La Birmania, ribattezzata Unione del Myanmar nel 1990, è un altro dei sogni che ho accarezzato a lungo prima di vederlo realizzato. Circa trent’anni per la precisione! Già, perché fin da piccola trascorrevo ore contemplando il mappamondo, sfogliando pagine dell’atlante, divorando libri di geografia e rincorrendo con la fantasia luoghi esotici e lontani, per cui potete immaginare tutti la mia fibrillazione quando finalmente, nel 2013, ho tirato fuori il mio sogno dal cassetto e sono partita alla volta della Birmania (su certe cose sono un po’ sentimentale, per me Birmania era e Birmania resta!). Ovviamente, odiando i viaggi organizzati, non poteva essere che una Birmania fai da te!

Sicuramente sfondo una porta aperta ma per chi non lo sapesse la Birmania è passata – quasi senza soluzione di continuità – dalla lotta per l’indipendenza alla lotta per la democrazia.

L’indipendenza dalla corona britannica infatti, avvenuta nel 1948, dura solo quattordici anni. Nel 1962 un colpo di stato militare consegna il paese nelle mani del generale autocrate Ne Win e segna l’inizio di una dittatura protrattasi per circa mezzo secolo che conduce il paese all’isolamento. Nel 2011, grazie alla lotta e all’impegno del Premio Nobel per la Pace Aung San Suu Kyi, la Birmania registra un primo grande cambiamento che si concretizza in un’apertura verso l’esterno. A distanza di quattro anni, lo scorso mese di novembre per la precisione, la Birmania ha visto finalmente il trionfo della democrazia con il primo scrutinio libero dopo decenni di dittatura.

Ecco perché nel 2013, spinta dal desiderio di valori autentici e tradizionali non ancora inquinati dagli ideali occidentali, ho deciso di partire alla scoperta della Birmania. L’idea di entrare in contatto con un popolo ancora così poco avvezzo al turismo di massa era per me un invito a nozze. Purtroppo, è giusto dirlo, non ho trovato quel che mi aspettavo: in almeno tre occasioni mi sono sentita il classico “pollo da spennare” e per quanto una parte di me abbia tentato di giustificare l’accaduto… l’altra non è ancora riuscita a digerirla. È pur vero che la mancanza di tempo mi ha spinta a scegliere un itinerario che toccasse solo i MUST del paese: probabilmente, fuori dai percorsi battuti, è ancora possibile vivere la Birmania, quella vera!

Tornando a noi, ecco qui la mia Birmania fai da te: un itinerario di dieci giorni da Yangon a Mandalay, usando esclusivamente mezzi di trasporto pubblici prenotati in loco.

Considerato che a differenza di altri paesi non ho la presunzione di conoscere la Birmania e so di averla semplicemente assaggiata vi pregherei, se per ci siete già stati, di integrare il mio itinerario nei commenti affinché chi atterra su questo post possa avere una panoramica completa del paese, come si suol dire… a 360°! Con i differenti punti di vista. Grazie mille amici…

Itinerario di viaggio in Birmania

2 giorni a Yangon

Prima tappa a Yangon, una città caotica e delirante dalla fatiscente architettura coloniale con lo sguardo rivolto al futuro e quel tocco di etnico che non guasta mai. A parte la visita della Shwedagon Pagoda che dicono sia la più bella al mondo – era la prima volta che ne visitavo una e la sua magnificenza mi ha folgorata – il mio consiglio è quello di avventurarvi per le vie di questa città in continuo movimento e assaporarne profumi ed atmosfere.

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La Shwedagon Pagoda di Yangon – Birmania fai da te

2 giorni al lago Inle

Secondo step al lago Inle, il più grande dell’alta Birmania situato a circa 900 metri di altezza. Per raggiungere Nyaungshwe, sulla sponda settentrionale del lago, ho viaggiato a bordo di un autobus notturno che ha coperto una tratta di circa 450 chilometri in quindici ore!

La peculiarità del lago, la cui atmosfera surreale deriva dai paesaggi mozzafiato arricchiti dalla presenza di meravigliose pagode solitarie, è data dai suoi abitanti, gli Inta, un popolo di pescatori-agricoltori che remano e pescano su una gamba sola. Uno spettacolo più unico che raro!

Una sosta di un paio di giorni al lago Inle è l’ideale per ritemprare corpo e spirito: il primo giorno vi consiglio di visitare il lago a bordo di una delle tante piroghe che svolazzano leggiadre di villaggio in villaggio passando per orti galleggianti e laboratori di artigianato locale; il secondo giorno potete noleggiare una bicicletta ed esplorare i dintorni di Nyaungshwe. I tour del lago, inutile dirlo, propongono tutti gli stessi circuiti!

Pescatore Inta – Lago Inle

1 giorno a Kalaw

La scelta di inserire Kalaw nel mio itinerario è stata dettata dall’esigenza di risparmiare tempo e denaro: vi ho trascorso giusto una giornata – arrivata la mattina da Nyaungshwe e ripartita la sera per Bagan – e non ho molto da dire in merito.

L’impressione che ho avuto, tuttavia, è decisamente positiva: situata a 1.300 metri d’altezza e interamente circondata da pinete, Kalaw era la stazione balneare per eccellenza durante l’epoca coloniale. È da qui che parte il trekking più battuto dai turisti occidentali, quello che in due giorni e mezzo di cammino conduce al lago Inle. Io non l’ho fatto, avevo i giorni contati, ma se tornassi indietro non ci penserei due volte a immergermi nell’incontaminata natura birmana.

2 giorni a Bagan

Capitale dell’impero birmano dall’XI al XIII secolo, Bagan è considerato uno dei siti archeologici più belli e impressionanti di tutta l’Asia: oltre 2.000 pagode si susseguono lungo la riva del fiume Irrawaddy regalando emozioni indescrivibili.

Anche qui vale la pena trascorrere un paio di giorni per visitare bene il sito, magari un giorno a bordo di un calesse e il secondo in sella a una bici per spingersi oltre, laddove le orde di turisti non arrivano per pigrizia o mancanza di tempo.

Questa, quantomeno, era la mia idea iniziale. Poi – sarà un mio limite ma almeno in viaggio voglio sentirmi libera di fare ciò che più desidero – pagode e templi mi stavano uscendo letteralmente dagli occhi per cui il secondo giorno l’ho dedicato a Popa, un vulcano inattivo situato a 50 chilometri da Bagan ove risiedono i 37 Nats birmani, gli spiriti protettori del paese. Ecco, diciamo che qui, a differenza di Bagan, di turisti occidentali se ne vedono pochi ed è più facile cogliere l’autenticità birmana, nel bene e nel male.

Uno dei mille Buddha di Bagan

3 giorni a Mandalay

Ultima capitale del reame birmano, Mandalay è nota per essere il centro culturale per eccellenza del paese.

Molti i siti interessanti da visitare a Mandalay e dintorni, tra cui il Shwenandaw Kyaung (il Monastero del Palazzo d’Oro), la Mahamuni Pagoda con il suo enorme Buddha interamente rivestito d’oro, le rovine dell’antica capitale reale di Inwa e il ponte in teak U Bein di Amarapura (quest’ultimo, possibilmente, al tramonto).

Ponte in teak

Una delle scene più toccanti a cui ho assistito e che vi consiglio assolutamente di non perdere è la distribuzione del pasto ai monaci. Non è qualcosa che si può raccontare, è qualcosa che bisogna vivere!

Per muovermi con agilità ho contrattato un moto-taxi che mi ha scarrozzata a destra e manca senza limiti di tempo!

Consigli e informazioni per un viaggio in Birmania

Avrei voluto arricchire questo post con consigli e informazioni utili alla preparazione di un viaggio in Birmania fai da te ma sono passati tre anni e le cose, si sa, cambiano alla velocità della luce.

Per quanto riguarda i voli, all’epoca la cosa più conveniente era atterrare a Bangkok e da lì raggiungere la Birmania con la compagnia aerea Air Asia. Tuttavia, un giro sui motori di ricerca mi ha svelato che oggi raggiungere Yangon o Mandalay direttamente dall’Italia non è più così oneroso.

Per entrare in Birmania è necessario un visto d’ingresso da richiedere presso l’Ambasciata dell’Unione del Myanmar a Roma. Io avevo inviato il passaporto con annessi e connessi tramite corriere all’Ambasciata e sempre tramite corriere mi era stato restituito munito di visto. Tuttavia sembra che dal mese di settembre 2014 la procedura si sia snellita e sia possibile richiedere il visto online e ritirarlo direttamente all’aeroporto di arrivo.

Alla fatidica domanda “quando andare in Myanmar” rispondo solo di non andarci in agosto. Il periodo migliore è sicuramente quello compreso tra novembre e marzo e per esperienza personale vi dico che ad agosto piove spesso e volentieri! E fidatevi, quando dico che piove non parlo della pioggerellina fastidiosa ma innocua bensì di acquazzoni di tutto rispetto che impongono l’uso di maschera e boccaglio! E, per inciso, piove tutti i giorni!

Infine, per chi mi conosce e si sta chiedendo come mai sono stata così poco tempo in Birmania nonostante fosse uno dei miei sogni nel cassetto posso solo rispondere che l’Asia, per quanto mi affascini, non esercita su di me lo stesso richiamo dell’Africa Occidentale o l’America Latina. Ci sono posti nel mondo che senti tuoi prima ancora di conoscerli e posti che senti estranei e lontani, credo sia normale, e dato che la mia filosofia di vita è fare ciò che mi fa stare davvero bene non ho voluto esagerare! Qualcuno resterà deluso ma il mondo è bello perché è vario non credete? Detto questo… la Birmania è un paese assolutamente da scoprire prima che venda l’anima al diavolo…

La Globetrotter

14 pensieri su “Birmania fai da te, il mio itinerario

  1. Sara dice:

    a parte quelle tre occasioni in cui si sei sentita “spennata”, cosa ti è mancato che ti aspettavi?
    sto desiderando di andarci l’anno prossimo e mi viene qualche dubbio ora…

    • Diana dice:

      Cara Sara, se vuoi sapere che cosa non ho trovato… ti rispondo semplicemente il calore umano. Innegabilmente i birmani hanno il sorriso sempre stampato in faccia e a parte quelle tre piccole occasioni, è un posto tranquillo con un fascino particolare. Solo che io cerco qualcosa di diverso, cerco comunicazione con la gente. Mi dicono sempre che il problema è la lingua. No, non credo. Una volta nel deserto della Mauritania sono rimasta insabbiata in mezzo al nulla (non ero sola ma in macchina con amici) e da quel nulla sono usciti gli uomini del deserto che non parlavano una parola di francese e ci hanno ospitato nel loro villaggio per quasi tre giorni! Non c’era la comunicazione convenzionale ma c’era comunicazione! Ecco, questo mi è mancato più di tutto… un po’ come mangiare un bel piatto di manicaretti senza sale!
      Ovviamente, ci tengo a dirlo, io non ho la verità in mano, quel che cerco io da un viaggio non è sicuramente quel che cerchi tu per cui se senti che la Birmania ti chiama devi andare e magari scrivermi quando torni e trovarci davanti a un caffè e confrontare le nostre esperienze! Suona folle?
      Un abbraccio…

  2. Chiara Carolei dice:

    cara Diana, volo appena prenotato per… agosto! ahahahha! Lo so, lo so, pioverà tantissimo, ma tant’è – il mio compagno 3 settimane di ferie le ha solo in quel periodo!
    Ti saprò dire… un abbraccio!

    • Diana dice:

      Carissima Chiara, sono felicissima per te! A parte qualche piccola disavventura che mi ha lasciata con un po’ d’amaro in bocca, la Birmania ha tante cose belle da vedere! Comunque tranquilla, pioverà tantissimo ma non a ciclo continuo! Occhio a prendere le biciclette e portatevi un buon k-way, questo si!
      Ci becchiamo comunque prima di agosto, ti aspetto sempre per un caffè…

  3. Micky dice:

    Ciao Diana!
    bellissimo post sulla Birmania…dove giusto pensavo di andare l’agosto prossimo, ahimè!
    scusa se te lo chiedo direttamente ma… cosa è successo quando ti sei sentita “un pollo da spennare”? Io sono tendenzialmente polla e vorrei evitare di essere spennata 🙂
    Te in che periodo sei andata?

    Dici che, a distanza di 5 anni dalla tua visita, faccio ancora in tempo o la Birmania ha già venduto l’anima al diavolo?
    grazie 🙂

    ciao

    • Diana dice:

      Ciao Micky! Piacere di conoscerti e grazie mille per essere passato da qui…
      Agosto… lo stesso periodo mio! Preparati alle piogge, mi raccomando.
      Per quanto riguarda la storia del pollo da spennare… è lunga da spiegare ma se leggi gli altri post, in particolare quello su Bagan e il Monte Popa ma anche su Yangon e Mandalay trovi qualcosa, ho raccontato quel che mi è successo… nulla di grave, per carità! Solo che io avevo aspettative altissime! E poi forse non ho un feeling così particolare con l’Asia!
      Detto questo, sono sicura che ti piacerà. A distanza di cinque anni è possibile anche accedere a luoghi che prima erano pressoché inesplorati, magari poi ti ospito sul blog con gli aggiornamenti… Birmania five years later!
      Un abbraccio

  4. Enrico dice:

    Buongiorno…credo che 10 giorni siano un periodo troppo breve per riuscire a capire qualcosa di un popolo e di un paese meraviglioso!! Ognuno è libero di fare ciò che meglio crede …ma per fare un analisi realistica completa e veritiera ci vuole tempo …

    • Diana dice:

      Ciao Enrico, sono assolutamente d’accordo con te! La mia non vuole essere un’analisi realistica, né completa, né veritiera, ma il semplice racconto della mia esperienza sulla base dell’itinerario che ho seguito all’epoca. Sono passati quasi sei anni dal mio viaggio, loro saranno cambiati come io sono cambiata, per cui magari andrò a fargli un’altra visita al più presto!

  5. Enrico dice:

    Ho trovato la tua esperienza di viaggio interessante!! Forse mi sono espresso male!! Non volevo farti una critica ..grazie per la tua recensione!!

    • Diana dice:

      Caro Enrico, non prendo mai i commenti che mi vengono fatti come una critica negativa. Se la critica è costruttiva io la vedo come positiva! Detto questo, che è un discorso generale perché mi piace l’idea che dal blog possano trarre profitto tutti, voi che leggete e io che scrivo… grazie!

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