La mia prima volta a Napoli risale al secolo scorso. Ripercorro a ritroso gli ultimi trent’anni in cerca di emozioni lontane. Quelle della prima volta, che non ti abbandonano mai. Il ricordo sbiadisce, le emozioni pulsano di vita. Napoli è caotica, sporca, disordinata, anarchica e furbastra, lo so bene, ma io ne sono profondamente innamorata: è la città italiana che meglio incarna quella polvere del mondo che cerco di respirare durante i miei viaggi. Così, dopo averci pensato e ripensato all’infinito, ho deciso di scrivere la mia piccola guida esperienziale su cosa vedere a Napoli in tre giorni. Che poi tre è un numero convenzionale, il minimo sindacale per approfondire la conoscenza con la città e lasciarsi ammaliare.
Tre giorni a Napoli
- Napoli: perché si chiama la Partenopea?
- Cosa vedere a Napoli in tre giorni
- Cosa vedere a Napoli in tre giorni: tour consigliati
- Dove mangiare a Napoli
- Dove dormire a Napoli

Tre giorni a Napoli: cosa vedere nella Città Partenopea
Fermo restando quanto detto sopra rispetto al tempo da dedicare alla visita di Napoli, direi che tre giorni ti possono bastare per portarti a casa una bella esperienza, condita dal desiderio di tornare a trovarla. Perché Napoli ti diventa amica e in alcuni casi, come nel mio, un appuntamento fisso da rispettare!
Napoli: perché si chiama la Partenopea?
Spesso, quando si parla di Napoli, si ricorre all’uso di Partenopea: ti sei mai chiesto il perché?
L’etimologia della parola, parthenope, ha origini molto antiche legate alla mitologia greca cantata nell’Odissea. Hai presente il passaggio in cui Ulisse racconta come sia sopravvissuto alla voce ipnotica delle sirene che ammaliavano i naviganti di passaggio, portandoli alla morte? Avvertito dalla Maga Circe sui poteri nefasti delle creature marine, Ulisse aveva imposto agli uomini del suo equipaggio di tapparsi le orecchie alla vista delle sirene mentre lui, spinto dalla curiosità, si era fatto legare all’albero maestro della sua nave per ascoltarne il canto.
Una di loro, Parthenope, si avvicinò a lui e se ne innamorò, ma nel mondo di Omero non era contemplato l’amore tra sirene e uomini e l’insorgere del sentimento le sarebbe costato la vita. I due si scambiarono quindi uno sguardo colmo di tristezza che durò qualche secondo, giusto il tempo della traversata, in una sorta di preludio all’inevitabile morte della sfortunata sirena. Poi il suo corpo scivolò negli abissi del mare e le altre creature, addolorate dal triste epilogo, lo trasportarono fino alla costa di cui divenne parte, modificandone la morfologia.
Da qui la nascita di Neapolis e dell’uso di Partenopea quando si parla della città di Napoli.

Cosa vedere a Napoli in tre giorni
Di cose da vedere a Napoli in tre giorni ce ne sono parecchie. Ognuno di noi ha ritmi e gusti diversi per cui non ti dirò cosa fare passo dopo passo, ma ti fornirò delle indicazioni di massima per aiutarti a pianificare il soggiorno in città, seguendo le tue inclinazioni, il tempo di cui disponi e altre variabili quali orari di apertura e chiusura dei luoghi di interesse o le condizioni climatiche.
Essendoci stata più volte nel tempo – una delle tante ci sono passata scorrazzando per l’Italia con l’Ape Calessino al solo fine di mangiare pizza e sfogliatella – ho cercato di ricomporre il puzzle partendo da quelli che io ritengo i Must (secondo un ordine più o meno logico) e concludendo con visite e tour un po’ più ricercati.
Il centro storico e i must di Napoli
Napoli conserva ancora oggi l’assetto urbanistico dell’antica Neapoli che riprende il tracciato delle polis greche definite da cardi (orientati in direzione nord-sud) e decumani (diretti verso est-ovest): il suo centro storico, Patrimonio UNESCO dal 1995, è piccino e girarlo a piedi ti darà modo di vivere a pieno il mood della città e smaltire i rotolini generati dagli inevitabili eccessi della gastronomia napoletana.

- Potresti dare inizio alla tua visita di Napoli da Piazza del Plebiscito, uno dei luoghi simboli della città partenopea: con i suoi 25.000 m2 di superficie, è la piazza più grande della città, oltre a essere una delle maggiori del Bel Paese. Si compone di due parti: la prima, ai piedi della Basilica di San Francesco di Paola (aperta tutti i giorni dalle 08.00 alle 12.00 e dalle 16.00 alle 19.30), ha la forma semicircolare mentre la seconda, che confina con Palazzo Reale, è più rettangolare. Al centro si trovano le due statue equestri di Carlo II di Borbone e del figlio Ferdinando I che furono realizzate dal Canova e dall’allievo Antonio Cali. Sulla piazza, delimitata ai lati da un colonnato, si affacciano il Palazzo della Prefettura (edificato nell’Ottocento sulle macerie di un ex convento domenicano), Palazzo Salerno (del XVIII secolo) e Palazzo Reale (una delle quattro residenze usate dai Borbone durante il Regno delle due Sicilie che ospita la Biblioteca Nazionale di Napoli);
- Piazza Trieste e Trento e Piazza del Municipio (insieme a Piazza del Plebiscito) sono dette le Piazze del Potere perché accolgono, come in passato, le sedi del potere politico e amministrativo della città cui si sono aggiunte, in tempi più recenti, costruzioni che ospitano banche e uffici;
- Palazzo Reale (aperto tutti i giorni, escluso il mercoledì, con orario 09.00 – 20.00) fu edificato nel 1600 da Fernando Ruiz de Castro, conte di Lemos, e ospitò i viceré spagnoli e asburgici fino al 1734, quando Carlo di Borbone divenne re di Napoli e ne fece la sua sede ufficiale. Potrai visitare l’Appartamento Storico adibito a museo – in cui sono esposti capolavori d’arte realizzati dai pittori più noti del periodo borbonico, tra cui il Guercino e Andrea Vaccaro – e i giardini esterni;

- il Teatro San Carlo, fondato nel 1736, è il teatro lirico più antico del mondo a essere tuttora attivo e detiene un primato non da poco: fu infatti il primo a istituire in Italia una scuola di danza, anticipando di 41 anni il Teatro alla Scala di Milano e di 55 anni il Teatro la Fenice di Venezia. “Non c’è nulla in tutta Europa, che non dico si avvicini a questo teatro, ma ne dia la pallida idea. Gli occhi sono abbagliati, l’anima rapita”(Stendhal);
- Galleria Umberto I è un capolavoro di ferro e vetro costruito al posto di un isolato raso al suolo in seguito all’epidemia di colera del 1884 e fu realizzata nell’ambito del programma di rinnovamento e modernizzazione della città di Napoli iniziato con l’Unità d’Italia: oggi vi si trovano un sacco di caffè, gli stessi frequentati da artisti, scrittori e pittori della prima metà del Novecento (il che, ai miei occhi, rende il luogo particolarmente affascinante);
- il Duomo (ufficialmente noto come la Cattedrale metropolitana di Santa Maria Assunta, aperta tutti i giorni dalle 08.30 alle 13.30 e dalle 14.30 alle 19.30) è una delle chiese più grandi della città e ingloba a mo’ di cappelle laterali due edifici di culto sorti separatamente: la Basilica di Santa Restituita, che custodisce il Battistero di San Giovanni in Fonte, e la Reale Cappella del Tesoro di San Gennaro che conserva le reliquie del patrono cittadino;

- tra le tante cose da vedere a Napoli sì o sì c’è il Cristo Velato custodito al centro della navata della Cappella Sansevero (aperta tutti i giorni, escluso il mercoledì, con orario 09.00 – 18.30, prenotazione obbligatoria). L’opera – una statua di marmo scolpita a grandezza naturale rappresentante Nostro Signore Gesù Cristo morto e coperto da un sudario trasparente realizzato dallo stesso blocco della statua – fu realizzata da Giuseppe Sanmartino che staccandosi dai canoni classici, la impregnò di sentimenti tardo-barocchi;
- a metà strada tra il Duomo e la Cappella Sansevero si trova via San Gregorio Armeno, una delle vie più celebri di Napoli nota per le botteghe artigiane dei presepi (tradizione che si perpetua fin dall’antichità);
- a poche centinaia di metri dal Cristo Velato si erge il Complesso Monumentale di Santa Chiara (o Monastero di Santa Chiara, aperto dal lunedì al sabato con orario 09.30 – 17.30 e la domenica dalle 10.00 alle 14.30), un’altra delle cose da vedere a Napoli assolutamente. Fu edificato a partire dal 1310 per volontà del re Roberto d’Angiò e della moglie Sancia di Maiorca e include la Basilica di origine gotica, gli ordini monastici (clarisse e francescani), uno stabilimento termale romano del I secolo d.C., il Museo dell’Opera Francescana (con tesori scampati al bombardamento del 1943) e un presepe tradizionale con pastori del Settecento e dell’Ottocento: la punta dell’iceberg è rappresentata dall’espressione di pace e bellezza che incarna il Chiostro realizzato dal Vaccaro tra il 1739 e il 1742, con i pilastri rivestiti da maioliche e le pareti ricoperte da affreschi seicenteschi rappresentanti Santi, allegorie e scena dell’Antico Testamento;

- Napoli sotterranea prende il nome dall’associazione sorta alla fine degli anni Sessanta che attuò un programma esplorativo, geologico, speleologico, antropologico e archeologico dei manufatti e del sottosuolo partenopeo, facendone una tappa obbligata per chi visita la città: un viaggio nel substrato che sorregge Napoli da circa 5.000 anni dove sono state recuperate importanti opere di ingegneria civile dell’antichità;
- Castel dell’Ovo (visitabile gratuitamente dal lunedì al sabato con orario 09.00 – 19.00 e la domenica, dalle 09.00 alle 13.00) è il castello più antico di Napoli: edificato nel 1128 sull’antico Isolotto di tufo di Megaride, rivestì nei secoli un importante ruolo difensivo, ma fu anche monastero, carcere e residenza reale. Secondo la leggenda, Virgilio avrebbe nascosto un uovo all’interno di una gabbia nei sotterranei del castello perché “da quell’ovo pendevano tutti li facti e la fortuna” del luogo, da cui l’origine del nome e il suo status di simbolo della storia di Napoli. Ti suggerisco di raggiungere Castel dell’Ovo con una bella passeggiata sul Lungomare Caracciolo ammirando il Vesuvio che si staglia all’orizzonte;
- Castel Nuovo (o Maschio Angioino, aperto dal lunedì al sabato con orario 08.30 – 17.00) fu edificato durante il Regno di Carlo I d’Angiò (seconda metà del XIII secolo) per sorvegliare e proteggere la città dalle incursioni nemiche: la fortezza, che funse anche da residenza reale, completava il sistema difensivo in auge all’epoca che aveva avuto come protagonisti Castel dell’Ovo (divenuto vecchio e obsoleto) e Castel Capuano;
- tra le cose da vedere a Napoli in tre giorni non può mancare il Museo Archeologico (aperto tutti i giorni, escluso il mercoledì, con orario 09.00 – 20.00) che si trova nel Palazzo degli Studi ed è uno dei musei più importanti al mondo per la ricchezza e l’unicità di opere d’arte e manufatti esposti. È costituito da collezioni private acquisite o donate alla città nel corso dei secoli che confluiscono in tre nuclei principali: la Collezione Farnese, le Collezioni Pompeiane e la Collezione Egizia, seconda in Italia solo a quella di Torino, nonché tra le più antiche d’Europa;

- via Toledo, da cui passerai volente o nolente infinite volte, è la spina dorsale del centro storico di Napoli e collega Piazza del Plebiscito a Piazza Dante (una delle più importanti della città). Fu realizzata nel 1536 per volontà del viceré Pedro Álvarez de Toledo e si destreggia per oltre un chilometro tra palazzi signorili che ospitano oggi i negozi più svariati: da vedere la stazione della metropolitana inaugurata nel 2012;
- il Caffè Gambrinus è uno dei must di Napoli e un giro ti consiglio di farlo anche solo per darci un’occhiata: fondato nel 1860 e arredato in stile neoclassico, il Gambrinus conserva all’interno stucchi, statue e quadri di fine Ottocento, tra cui alcune opere di Gabriele D’Annunzio e Filippo Tommaso Marinetti. Oggi è un posto per fighetti, ma la pratica del caffè sospeso – che consiste nel lasciare un caffè pagato per chi non se lo può permettere – pare sia nata qui sul finire del XIX secolo;
- vicoli senza uscita, immagini sacre, balconi con gl’immancabili panni stesi sono le peculiarità dei Quartieri Spagnoli che all’epoca dei miei primi tour a Napoli erano considerati pericolosi dagli stessi napoletani al punto da evitare accuratamente di metterci piede, ma negli ultimi anni si sono rivalutati parecchio e rappresentano una delle esperienze da fare in città. I quartieri furono edificati nel XVI secolo per accogliere le guarnigioni militari spagnole insediatesi a Napoli e conservano tutt’oggi un carattere pittoresco, intriso delle caratteristiche culturali e delle consuetudini tipiche napoletane come l’usanza di lasciar asciugare il bucato sui fili che attraversano i vicoli longitudinalmente.

Ai Quartieri Spagnoli, oltre a trovare lo spritz a 1 euro, potrai assaporare piatti e dolci tipici della cucina partenopea a prezzi popolari, tra cui o per e o muss (che tradotto significa il piede e il muso e che a me fa un certo ribrezzo).

Sempre ai Quartieri Spagnoli (via Emanuele de Deo 60) potrai ammirare uno dei due grandi murali dedicato a Maradona nel 1990 per mano di Mario Filardi, quando il Napoli vinse il secondo scudetto grazie alle prodezze del calciatore argentino che divenne l’idolo di tutta la città.
Napoli in tre giorni: altre cose da fare e da vedere
Di seguito altre cose da fare e da vedere a Napoli se ti resta del tempo o se hai già visitato la città in passato e come me ci torni spesso e volentieri:
- la Certosa di San Martino – una vera chicca! – si trova al Vomero: da lì potrai ammirare Napoli dall’alto. Il complesso monumentale, risalente al 1325, consta di un monastero e di una chiesa barocca dai soffitti affrescati, con annesso il Museo aperto al pubblico nel 1866 dopo che la Certosa – inclusa tra i beni ecclesiastici soppressi – fu dichiarata monumento nazionale;
- tra il 1606 e il 1610 Michelangelo Merisi, detto Caravaggio, soggiornò due volte a Napoli: la prima in fuga da Roma sotto la protezione della famiglia aristocratica Carafa Colonna e la seconda ospite della marchesa Costanza Colonna. Il tour delle opere del primo grande autore del barocco italiano che si trovano oggi nella città partenopea è una delle cose che ti consiglio di fare a Napoli. I quadri in questione sono tre:
- la flagellazione di Cristo è notevole per la ricerca artistica sulla luce che illumina solo il corpo di Cristo lasciando il resto nell’ombra e si trova nel Museo Nazionale di Capodimonte (aperto tutti i giorni, escluso il mercoledì, con orario 08.30 – 19.30);
- le Sette opere di Misericordia offre un’esaltante visione d’insieme di vari personaggi che sembra ambientata in un vicolo di Napoli ed è conservata presso la Chiesa e la Quadreria dei Pio Monte della Misericordia (aperta tutti i giorni dalle 10.00 alle 18.00 e la domenica, dalle 09.00 alle 14.30);
- il Martirio di Sant’Orsola fu realizzata poche settimane prima della sua morte ed è esposta alle Gallerie d’Italia di Palazzo Piacentini in via Toledo (aperto dal martedì al venerdì con orario 10.00 – 19.00, il sabato e la domenica fino alle 20.00);

- passeggiando per il centro storico di Napoli ti imbatterai nel Pulcinella di Vico Fico al Purgatorio, l’opera più fotografata della città che è stata realizzata dal Maestro Lello Esposito, artista autoctono noto a livello internazionale per le sue iconiche opere pittoriche e scultoree legate alla tradizione partenopea. Ho visitato il suo atelier (Scuderie Sansevero, Vico San Domenico Maggiore 9, chiuso al pubblico) e chiacchierando con lui ho scoperto un genio dal talento innato: negli anni Ottanta del secolo scorso Lello Esposito, allora sedicenne, iniziò ad attingere ai segni e i simboli della città – tra cui il Vesuvio, il corno, l’uovo, San Gennaro e Pulcinella – imponendoli come marchio di napoletanità e contribuendo a creare un’identità partenopea fortemente riconoscibile ed esportata in tutto il mondo. Le sue opere sono disseminate in tutta Napoli, persino in metropolitana: alla stazione di Salvator Rosa è presente un Pulcinella figurativamente viaggiatore del mondo, mentre alle pendici del Vesuvio si staglia una maschera in pietra vulcanica che pesa ben 40 tonnellate;
- un giro sulla Linea Uno della Metropolitana è un’altra delle cose simpatiche che si possono fare a Napoli: minima spesa, massima resa. Le stazioni della tratta del trasporto pubblico partenopeo rientrano nel circuito delle Stazioni dell’Arte, un progetto volto a promuovere la conoscenza e la diffusione di artisti contemporanei che priva l’arte della sua sacralità esclusiva, rendendola fruibile a tutti;
LEGGI ==> Viaggio in metrò tra le Stazioni dell’Arte a Napoli

- via Port’Alba è un breve tratto del decumano centrale che attraverso l’omonima porta collega piazza Bellini (uno dei luoghi cult della movida dove si ritrovano artisti, intellettuali e studenti universitari) a piazza Dante ed è una strada suggestiva e affascinante conosciuta come la via dei librai per la presenza di bancarelle antiquarie su cui si affastellano pagine ingiallite dal tempo;
- alle spalle del Duomo, in Piazzetta San Giuseppe dei Ruffi 2, si trova il Monastero di Clausura Delle Perpetue Adoratrici, scoperto per puro caso, dove ti consiglio di entrare per vedere le monache dedite all’ininterrotta adorazione del Santissimo Sacramento esposto sull’altare;
- Borgo Orefici è una zona destinata da sempre alle attività commerciali e quando nel Medioevo gli orafi napoletani ottennero da Giovanna D’Angiò il riconoscimento ufficiale di corporazione, si radunarono con le loro botteghe proprio qui. Nel XVII secolo il viceré Marchese del Caprio decretò il Borgo come unico luogo di Napoli dove argentieri e orefici potevano esercitare la loro arte e ancora oggi gli artigiani, uniti in un consorzio, espongono prodotti della tradizione orafa napoletana (accanto a marchi di rilievo internazionale, ma questo è l’effetto della globalizzazione).

Baia, la città sommersa
Una cosa che mi propongo da sempre di fare a Napoli – perché sia ancora nella mia lista dei desideri non si sa! – è la visita del Parco Sommerso di Baia, la piccola Atlantide italiana che conserva tracce evidenti dell’Impero Romano.
L’antica Baia era una lussureggiante città romana dove i nobili si recavano in villeggiatura ed era nota per la cultura dei letterati e dei filosofi che vi risiedevano. Alla fine del IV secolo d.C. il bradismo – fenomeno vulcanico di innalzamento e abbassamento del suolo che caratterizza il golfo di Pozzuoli, a nord di Napoli – diede inizio all’inesorabile sprofondamento della fascia costiera che si portò dietro la città di Baia di cui sono visibili ancora oggi, tra i 5 e i 7 metri sotto il livello dell’acqua, i resti di ville lussuose ed edifici romani con tanto di sculture, mosaici, colonne e affreschi quasi intatti.
Cosa vedere a Napoli in tre giorni: tour consigliati
Ho selezionato per te alcuni tour di Napoli proposti da Civitatis, se vuoi arricchire la tua visita della città di spunti interessanti:
- Free Tour di Napoli: visita degli angoli più suggestivi del capoluogo campano (tre ore, in italiano);
- Free Tour del centro storico di Napoli (in italiano):
- Tour dei sotterranei di Napoli: visita del sottosuolo per conoscere la storia dei tunnel siti sotto dei quartieri spagnoli (un’ora, in italiano);
- Tour della Street Art nei quartieri spagnoli: due ore, in italiano;
- Tour dei Misteri e delle Leggende di Napoli: un’immersione nel mondo della superstizione napoletana con visita alla chiesa di San Gregorio Armeno e al Tesoro di San Gennaro (quattro ore, in italiano);
- Tour delle origini di Napoli: da Castel dell’Ovo al Maschio Angioino: visita dei monumenti iconici di Napoli in compagnia di una guida esperta (quattro ore, in italiano);
- Tour sulle orme del Caravaggio a Napoli: i luoghi più emblematici della presenza dell’artista in città (due ore e trenta minuti, in italiano);
- Tour di Maradona a Napoli: visita del centro storico sulle orme del calciatore argentino (un’ora e trenta minuti, in italiano);
- Tour del mercato gastronomico di Napoli: un’esplosione di profumi e colore con degustazione di alcuni piatti (due ore, in italiano);
- Corso di Pizza Napoletana (che alla fine ti papperai anche!): due ore, in italiano.

Dove mangiare a Napoli
Eccoti un elenco di ristoranti dove mangiare a Napoli la cucina tradizionale, testati personalmente durante il mio ultimo viaggio in città:
- partiamo dalla pizza che regala sempre grandi emozioni: nemmeno la pizzeria più scrausa ti deluderà. Ci sono le classiche – Sorbillo, De Michele, Di Matteo e Pizzium, quantomeno quelle che conosco io – e poi c’è la storica Starita a Materdei (vicino all’omonima metropolitana e presente anche a Milano, Torino, Firenze e New York con il nome Don Antonio by Starita) che nasce nel 1901 per mano di Alfonso Starita come cantina vinicola in cui degustare vini e cibi tipici e che col tempo si trasforma in pizzeria. Una lunga tradizione familiare alle spalle che, tra quelle provate, a mio avviso ne fa la migliore: l’impasto è leggero, lievitato il giusto – per intenderci, i cornicioni non sembrano grattacieli come accade invece in quel di Milano – e i prodotti di ottima qualità. Da Starita la pizza te la devi guadagnare: la pizzeria è aperta tutti i giorni (escluso il lunedì) dalle 12.00 alle 15.30 e dalle 19.00 alle 23.30 e davanti alla porta d’ingresso c’è sempre una gran coda che non funge da deterrente, ma è il riconoscimento del lavoro ereditato e portato avanti con passione dalla famiglia Starita;
- oltre alla pizza, ti consiglio di provare la cucina tradizionale nei seguenti ristoranti:
- Pizzeria e Trattoria Sannino (Via Guglielmo Oberdan 28/A, tel. 081 18274624), consigliatami da Mena, l’host del mio b&b, è un piccolo ristorante a conduzione familiare che si distingue per l’eccellenza e l’accoglienza: tra le tipicità napoletane, ti consiglio di provare la pasta alla genovese e la pasta patate e provola;
- Ristorante Pizzeria Al Cucciolo Bohemien dal 1963 (Vico Berio 5/8, tel. 081 407902) mi è stato consigliato da più di una persona e parlo di napoletani DOC. Atmosfera piacevole e cibo di qualità: pizza, friarielli e fritto misto deliziosi;
- Ristorante Dora (Via Ferdinando Palasciano 30, tel. 081 680519) se sei un amante del buon pesce;
- la mia ultima dritta è quella di non perderti le sfogliatelle calde di Attanasio (Vico Ferrovia, vicino alla stazione Garibaldi) e il caffè alla nocciola del Mexico (Piazza Dante 86): sono entrambi dei must!

Dove dormire a Napoli
Se quest’articolo su cosa vedere a Napoli in tre giorni vuol essere una guida esperienziale, non posso far altro che consigliarti Starita Bed&Pizza (dove ho alloggiato io), proprio sopra la pizzeria.
L’idea di integrare l’esperienza imperdibile della pizza napoletana a un ambiente in cui sentirti come a casa è di Mena, figlia di Don Antonio, e la trovo un’idea vincente. Le cose fatte con passione hanno sempre quel qualcosa in più e dagli occhi di Mena la passione sgorga a fiotti: quella per le sue radici e quella per i viaggi che l’hanno spinta a trasformare Starita Pizzeria in Starita Bed&Pizza. Il rimando, evidente, è decisamente originale.
La location è piccina e accogliente: due camere arredate con gusto e una zona comune, proprio come a casa. La colazione, fai da te, è abbondante e il sorriso non è un optional, ma incluso nel prezzo!

Che altro dire? Non ho la pretesa di essere stata esaustiva e tantomeno impeccabile. La scoperta di un luogo è qualcosa di intimo e soggettivo per cui prendi quello che scrivo su cosa vedere a Napoli in tre giorni come delle semplici linee guida da cui partire per vivere la tua personale esperienza!
La Globetrotter
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descrizioni sempre molto interessanti, non mi sono mai fermata a Napoli l’ho sempre solo percorsa per fare ritorno dalle vacanze.
Ciao
Grazie Anna,
dovresti considerarla, è una meta interessante e affascinante!
Guida esaustiva, brava Diana, in tre giorni davvero c’e’ tutto e anche di più di quello che la splendida Napoli offre.
Grazie mille! Amo Napoli e ho cercato di renderla come meglio potevo…