoto cela invece il Monte Pellegrino: a poca distanza dai grattacieli, in caverne abitate dall’uomo preistorico, sono venuti alla luce graffiti rupestri di arcaica bellezza.

Cosa vedere a Palermo in tre giorni: il centro storico

La maggior parte dei luoghi di interesse di cui ti parlerò nell’articolo si trova in centro che si gira tranquillamente a piedi. Per praticità, non ti fornirò indicazioni su prezzi e orari che cambiano nel tempo, ma laddove presenti sul web ti segnalerò i link con le informazioni aggiornate.

E ora si che diamo inizio alle danze!

I Quattro Canti

I Quattro Canti rappresentano il punto di congiunzione dei quattro quartieri storici di Palermo ed è una tappa obbligata da cui ti troverai a passare un’infinità di volte.

La piazza ottagonale – da cui il soprannome di Ottagono del sole per la forma e il gioco di luci che nelle ore diurne esalta l’architettura scenografica dei suoi edifici – si trova all’incrocio dei due principali assi viari di Palermo: corso Vittorio Emanuele e via Maqueda.

La storia dei Quattro Canti affonda le radici nel Seicento quando i viceré spagnoli decisero di ripensare l’assetto urbanistico della città ispirandosi al crocevia delle Quattro Fontane di Roma e iniziarono i lavori per una nuova strada, via Maqueda, che intersecandosi con l’attuale corso Vittorio Emanuele divide Palermo in quattro parti.

La piazza che si formò all’incrocio tra le due vie divenne l’emblema delle nuove ambizioni monumentali e nel 1608 si decise di dare uniformità architettonica ai quattro edifici che ne delineano il profilo, impreziosendoli con sculture e decorazioni che raccontano molto della storia di Palermo. Su ogni facciata, cui corrisponde un quartiere storico, sono presenti tre elementi principali: una fontana, la statua di un sovrano e quella di una delle sante protettrici della città.

4 Canti
4 Canti (l’altro lato della piazza è speculare)

Piazza Pretoria

A pochi metri di distanza dai Quattro Canti si trova Piazza Pretoria, uno dei luoghi simbolo di Palermo: il cuore della piazza è rappresentato dalla fontana barocca in marmo bianco di Carrara che la occupa fin dal 1573 quando il Senato la fece arrivare da Firenze per decorare lo spazio, un tempo vuoto.

Piazza Pretoria è conosciuta come la Piazza della Vergogna, nomignolo dalle origini a lungo dibattute.

Secondo la versione più colorita sarebbe imputabile alle statue che decorano la fontana, un trionfo di ninfe, tritoni e divinità con gli attributi al vento la cui vista generò scompiglio tra le monache del vicino convento che all’unisono esclamarono “che vergogna!”. L’altra versione, che mi sembra più attendibile, lo lega invece alla cifra esorbitante pagata dal Senato per il suo acquisto in un momento storico contraddistinto da miseria, epidemia e carestia: ogni volta che ci passavano davanti i palermitani gridavano “vergogna” in segno di protesta.

La fontana, protetta da un cancello in ferro battuto, ha la pianta circolare e una ricchezza statuaria che include, tra le tante, figure mitologiche e allegoriche dei fiumi di Palermo: l’Oreto, il Papireto, il Gabriele e il Maredolce.

Piazza Pretoria si presenta con un grande effetto scenografico: dominata dalle cupole e chiusa ai lati da due edifici religiosi, la Chiesa di Santa Caterina a est e la Chiesa di San Giuseppe dei Teatini a ovest, ospita il quattrocentesco Palazzo Senatorio (oggi sede del Municipio), Palazzo Bordonaro (del XVI secolo) e Palazzo Bonocore (che include il Museo Multimediale sul Patrimonio Culturale Immateriale Siciliano).

Palazzo Senatorio, più comunemente noto come Palazzo Pretorio (o Palazzo delle Aquile), risale al 1463 ma fu soggetto ad ampliamenti e restauri fino al 1823; a dominarlo dall’esterno la statua di santa Rosalia, patrona di Palermo, e un orologio francese del 1864, mentre all’interno si succedono sette sale tra cui quella da cui Garibaldi parlò al popolo (30 maggio 1860, dopo lo sbarco a Marsala).

Piazza Pretoria e Fontana della Vergogna
Piazza Pretoria

Il Monastero di Santa Caterina

Se mi chiedessi di scegliere solo dieci cose da vedere a Palermo, detto che mi metteresti in difficoltà, sicuramente inserirei nella lista il Monastero di Santa Caterina, adiacente all’omonima chiesa, che non è un must in assoluto, ma è in assoluto uno dei miei must.

La Chiesa di Santa Caterina d’Alessandria, risalente alla fine del XVI secolo seppur annessa al monastero dominicano del 1310, appare dominata da una cupola settecentesca e presenta un interno elaborato con sculture, stucchi e intarsi marmorei talmente ricchi da lasciarti con il fiato sospeso. Il complesso monastico dove un tempo le suore di clausura vivevano e pregavano, assistendo alla messa da dietro le grate, non è certo da meno con il bel chiostro maiolicato e la fontana al centro, la terrazza che regala una delle viste panoramiche più belle del centro storico e I segreti del chiostro con cui la dolceria punta a valorizzare le antiche tradizioni della pasticceria conventuale.

Interno chiesa di Santa Caterina a Palermo
Chiesa di Santa Caterina (interno)

Per informazioni sulla visita al Monastero di Santa Caterina, consulta il sito ufficiale.

La Chiesa di Santa Maria dell’Ammiraglio

A poche decine di metri dal Monastero di Santa Caterina si trova la Chiesa di Santa Maria dell’Ammiraglio che è a tutti gli effetti un must, ossia una delle cose da vedere a Palermo sì o sì. L’ha decretato l’UNESCO nel 2015 dichiarandola Patrimonio dell’Umanità.

La Chiesa di Santa Maria dell’Ammiraglio fu edificata nel XII secolo per volere di Giorgio di Antiochia, Grande Ammiraglio del Regno delle Due Sicilie sotto Ruggero II (da cui il nome ufficiale), e successivamente accorpata al vicino convento delle suore benedettine fondato da Goffredo ed Eloisa Martorana, da cui il nome alternativo la “Martorana”: la sua peculiarità è la fusione di stili architettonici in cui si combinano elementi bizantini, arabi e normanni. Bellissima!

La Chiesa di San Cataldo

Non voglio risultare pedante, ma il centro del capoluogo siciliano è un concentrato di bellezze più unico che raro! Non a caso l’ho decretata (manco fossi l’UNESCO) la città più bella d’Italia! Ha soppiantato Napoli che nella mia Top 10 è sempre stata in pole position.

Accanto alla Martorana si trova un’altra delle cose da vedere a Palermo sì o sì: la Chiesa di San Cataldo.

L’edificio, un solenne documento dell’arte siciliana medievale, spicca subito all’occhio per le tre cupole rosse che le conferiscono fascino esotico. Fu edificato nella seconda metà del XII secolo come cappella del palazzo di Majone da Bari quando – tra il 1154 e il 1160 – ricopriva la carica di Grande Ammiraglio del Re, probabilmente per emulare il predecessore, Giorgio d’Antiochia: sarà per questo che sono l’una al fianco dell’altra?

Per la cronaca, anche la Chiesa di San Cataldo fa parte dei Patrimoni UNESCO.

Interno della Chiesa di San Cataldo
Interno della Chiesa di San Cataldo
L’Archivio Storico Comunale

L’Archivio Storico Comunale è una chicca poco distante dalla Chiesa di San Cataldo che ho avuto modo di conoscere e visitare grazie al consiglio di un’amica palermitana. All’interno sono conservati i documenti della vita comunale cittadina a partire dal XIII secolo, una raccolta di pergamene che copre oltre 500 anni di storia e altre opere interessanti tra cui l’album con le foto dei Mille di Garibaldi. É aperto dal lunedì al venerdì con orario 08.30 – 13.30 e il mercoledì fino alle 17.30. L’ingresso è libero.

Archivio storico comunale di Palermo
Archivio storico comunale

La Cattedrale di Palermo

Da Piazza Bellini, su cui si affaccia San Cataldo, prendi via Maqueda verso Corso Vittorio Emanuele e poi svolta a sinistra: poche centinaia di metri e ti troverai ad ammirare un altro dei capolavori di Palermo, la Cattedrale (o Duomo) dedicato alla Santa Vergine Maria Assunta in Cielo, Patrimonio UNESCO e bene FAI, nonché principale luogo di culto cittadino.

Il colpo d’occhio è impressionante: un intrico di cupole, torri e merlature di stampo arabo-normanno cui si sono aggiunti, nei secoli, il portico e i portali quattrocenteschi, le cupole maiolicate, la torre campanaria (e chissà quanto altro). Non è un caso che sia considerata il simbolo della storia di Palermo: gli interventi e i gusti delle varie dominazioni che hanno segnato la città sono riconoscibili anche dai non addetti ai lavori.

La mole dell’edificio sacro fu edificato sull’area dell’antico duomo – trasformato dagli arabi in moschea e restituito al culto cristiano dai re Normanni – da Gualtiero Offamilio, arcivescovo di Palermo tra il 1168 e il 1193 sotto Guglielmo II.

Paragonato all’esterno, l’interno secondo me è un po’ deludente, ma presenta comunque tratti interessanti tra cui la meridiana sul pavimento di Giuseppe Piazzi (1801) e la cappella di Santa Rosalia, luogo di venerazione per i palermitani, che conserva i resti mortali della Santa Patrona racchiusi in un’urna d’argento.

Cattedrale di Palermo
Cattedrale

Per informazioni sulla visita della Cattedrale, consulta il sito ufficiale.

Santa Rosalia

La venerazione dei palermitani per Santa Rosalia ha origini seicentesche, quando un cacciatore rinvenne casualmente in un anfratto del monte le sue ossa. Secondo la tradizione, Rosalia nacque attorno al 1132 dal conte Sinibaldo della Quisquinia e da Maria Guiscarda, congiunta di re Ruggero II. Compiuti i 18 anni di età, fu introdotta alla corte normanna e divenne damigella della regina Margherita di Navarra e sposa di Guglielmo I. Una cospirazione dei nobili contro il trono decretò la rovina della sua famiglia in seguito alla quale Rosalia si consacrò a Gesù, facendo vita da eremita nella grotta del Monte Pellegrino dove morì il 4 settembre 1166. Nel 1625 Palermo fu colpita dalla peste e per invocare la cessazione del flagello, i palermitani portarono in processione le reliquie ritrovate della santa: da allora, il 15 luglio di ogni anno, si venera la Santa Patrona rinnovando il ringraziamento per lo scampato pericolo.

Carro di Santa Rosalia
Carro di Santa Rosalia

Palazzo Reale e Cappella Palatina

Mi rendo conto che iniziare il paragrafo dicendo che la Cappella Palatina è senza alcun dubbio una delle cose più belle da vedere a Palermo possa apparirti poco credibile considerato che ripeto sempre la stessa frase, ma fidati: è la sacrosanta verità.

La Cappella Palatina è il fiore all’occhiello di Palazzo Reale che racchiude tra le sue mura la storia di Palermo in una miscela esplosiva di potere, fede, arte e mito. Ça va sans dire, entrambi sono stati dichiarati Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO.

A questo punto due parole sul palazzo sono d’obbligo. Furono gli Arabi, nel IX secolo, a strutturare e fortificare il castello su una precedente roccaforte punico-romana. Gli succedettero i Normanni (nella persona di Ruggero II) che consolidarono la struttura con torri e bastioni e crearono la scintillante Cappella Palatina. Seguirono poi gli Svevi (cui si devono i cortili interni), gli Aragonesi e i viceré spagnoli, i Borboni e infine l’Assemblea Regionale Siciliana, nel 1947.

Cortile interno del Palazzo Reale di Palermo
Palazzo Reale (cortile interno)

Sulla Cappella Palatina ho veramente ben poco da dire. Ogni mia parola risulterebbe vacua rispetto alla magnificenza di un’opera che rappresenta la sintesi e la fusione artistica delle componenti romano-sicula, bizantina e araba da cui sono nati i capolavori immortali di Palermo. Puoi farti un’idea guardando questo video realizzato da una rete televisiva siciliana.

Per informazioni sulla visita di Palazzo Reale e della Cappella Palatina consulta il sito ufficiale.

San Giovanni degli Eremiti

E ancora… ti avevo avvisato che Palermo è uno scrigno colmo di perle!

A meno di 500 metri da Palazzo Reale troverai San Giovanni degli Eremiti, l’ennesimo Patrimonio UNESCO del capoluogo siciliano, una delle perle più luminose dello scrigno.

Edificato da Ruggero II nel 1136 su un precedente monastero gregoriano, San Giovanni degli Eremiti ricorda vagamente la Chiesa di San Cataldo per la presenza di 5 cupole rosse che sovrastano il corpo squadrato di chiara impronta islamica. L’interno è piuttosto spoglio, ma la quiete del chiostro rigoglioso di palme è pura magia.

Chiesa di San Giovanni degli Eremiti
Chiesa di San Giovanni degli Eremiti

Il Mercato di Ballarò

Per spezzare un po’ con la sfilza di monumenti – ma non illuderti che siamo solo a metà! – ti racconterò qualcosa sul Mercato di Ballarò che, pur non essendo Patrimonio UNESCO, è un’altra delle cose da vedere a Palermo.

Il mercato Ballarò si trova nel quartiere Albergheria ed è un dedalo di vicoli pieni di bancarelle che sembrano poste lì per risvegliare i sensi sopiti, oltre a essere uno dei luoghi più dinamici della città.

Le sue origini risalgono all’epoca della dominazione araba (X secolo) e il suo nome pare derivi dal termine Bal’hara che significa mercato aperto: era un luogo di scambi vivace e animato in cui si vendevano prodotti alimentari, spezie e beni di vario genere. Sotto i normanni prima, e gli aragonesi poi, il mercato continuò a prosperare, diventando un punto cruciale per l’approvvigionamento alimentare e l’interazione sociale degli abitanti di Palermo.

Nel corso dei secoli, in particolare durante il periodo borbonico, il Mercato Ballarò fu soggetto ad ampliamenti e modifiche che ancora oggi riflettono le trasformazioni sociali, culturali ed economiche della città: pur rinnovandosi, a quanto si dice, ha mantenuto vivo il ruolo centrale nella vita quotidiana dei cittadini e le tradizioni locali si mescolano oggi con influenze culturali diverse, creando un’atmosfera unica e vibrante.

Come tutti i mercati siciliani, Ballarò è un tripudio di suoni e colori animato dalle abbanniate, le grida con le quali i venditori promuovono i loro prodotti e invitano i passanti a comprare.

Bancarella del pesce al mercato di Ballarò
Mercato di Ballarò

La Kalsa

La Kalsa è un quartiere di Palermo edificato a ridosso del mare ai tempi dell’occupazione araba della Sicilia: il suo nome deriva da Al-Qasr, che in arabo significa “il palazzo”, da cui si evince la sua importanza come centro politico e culturale che perdurò anche durante il dominio normanno.

Nel corso dei secoli la Kalsa ha subito trasformazioni e cambiamenti, ma lungo le stradine lastricate su cui si affacciano edifici dalle facciate colorate conserva le tracce della storia che riflette l’influenza araba e normanna, ma anche i successivi stili architettonici. Una fusione di culture che ti consiglio di non perdere se desideri immergerti nella vera essenza di Palermo.

La Kalsa ospita importanti attrazioni culturali e artistiche, tra cui:

  • la Chiesa di Santa Maria dello Spasimo, costruita secondo la leggenda da un marinaio scampato alla morte in seguito all’apparizione della Madonna;
  • l’Oratorio dei Bianchi, un gioiellino che dietro l’elaborata facciata barocca cela una serie di affreschi sorprendenti raffiguranti storie bibliche e scene religiose;
  • il Palazzo Abbatelis (edificio storico) che ospita la Galleria Regionale della Sicilia con una ricca collezione di opere d’arte – soprattutto dipinti e sculture – che spaziano dal Medioevo al Rinascimento.

Poco distante da Palazzo Abbatelis si trova la Cala – dal termine arabo al-Khālīʿah che significa porto – dove se sei appassionato di murales potrai ammirare quello dedicato a Paolo Borsellino e Giovanni Falcone (sulla facciata dell’Istituto Nautico Gioieni-Trabia).

la Kalsa a Palermo
Kalsa
La Vucciria

La Vucciria è un altro dei mercati storici di Palermo nonché uno dei luoghi che mi ha fatto innamorare della città! Da mercato tradizionale si è evoluta in un luogo d’incontro dove si mangia, si beve e si socializza: di giorno è popolata di bancarelle, mentre la sera si anima di ristoranti, trattorie e chioschi che propongono cibo e bevante tipiche siciliane. La zona è famosa anche per il dipinto di Renato Guttuso – “La Vucciria” – che ne ritrae l’atmosfera e la vivacità anche se, a mio modesto parere, non esistono parole o immagini atte a descriverla. Bisogna viverla!

Il Muro della Legalità

Il Muro della Legalità l’ho scoperto per caso ciondolando per le vie della città. La stessa sera mi sono trovata a parlarne con tre amici palermitani e sono caduti tutti dal pero.

Mi è sembrato strano perché non passa inosservato, ma ho ben presto risolto l’enigma grazie a una breve ricerca sul web: l’inaugurazione ha avuto luogo a luglio dello scorso anno e ci sta che non sia ancora entrato a far parte dei must (quantomeno a marzo 2023, quando sono stata a Palermo).

Credo che il titolo dell’opera sia più che eloquente: un murale lungo 70 metri e alto 2 raffigurante i volti dei personaggi più rappresentativi della lotta contro la mafia che sono morti in nome degli ideali di giustizia e legalità. In mezzo a carabinieri, giudici e uomini delle istituzione si trovano 3 personaggi famosi – Leonardo Sciascia, Letizia Battaglia e Andrea Camilleri – che con armi diverse da quelle ufficiali hanno combattuto contro la piaga siciliana.

Il Muro della Legalità è stato realizzato dall’Associazione Calapanama in via San Gregorio, sul muro che costeggia la Caserma Carini dei carabinieri.

Muro della Legalità a Palermo
Muro della Legalità

Il Mercato del Capo

Se sei appassionato di mercati e di Street Food, Il Capo è un altro degli imperdibili di Palermo.

Situato nella parte superiore del quartiere arabo degli Schiavoni, Il Capo è il terzo mercato storico di Palermo. Rispetto a Ballarò e alla Vucciria è un po’ dislocato, ma vale la pena farci un salto perché nel contesto del tipico suq mediorientale, ti immergerai in uno squarcio di vita quotidiana dei palermitani.

Ad attirare l’attenzione sono i generi alimentari esposti sui bancali in cui si avvicendano pesce, carne, olive, pane, frutta, spezie (e chi più ne ha, più ne metta!). I venditori ambulanti propongono ai passanti le specialità tipiche dello Street Food palermitano – dallo sfincione alle panelle, dal pane con la milza ai crocché di patate – mentre dalle bancarelle si affacciano piccole taverne in cui fermarsi a sorseggiare un bicchiere di vino mangiando pesce fresco, caponata o carne alla brace.

Un viaggio tra odori, colori e sapori da vivere con i sensi a briglia sciolte.

La Chiesa dell’Immacolata Concezione al Capo

La Chiesa dell’Immacolata Concezione è un gioiello del barocco palermitano sito tra i tendoni colorati e le bancarelle di venditori ambulanti del Mercato del Capo.

La facciata, sobria e austera, nasconde un interno stupefacente fatto di marmi mischi (policromi), stucchi, pitture, ferri forgiati e dorati, statue e colonne tortili (attorcigliate in spire lungo l’asse verticale) in marmo rosso. É il trionfo del barocco nonché il racconto di un’epoca, quella della Controriforma, che trovò espressione nella costruzione di fastosi edifici religiosi come manifestazione del potere ecclesiastico. Spettacolare!

Il Teatro Massimo

A poche centinaia di metri dalla Chiesa dell’Immacolata Concezione al Capo si trova il Teatro Massimo Vittorio Emanuele, il più grande edificio teatrale lirico d’Italia, nonché uno dei più grandi d’Europa (terzo per ordine di grandezza architettonica dopo l’Opéra National di Parigi e la Staatsoper di Vienna). Con i suoi 7.730 m² di superficie – fra teatro, sale di rappresentanza, gallerie e scale monumentali – domina la piazza antistante dedicata a Giuseppe Verdi.

L’arte rinnova i popoli e ne rivela la vita. Vano delle scene il diletto ove non miri a preparar l’avvenire.

Così recita l’epigrafe sull’architrave sotto il frontone attribuita ora a un autore, ora all’altro, ma che tutt’oggi non ha una paternità certa.

Dall’esterno il Teatro Massimo appare come un vero e proprio tempio con la scalinata monumentale che introduce al pronao e alle sei colonne corinzie, il tutto sovrastato dal frontone tipico dell’architettura classica greco-romana. Ai lati della scalinata si ergono due piedistalli con due leoni in bronzo cavalcati dalle allegorie della Tragedia (di Benedetto Civiletti) e della Lirica (di Mario Rutelli) che rendono l’ingresso ancor più solenne. 

L’interno non l’ho visto, me lo riservo per la prossima volta.

Teatro Massimo di Palermo
Teatro Massimo

Per informazioni sulla visita del Teatro Massimo consulta il sito ufficiale.

Cosa vedere a Palermo in tre giorni fuori dal centro storico

Di seguito alcune cose da vedere a Palermo fuori dal centro storico.

Pur essendo un po’ dislocate sono tutte raggiungibili a piedi senza grossi sforzi, quantomeno per me che amo camminare. Certo, arrivavo a sera con due fette di formaggio puzzolenti nelle scarpe al posto dei piedi, ma gli occhi e lo spirito, affamati di bellezza, avevano il sopravvento.

Le Catacombe dei Cappuccini

Più che tra le cose da vedere a Palermo, le Catacombe dei Cappuccini rientrano a pieno titolo nella Top 10 dei luoghi più macabri in cui passare la notte. Un cimitero sui generis e un luogo dello spirito che affonda le radici nel passato ormai remoto, divenuto a tutti gli effetti un must del capoluogo siciliano.

Anche qui, due parole per contestualizzare le Catacombe sono d’obbligo.

Nel XVI secolo i Cappuccini insediati nella Chiesa di Santa Maria della Pace seppellivano i confratelli morti in una cisterna che era stata ricavata sotto l’altare di Sant’Anna. Nel tempo la fossa risultò poco capiente e così i frati si misero a scavare nuove catacombe sotto l’altare maggiore, ma quando iniziarono a traslare le reliquie dei defunti per dargli nuova sepoltura, scoprirono che 45 salme erano rimaste intatte per un processo di mummificazione naturale e così, nel rispetto della volontà divina, decisero di imbalsamare i corpi dei defunti.

Dal 1599, anno in cui vi trovò riposo Fra Silvestro da Gubbio – il primo della serie – al 1881, quando fu imposta per legge la sepoltura nel cimitero, la collezione si è arricchita di ben 8.000 salme (tra uomini di chiesa e fedeli che potevano sostenere i costi dell’imbalsamazione).

All’interno ti troverai a camminare lungo angusti corridoi attraversando file di mummie con indosso abiti d’epoca, tra cui quella di Rosalia Lombardo, morta a soli due anni d’età e nota come la mummia più bella del mondo.

Catacombe dei cappuccini a Palermo
Catacombe dei cappuccini

Per informazioni sulla visita del Teatro Massimo consulta il sito ufficiale.

Il Palazzo della Zisa

Il Palazzo della Zisa – dall’arabo al-aziz che significa “il glorioso” o “lo splendido” – si staglia contro il cielo blu di Palermo ostentando l’austera imponenza di una fortezza impenetrabile, ma anche il fascino esotico di una dimora fiabesca, ed è l’ennesimo Patrimonio UNESCO che testimonia la presenza arabo-normanna in Sicilia.

Fu Guglielmo I – detto il Malo – ad avviare i lavori di costruzione del sontuoso edificio destinato al riposo e al divertimento dei re normanni (1135), mentre a portarlo a termine fu il figlio, Guglielmo II – detto il Buono – nel 1180.

Nel Medioevo la Zisa divenne un centro di attività agricola fortificata e si mantenne intatto nell’aspetto fino al 1635, quando fu acquistato da Giovanni de Sandoval e Platamone, cavaliere dell’Alcantara, che apportò modifiche significative alla struttura. Nell’Ottocento passò nelle mani della famiglia Notarbartolo che lasciò la sua firma con la creazione di tramezzi e solai e finalmente, nel 1955, fu rilevato dalla Regione Sicilia che si occupò del restauro.

Facciata del Palazzo della Zisa a Palermo
Palazzo della Zisa

Borgo Vecchio e il Teatro Politeama

Con Borgo Vecchio chiudo la lista di cose da vedere a Palermo in tre giorni: ciò non significa che non ci sia altro da fare, ma è inutile che mi ripeta perché credo ti sia ormai chiaro.

Borgo Vecchio, lo dice il nome, è un altro dei quartieri storici di Palermo.

Sorse nel 1556 in seguito alla costruzione del nuovo porto e all’acquisto della tonnara di San Giorgio da parte dell’allora Senato e, va da sé, si popolò fin da subito di pescatori e marinai. Si trova nella parte nord della città e regala scorci sul mare e vicoli costellati di botteghe artigiane che conservano i colori e le fogge del passato.

Pur non essendo un must, è interessante da visitare per vedere uno spaccato della Palermo più popolare e verace.

Nei pressi di Borgo Vecchio, dove ha sede un altro dei mercati storici di Palermo, potrai ammirare il Teatro Politeama Garibaldi, un edificio imponente e armonioso dall’elegante struttura circolare che domina la piazza antistante.

Costruito a partire dal 1867 e inaugurato, seppur ancora incompleto, nel 1874 con I Capuleti e i Montecchi di Vincenzo Bellini, fu concepito per esaltare la funzione sociale del teatro, ossia quella di teatro del popolo. Il nome, Politeama, indica un teatro in cui si rappresentano spettacoli di vario genere e oggi è sede dell’Orchestra Sinfonica Siciliana.

Statue dell'Oratorio dei Bianchi alla Kalsa di Palermo
Oratorio dei bianchi (Kalsa)

Altre cose da fare e da vedere nei dintorni di Palermo

Se il tuo soggiorno a Palermo dura più di tre giorni, puoi pensare di fare un giro negli immediati dintorni che, a quanto si dice, rivelano grandi sorprese. Di seguito ti lascio alcuni spunti, luoghi che avevo messo in lista senza pensare che in una città come Palermo il tempo è tiranno e non basta mai.

Il mare: Mondello e Sferracavallo

Visto che non ci sono stata, non mi dilungherò. Se ti vuoi fare un giro al mare senza allontanarti troppo da Palermo, mi sono state consigliate le spiagge di Mondello e di Sferracavallo. Ho visto qualche foto e ti dirò, niente male per essere solo a 10 km dalla città. Sono raggiungibili entrambe con i mezzi pubblici. Se non ti piace la confusione, evita il fine settimana perché ho letto che sono un carnaio.

Le ville di Bagheria

Bagheria, nota come la città delle ville, si trova a circa 20 km da Palermo e si può raggiungere con il treno regionale, ma a detta dei locali rischi di fare il viaggio della speranza.

Nella cittadina, che ha dato i natali al pittore Renato Guttuso ed è stata set di diversi film d’autore, si trovano una ventina di ville settecentesche in stile barocco, neoclassico e gotico. A me piacciono le dimore storiche e se avessi avuto più tempo, o una macchina, un giro me lo sarei fatto. Sono possibili anche visite guidate.

Il Duomo di Monreale

Il Duomo di Monreale è un’altra delle cose più belle da vedere nei dintorni di Palermo.

Ho provato a raggiungerlo con i mezzi pubblici ma ahimè, quando finalmente il bus si è palesato l’orologio del telefono mi ha riso in faccia senza ritegno: non sarei mai arrivata in tempo per gustarmelo come avrei voluto e così, senza troppi rimpianti, l’ho aggiunto alla lista di ragioni per tornare a Palermo quanto prima.

A quanto mi hanno detto si tratta dell’ennesimo capolavoro d’arte arabo-normanna, simbolo della fusione tra le diverse culture che hanno caratterizzato la storia della Sicilia.

Un consiglio. Se vuoi visitare il Duomo di Monreale e sei appiedato, considera di farlo al mattino: gli autobus ci sono, ma non così frequenti, e per raggiungerlo impiegano una quarantina di minuti (in base al traffico). Una volta a Monreale devi camminare, mi pare, tra i 15 e i 20 minuti.

Per informazioni sulla visita del Duomo di Monreale consulta il sito ufficiale.

Dove mangiare a Palermo (e cosa)

E ora qualche cenno veloce sulla gastronomia corredato di qualche consiglio, altrettanto veloce, su dove mangiare a Palermo.

Veloce perché è un tema che meriterebbe un articolo a sé e preferisco lasciare quest’onere a chi si occupa di recensire ristoranti o scrive di food. Inoltre, non vivendo a Palermo ma avendoci trascorso pochi giorni, le mie conoscenze sono alquanto limitate.

La gastronomia palermitana è una festa per i sensi che oltre ai piatti tipici noti a tutti – dalla pasta con le sarde alla caponata fino ai cannoli siciliani e le cassate – vanta un’ampia tradizione di Street Food. Non vorrei esagerare, ma credo sia la più vasta d’Italia.

Tra i celebri, oltre all’arancina, abbiamo la panella (panino farcito con farinata di ceci fritta e servito con qualche goccia di limone), lo sfincione (focaccia condita con sugo di pomodoro, cipolle, acciughe, caciocavallo e mollica di pane o pangrattato), il pane ca meusa (pane con la milza di vitello cotta lentamente e condita con sale e limone) e il crocché (la classica crocchetta di patate con prezzemolo e formaggio che sicuramente avrai assaggiato più di una volta, ma se non l’hai mangiata a Palermo è come se non l’avessi mai provata).

Sul dove mangiare a Palermo ti consiglio in prima battuta di provare i mercati: c’è di tutto, dalla gastronomia alla friggitoria, dal ristorante-bancarella (dove degustare la cucina di casa) al banco del pesce (dove non dovrai far altro che scegliere la tua preda e attendere che sia pronta sorseggiando un bicchiere di vino). Se non ricordo male si trova anche la carne arrostita, ma ne mangio poca e non ho prestato attenzione.

Io mi sono fermata due volte Al Tentacolo (Vucciria): 1 kg di polipo arrostito, quasi 1 kg di fritto misto, pane, vino, acqua e caffè per 20 euro a testa!

Ti suggerisco inoltre la Trattoria Ferro di Cavallo (cucina tipica palermitana dal 1944 che ha un ottimo rapporto qualità prezzo) e I cuochini (per lo Street Food un po’ più raffinato rispetto al mercato).

Qui mi fermo e lascio a te il compito di proseguire la ricerca!

panelle e crocché
Panelle e crocché

Dove dormire a Palermo

Diversamente dal cibo, sul quale mi sono limitata a qualche spunto lasciando a te il piacere di esplorare, per l’alloggio non posso far altro che consigliarti (vivamente) Mama Tita – Rooms and Breakfast: una città fantastica merita un’esperienza altrettanto fantastica!

Le ragioni sono molteplici, una più valida dell’altra.

Procediamo con ordine e partiamo da Giovanni che ha sempre lavorato nell’hospitality e che durante la pandemia ha fatto una scelta a dir poco coraggiosa: aprire un b&b dedicato alla madre, Tita, con cui aveva un legame molto forte.

Le stanze, sei in tutto, si ispirano ai differenti componenti della famiglia di cui portano il nome e sono arredate con gusto, ricercatezza e cura del dettaglio: ne sono un esempio le nicchie ricavate nel muro accanto al letto che fungono da comodino, il letto a baldacchino della Mama Tita Suite, i soffitti a volta o la presenza della radio a valvole dei primi anni Cinquanta in omaggio a Papà Franco innamorato della musica.

La colazione non è da meno. A prepararla con amore e dedizione è lo stesso Giovanni che ogni mattina accompagna il caffè (o il cappuccino) con un vassoio di cannoli freschi, cassatine e dolci fatti in casa.

Anche la posizione è ottima, in una zona silenziosa e tranquilla a ridosso del Borgo Vecchio e a soli 15 minuti a piedi dal Teatro Massimo che può essere un buon punto di partenza per la visita del centro storico di Palermo.

Una struttura di lusso in cui ti sentirai a casa: questa è la sensazione che ti porterai via quando lascerai Mama Tita, assieme al sorriso di Giovanni che è un gran dispensatore di consigli e di buon umore.

Mama Tita - Room & Breakfast
Mama Tita – Room & Breakfast

La Globetrotter

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