Di tutti i paesi dell’America Latina che conosco – e non sono pochi – la Colombia è in assoluto quello che amo di più. Di tutti i rischi che immagini di poter correre in Colombia, l’unico concreto è quello di volerci restare. Io ci ho trascorso complessivamente otto mesi, percorrendola da Nord a Sud e vivendola con i locali, e ti confesso che ho dovuto lottare con me stessa per non cedere alla tentazione di fermarmi. Quello che ti propongo oggi è il racconto di un viaggio al Cabo de la Vela, nella penisola della Guajira, decisamente una delle destinazioni più belle, e meno gettonate, del paese.
Perchè il Cabo della Vela è un non luogo, un qualcosa di indefinito ed etereo che ti farà perdere completamente la concezione del tempo e dello spazio.

La ruta verso il Cabo de la Vela
Venti sono le ore di bus che separano Bogotà da Rioacha, punto di arrivo, o di partenza, di questo viaggio memorabile nell’universo magico di Gabriel Garcia Marquez.
Venti ore che scorrono come minuti nel susseguirsi di un paesaggio mozzafiato che si snoda per oltre 700 chilometri tra canyons, dirupi e imponenti montagne fino a quando all’orizzonte inizia a profilarsi il mare del caribe colombiano. Ma tropici, palme e frutta esotica aspetteranno perché io mi spingo oltre, alla penisola della Guajira, una delle regioni più remote e ambite dell’America Latina fin dai tempi della conquista.
Giungo a Rioacha all’ora di pranzo e inauguro il mio arrivo con fiumi di cerveza bien fría e pollo fritto gentilmente offerti da un paisa che vive e lavora in questa tranquilla cittadina, capoluogo della regione.
Mi sistemo in un alberghetto decrepito e inizio subito la ricerca di un autobus che mi porti al Cabo de la Vela, un villaggio di pescatori di etnia wayuu situato all’estremità nord del continente. Le notizie in merito sono un po’ vaghe ma coincidono tutte sul fatto che non esiste un collegamento diretto tra Rioacha e il Cabo de la Vela.
Dopo un paio d’ore mi arrendo! Sembra che l’unico modo per raggiungere in solitaria l’Alta Guajira sia quello di prendere un minibus gremito di gente che scarica i passeggeri al crocevia con Uribia. Lì, armati di una buona dose di pazienza, si aspetta l’arrivo di una camioneta senza sapere con precisione “se” e “quando” passerà.

Non è tanto l’incertezza sul tempo d’attesa a scoraggiarmi quanto l’idea di dover trascorrere quel lasso di tempo imprecisato sotto il solleone. Si parla di 35° all’ombra e siamo in una zona desertica… a me l’ombra nel deserto suona come un ossimoro e non mi convince! Meglio un tour organizzato con una serie di “meno” a rendergli omaggio: meno complicato, meno avventuroso, meno faticoso…
Mi rivolgo a un’agenzia che dopo varie contrattazioni mi accorda una riduzione sul prezzo ufficiale e insieme a tre colombiani e un’argentina salgo sulla Toyota a 4 porte che ci accompagnerà per i prossimi due giorni.
Da Manares, dove effettuiamo una breve sosta per visitare le saline, il terreno si fa accidentato. Sembra di partecipare a un rally, con le sospensioni del veicolo continuamente sotto tensione e l’autista che gronda sudore come una fontana nel tentativo di mantenere il controllo del mezzo!!!

D’altronde un viaggio meno avverso non renderebbe giustizia a quest’esperienza. La sola idea di trovarmi in pieno deserto con la consapevolezza che dietro la prossima duna potrebbe materializzarsi l’acqua cristallina del Caribe è sufficiente a farmi strippare!!!
E difatti il Cabo de la Vela è un miraggio che giunge inaspettato. Resto basita di fronte a un tale prodigio della natura. Blu e seppia i colori dominanti che rivelano la loro indiscutibile complementarietà nei tre elementi naturali: aria, acqua e terra. Un luogo mistico in cui la connessione con la natura è talmente forte da rigenerare qualsiasi cellula, animale o vegetale che sia.

Entriamo in questo villaggio wayuu che sembra appartenere a un’altra dimensione spazio-temporale, uno di quei luoghi dove il tempo prende fiato e rallenta il suo ritmo. Un’unica via polverosa lungo la quale il villaggio si anima attorno alle capanne in bambù in cui vivono i locali. Cellulare e collegamento internet appartengono a un film di fantascienza per gli abitanti del Cabo de la Vela…
Impossibile non lasciarsi sedurre da tutte quelle piccole cose di cui la frenesia del mondo occidentale ci ha privato senza nemmeno consultarci: l’assaporare la dolcezza delle ore che scorrono lente, l’inebriarsi della brezza che solleva la sabbia e che sembra voler respingere il mare, il sole che senza alcun affanno inizia a calare lasciandosi ammirare nel suo splendore per un tempo apparentemente infinito prima di congedarsi definitivamente con un sorriso malizioso e accattivante che cela un invito per il giorno seguente.
La permanenza al Cabo de la Vela scorre tra ricche pietanze a base di pesce fresco accompagnato dal tradizionale riso al cocco e strepitosi patacones, spiagge di singolare bellezza e l’escursione al tramonto al Pilar de Azúcar che secondo la tradizione wayuu sarebbe il luogo sacro ove le anime dei defunti si rifugiano per riposare e riversare sul villaggio i loro sogni di pace e tranquillità.
Con una breve passeggiata ne raggiungo la cima per godere del piacere di una vista che al calar della sera assume toni surrealisti: la spiaggia sottostante appare ammorbidita dalle dune di sabbia rosata e le diverse tonalità di blu che la sovrastano si rincorrono l’un l’altra fino a sfumare nelle ultime pennellate di rosso con cui il sole ossequia i suoi spettatori. Il tutto sullo sfondo di un paesaggio desertico in cui piccole oasi, circondate di cactus a candelabro, si perdono nell’immensità del mio sguardo.

La notte giunge inattesa e mi regala un altro di quei momenti che mi accompagneranno a lungo. Spaparanzata in un caldo e accogliente chinchorro, mi lascio cullare dalla brezza marina con il suono delle onde in sottofondo e mi perdo tra le migliaia di stelle che avvolgono l’oscurità. Sono così vicine che arrivo a sentirmi parte dell’universo …
La Globetrotter
Ti è mai capitato, nel corso dei tuoi viaggi, di arrivare in un luogo totalmente fuori dal mondo? Se si, quale? Che emozioni ti ha suscitato? Ti aspetto nei commenti
Se cerchi spunti per organizzare un viaggio nella terra di Márquez, leggi il mio post COLOMBIA TUTTA DA SCOPRIRE, un affresco su tutto ciò che questa meravigliosa terra ha da offrire. Altri articoli dettagliati sulla Colombia li trovi invece QUI.
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Stupendo….
Wow… grazie mille!
Sono sempre affascinata dai tuoi racconti di viaggio Diana, e questo è uno tra i miei preferiti, fin d’ora. Amo tutto ciò che Capo de la Vela ti ha ammaliata: la tranquillità del posto, il deserto al quale non si può resistere, per le sensazioni indescrivibili che ti suscita, il mare, e, il rimanere estasiati dalle sensazioni che il cielo, il cosmo, la natura incontaminata ti offre….E, “il sentirti parte dell’universo”, alla presenza di quel cielo stellato, credo che sia stato l’apice del viaggio.
Si Rita, è proprio così… e il tramonto ti avrebbe sicuramente stregata, lasciandoti lì, piccola e inerme, di fronte all’immensa generosità della Pacha Mama, la madre terra… grazie per seguirmi così assiduamente! Un abbraccione
ciao sono stata quest’anno anche io a Cabo de la Vela, stupendo….. Sto anche iniziando a scrivere un blog e penso di finalizzare il primo articolo proprio su questo posto stupendo!
Cara Ambra, io credo che il Cabo de la Vela sia il giusto spunto per dare vita a qualcosa di nuovo, bello ed entusiasmante come aprire un blog personale che narra di viaggi in terre straordinarie! Ma io amo la Colombia in generale quindi forse sono di parte… scrivimi quando sei online, ti leggo volentieri!
Ciao Diana..sembra un luogo affascinante! sto cercando info per andare a fare windsurf e capire le condizioni meteo e di vento per Settembre, avresti qualche contatto o suggerimento a riguardo gentilmente? grazie molte. Enrico
Ciao Enrico, è davvero un luogo affascinante credimi ma purtroppo non ti posso aiutare, ci sono stata a gennaio del 2013 e non ho nessun contatto nella zona. Però ti posso dire che non ricordo di aver visto surfisti, molto più probabile che sia fattibile nel Chocò, hai letto i due post?
Ciao vorremmo andare a febbraio io e la mia compagnia in colombia.Da Cartagena spingersi fino a Cabo de la vela.
Potrei farti delle domande??Ci saresti di grande aiuto!
Primo se ci consiglieresti di affittarenun auto da cartagena a cabo,passando x santa Marta con escursione al parco Taurina
Secondo sé da Rioacha e facile trovare un agenzia x fare un escursione li nel deserto..e di quanti giorni consiglieresti.
Grazie in anticipo mi piacerebbe avere anche altri aiuti.
Complimenti,Gianluca.
Graxie Gianluca, certo puoi chiedermi tutto quello che vuoi
Allora, secondo me affittare una macchina è inutile anche perché gli autobus funzionano benissimo. Da cartagena a santa marta sono 4 ore da li potete andare al tayrona è a circa 40 minuti da santa marta. Bellissimo passateci la notte ma verifica prima se è aperto. Gennaio è alta stagione e a fine mese lo chiudono per dargli respiro.
Non ricordo quante ore sono da santa marta a rioacha ma da santa marta partono bus e poi li ci sono le agenzìe per fare i tour. Generalmente sono due giorni e una notte x il cabo e 3 giorni e 2 notti includono anche il cabo de la vela. Almeno era cosi quando sono stata io. Potete anche farlo da soli ma è uno sbattimento assurdo (almeno quando sono stata io).
Contattami pure se hai nisogno dj altre info, sarà un piacere aiutarti. La Colombia è meravigliosa, mi saprai dire
Ciao Diana, grazie ai tuoi preziosi consigli abbiamo fatto un bellissimo viaggio. Grandiosa Punta Galinas. A presto Claudia
Ciao Claudia, sono felice di sapere che è andato tutto bene. La Guajira è magica.. un abbraccio
Deve essere un posto fantastico. Buona giornata Anna (polianna)
Lo è cara Anna, un luogo fuori dal mondo!