C’era una volta una terra chiamata Daunia. Che dico c’era, è ancora lì. Il fatto di essere poco conosciuta non significa che sia sparita dalla faccia della terra o che non abbia nulla da raccontare, tutt’altro. Come succede anche nelle migliori famiglie, la Puglia ha fatto figli e figliastri e per anni ha puntato tutto su Salento e Valle d’Itria a discapito della Daunia che custodisce tra le sue pieghe gemme dalla bellezza inenarrabile. Ventinove comuni con un’identità ben definita che si è costituita nel corso dei secoli e di cui gli abitanti, giovani o vecchi che siano, si prendono cura affinché non vada perduta. Luoghi sospesi tra passato e presente che appagano i sensi e riempiono il cuore di armonia come il borgo di Pietramontecorvino che sprigiona poesia e trasuda storia da tutti i pori.
Pensi che stia farneticando e che l’apatia dell’ultimo anno e mezzo mi abbia tolto l’obiettività? Che la Daunia e Pietramontecorvino siano una distorsione della mia mente che non potendo attingere alla realtà, immagina luoghi invisibili e li disegna come fece Marco Polo con l’Imperatore dei Tartari Kublai Khan nel capolavoro calviniano? Tranquillo, non sei l’unico.
Quando ho comunicato ai miei amici che sarei andata in Daunia, buona parte di loro mi ha guardata perplessa cercando di localizzarla in qualche angolo remoto del pianeta e invece, guarda un po’, è più vicina di quanto pensi. La sua bellezza resta lì, confinata tra i monti, semplicemente perché fino a pochi anni fa nessuno si è preso la briga di gridarla ai quattro venti. E per fortuna, aggiungo, perché nel silenzio è riuscita mantenere viva la sua autenticità il che, a mio modesto parere, è un valore aggiunto non indifferente alla conoscenza di un luogo
Giusto per fornirti qualche dato a sostegno delle mie parole, Pietramontecorvino è uno dei quattro comuni dei Monti Dauni a far parte del circuito I borghi più belli d’Italia, è stato insignito del riconoscimento Bandiera Arancione dal Touring Club Italiano e si è attestato all’ottavo posto della classifica del concorso nazionale Il Borgo dei Borghi.
Ma ora bando alle ciance, è giunto il momento di partire alla scoperta di questo territorio che va letto non solo nella sua bellezza paesaggistica, ma anche nella sua ricchezza storica e culturale. Iniziamo con il tour del borgo di Pietramontecorvino e proseguiamo poi con gli immediati dintorni e qualche consiglio gastronomico.

Il borgo di Pietramontecorvino, la perla dei Monti Dauni
Pietramontecorvino è figlio dell’antico abitato di Montecorvino, centro bizantino edificato intorno al 1015 che dopo anni di splendore e floridezza, precipitò nel declino e l’abbandono. I suoi abitanti cercarono rifugio sulle colline circostanti e fu così che sorsero i borghi di Pietramontecorvino, Motta Montecorvino e Volturino.
Dei tre, Pietramontecorvino è il più grande e senza nulla togliere agli altri due, è anche il più bello.
Te ne accorgi non appena arrivi nella piazzetta antistante alla porta d’accesso a Terravecchia, nucleo del borgo medievale sorto su uno sperone roccioso, e percorri con gli occhi il profilo della torre campanaria che sfocia nella cupola maiolicata verde e gialla. Quando poi attraversi quella porta e inizi a passeggiare tra le mura secolari, lungo l’impianto ad anello su cui si innestano gli stretti vicoli che regalano scorci panoramici delle colline circostanti, non puoi non innamorartene.
Un tempo l’accesso a Terravecchia passava attraverso tre porte: Santa Caterina a sud-ovest, Portella a est e Port’Alta a ovest, unica superstite con un arco gotico a sesto acuto. Al culmine dello sperone sorge il complesso monumentale costituito dalla Torre Normanna (che dall’alto dei suoi 30 metri offre una vista sconfinata del Tavoliere delle Puglie), il Palazzo Ducale e la Chiesa Matrice.
Le prime notizie sulla Torre Normanna risalgono al 1209 quando Pietramontecorvino, all’epoca chiamata Castel di Pietra, era feudo di due soldati; in epoca federiciana divenne una delle torri di avvistamento nell’impianto difensivo del castello di Lucera e di quello di Castel Fiorentino; infine, con gli angioini, si elevò al rango di dimora nobiliare.

La sua struttura solida e imponente ne racconta il passato guerriero al punto che, salendo al primo piano, hai quasi l’impressione di sentire i passi dei soldati e le loro voci concitate che annunciano l’arrivo del nemico. Quando poi arrivi al secondo piano e ti soffermi sulle sue eleganti bifore, quel passo pesante si trasforma in un delicato fruscio di sete e broccati e le voci concitate si fanno festose annunciando il luogo di ritrovo della nobiltà alla corte del re Carlo D’Angiò. Il viaggio si completa percorrendo un breve tratto della scala in quercia tagliata ad ascia che trattiene tra le vene nove secoli di storia e sfocia nell’ampio terrazzo merlato che regala una visione sublime del paesaggio circostante.
La Torre Normanna si innalza dal Palazzo Ducale (di sicura origine angioina, benché non si conosca la data esatta di costruzione) che si affaccia su un giardino pensile, raccordo naturale con la Chiesa Matrice dedicata a Santa Maria Assunta. Non sono un’estimatrice di arte religiosa, ma sono rimasta affascinata dalla sovrapposizione di stili – romanico, gotico, rinascimentale e barocco – dovuti ai rimaneggiamenti operati nel corso dei secoli.
Last but not least, ti consiglio di visitare il Museo della Civiltà Contadino ricavato in una saletta del Palazzo Ducale che raccoglie ed espone oggetti della vita quotidiana e del lavoro agricolo nei primi anni del XX secolo.
Una volta conclusi i cosiddetti must di Pietramontecorvino, non resta di meglio da fare che vagare a briglia sciolte per i vicoli di Terravecchia con la consapevolezza che ogni angolo è quello giusto per portarsi a casa lo scatto perfetto, ricordo indelebile di un luogo che ti conquisterà senza bisogno di parlare.

Suoni, Sapori e Colori di Terravecchia
Nella seconda metà del mese di settembre il centro storico del borgo di Pietramontecorvino diventa lo scenario di Suoni, Sapori e Colori di Terravecchia, una manifestazione giunta quest’anno alla sua 33° edizione e che attraverso rievocazioni storiche, concerti di musica medievale e stand gastronomici, riporta in auge l’antico splendore, mantenendo saldo il legame con la tradizione.
Per ben due giorni le vie di Terravecchia vibrano di dolci melodie e si animano di armature, cavalieri, figuranti in costume e artisti di strada che trasformano il paese in un set cinematografico, coinvolgendo gli spettatori nella Vita del borgo.

Cosa vedere nei pressi del borgo di Pietramontecorvino
Motta Montecorvino e il profumo dell’autenticità
A venti minuti di macchina dal borgo di Pietramontecorvino troviamo Motta Montecorvino il cui nome potrebbe derivare dall’avverbio latino mox, più vicino. Di fatto, tra i tre, Motta è il più vicino al nucleo originario di Montecorvino, oggi sito di interesse storico e archeologico.
Motta Montecorvino è un paese microscopico che profuma di autenticità. Sulla carta ci vivono poco più di seicento anime, ma nella realtà pare non si arrivi a cinquecento. Per una misura di quanto sia piccolo, ti basti sapere che è l’unico comune di tutta la Puglia a non avere nemmeno un tabacchino.
Delle cinquecento anime che vivono a Motta Montecorvino, la maggior parte sono anziane con un’intera via popolata da ultracentenari. Ti confesso che l’idea di un luogo in cui tutti si conoscono e si sostengono come se fossero parte di una grande famiglia, mi scalda il cuore.

Motta Montecorvino merita una visita per più di una ragione. In primis l’atmosfera rilassata e tranquilla che a mio avviso gli regala mille punti, e poi per il legame dei suoi abitanti con il territorio, animato da una passione fitta quanto la nebbia.
Il centro storico è poco vissuto e, ahimé, anche poco valorizzato. Tra le sue mura ospita la Chiesa Matrice dedicata al patrono, San Giovanni Battista, che si celebra il 6 maggio di ogni anno con un pellegrinaggio a piedi fino alla cima del Monte Sambuco. Si tratta di un rito legato al Miracolo della pioggia che si perpetua fin dal 1901 quando i contadini di Motta, stremati dalla lunga siccità, raggiunsero la cima del monte per chiedere al santo di mandargli la pioggia. Sulla via del ritorno li colse un temporale improvviso che permise loro di salvare i raccolti e da quel dì, una volta l’anno, i fedeli intraprendono il pellegrinaggio accompagnati da carri allegorici che rievocano passi biblici.
Interessante da visitare la torre campanaria in stile gotico, occupata e utilizzata dai tedeschi durante la seconda guerra mondiale, che offre una bella panoramica sui Monti Dauni, e la plurisecolare quercia di San Luca che di notte si accende di colori e dona al paese un effetto surreale.
Infine, Motta è il punto di partenza privilegiato per la visita delle rovine di Montecorvino e per l’ascesa al Monte Sambuco che con i suoi 980 metri di altezza si attesta tra le vette più alte dei Monti Dauni (oltre a essere una delle aree più boschive più estese di tutta la Puglia).

La Torre di Montecorvino
A meno di cinque chilometri da Motta Montecorvino, sulla sommità di una collina che domina l’intera valle, si trova il rudere di una torre normanna risalente all’XI secolo la cui silhouette, erosa dal tempo, ricorda la sedia di un mostro gigante da cui il soprannome, Sedia del Diavolo.
La Torre di Montecorvino fu distrutta nel 1137 dalle truppe del re normanno Ruggero II, fu poi ricostruita e definitivamente abbandonata in seguito al terremoto del 1452, quando la popolazione si spostò negli attuali centri abitati di Pietramontecorvino, Motta e Volturino.
Insieme all’area circostante, che comprende l’antica Cattedrale di Sant’Alberto e altri rinvenimenti di scavi più recenti, la Sedia del Diavolo testimonia l’importanza storica della Daunia e rappresenta un punto strategico – come lo era al tempo del suo splendore – per ammirare la tavolozza di colori che si spiega dinanzi agli occhi.
Come dicevo all’inizio, tra questi monti si celano tesori nascosti. Pensa che Torre Montecorvino, in fase di studio costante, è considerato uno dei siti archeologici più interessanti di tutto il Mezzogiorno.

Volturino, la balconata sui Monti Dauni
L’ultima tappa di questo breve excursus in terra dauna ci porta a Volturino, il terzo dei borghi risorto dalle ceneri di Montecorvino, che grazie ai suoi 735 metri di altezza prende il nome di “balconata”: la vista, nelle giornate terse, pare sia sublime e spazia dal Tavoliere alle Tremiti, dal Gargano ai limiti delle Murge baresi, fino al lontano monte Vulture in Basilicata.

Passeggiando per i vicoli del centro storico si incontrano l’antica Chiesa di San Domenico di Guzman, la Chiesa di Santa Maria Assunta e la Chiesa di San Francesco d’Assisi, edificata alla fine del XIX secolo.
L’appuntamento più importante per gli abitanti di Volturino è la festa in onore della Madonna della Serritella, patrona del paese dal 1774, che si celebra due volte l’anno (la prima domenica di maggio e l’8 settembre) con una lunga processione che parte dall’antico Santuario della Serritella, situato a sei chilometri dal centro del paese, di cui oggi resta solo una Cappella ove è custodita la statua policroma in legno di cedro rappresentante la Natività.

Dove mangiare a Pietramontecorvino
Per concludere, ecco qualche buon indirizzo testato personalmente a Pietramontecorvino in cui assaggiare i prodotti tipici della gastronomia locale.
- Peccati di Gola, dove potrai gustare alcuni piatti della tradizione tra cui la salsiccia con la sugna e le orecchiette con le cime di rapa;
- Sasso d’Oro (via Mazzini 36), offre un’ampia scelta di antipasti e di pizze sfiziose;
- Birrificio Montalto, consigliato per le birre artigianali prodotte localmente;
- Salumificio Carpinelli (via Lucera 24) da cui potrai portarti a casa salumi pregiati e unici come la Noglia, a base di filetto di maiale e aromi vari;
- Caseificio Il Corvino bianco (Km. 15.500, Strada Provinciale 5) dove troverai le migliori mozzarelle della zona.

Clicca QUI per consultare le strutture disponibili a PIETRAMONTECORVINO e dintorni
La Globetrotter
Conoscevi già questa parte d’Italia? Ti piacerebbe visitarla? Ti aspetto nei commenti
In collaborazione con Daunia Press Tour e la Regione Puglia.
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Daunia? Mai ma mai sentita nominare. Dal nome poi sembra una regione dei Balcani. E invece sono laggiù, in Italia.
Bei posti e come sempre fai venire voglia di andarci.
Grazie.
Eheheh, che ti dicevo? Addirittura una regione dei Balcani? Non li conosco molto per cui non mi dice nulla! Grazie comunque, quando organizzerai il tuo viaggio in Salento, non dimenticare qualche giorno tra i Monti Dauni