La fine dell’estate mi genera sempre un certo sconforto e una serie di elucubrazioni che da Milano giunge fino a Santa Maria di Leuca. Dopo quasi un anno e mezzo di astinenza da Viaggio – e per viaggio intendo fuori dall’U.E. – alle elucubrazioni si sono aggiunte le pressioni costanti del mio passaporto che non ne vuole più sapere di stare a casa. Scalpita come un dannato e ha tutta la mia comprensione. Tra pochi mesi va in pensione e sa che non viaggerà più per cui ho deciso di fargli un regalo con una ricetta per la felicità.

Non mi sono rincretinita, sto semplicemente cercando il modo di rendere più leggera una vita che diventa ogni giorno più pesante, con un pizzico di ironia e una buona dose di fantasia. A differenza del corpo, lei è libera di vagare a briglia sciolte e di portare la mente ovunque curando, almeno in parte, il brutto male che ha colpito tutti noi.

Non ci credi? Prova e vedrai se non ho ragione!

Una ricetta contro l’Astinenza da Viaggio

Superfluo a dirsi che l’ingrediente principale della ricetta è il viaggio: un anno dovrebbe essere sufficiente a congedare il passaporto senza rancore da parte sua e a rendermi il sorriso che con la pandemia ha perso un po’ della sua spontaneità.

Traversata dell’Atlantico in barca a vela (1 mese)

Attraversare l’Atlantico a vele spiegate rappresenta per me l’espressione più ampia della libertà per cui lo eleggo come punto di partenza. Il mese migliore per la traversata, all’incirca tre settimane di tempo, dovrebbe essere novembre con il favore degli alisei. Tra l’altro è un sogno che mi porto dietro da quando, nel 2014, trascorsi tre settimane su una barca a vela ai Caraibi lavorando come cuoca! Che bei tempi…

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In barca a vela alle San Blas

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Umanità in Amazzonia (2 mesi)

Il primo timbro sul passaporto arriva dal Sud America con un paio di mesi a rigenerarmi nella foresta tropicale. Si, lo so, ci sono giù stata più volte, ma non ho mai realizzato il sogno di percorrere l’intero bacino amazzonico a bordo di un cargo traboccante di umanità. Sono pazza? Forse un po’, ma non riesco ancora a percepire “l’altro” come un nemico e il distanziamento sociale imposto dalla pandemia mi pesa sempre più…

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Colori in Amazzonia

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Paesaggi polari tra Patagonia e Terra del fuoco (2 mesi)

Dal caldo umido dell’Amazzonia scivolerei poi nel freddo dell’estremo sud del continente: Patagonia e Terra del Fuoco. Dopo due mesi di calore e umanità, trascorrerei volentieri un paio di mesi tra pinguini e balene, persa nell’immensità spaziale di quella parte di mondo che ancora non conosco. Due mesi? Sei pazza? Per niente. Ci sono luoghi dove tornerei all’infinito e l’Artico non rientra tra questi per cui devo impregnarmi il più a lungo possibile dell’atmosfera polare e riempirmi gli occhi di paesaggi surreali.

Astinenza da viaggio: il Perito Moreno la può curare
Perito Moreno (@Unsplash)

Spiritualità in Indonesia (2 mesi)

Poi volerei in Indonesia in cerca di un po’ di spiritualità. In altri tempi avrei scelto di tornare in India, ma dopo un’astinenza da Viaggio così lunga preferisco qualcosa di più leggero.

Ti sembrerò un po’ frivola, ma l’Indonesia è entrata a far parte dei miei sogni nel cassetto dopo aver visto il film Mangia prega ama. Non è un filmone, lo so, ma le scene girate a Bali mi hanno trasmesso un senso di pace invidiabile. E se trovassi anche il mio Javier Bardem nel corso di una passeggiata in bicicletta non ci sputerei sopra. Anche qui passerei un paio di mesi e dopo aver respirato a fondo la spiritualità di qualche isola remota, terminerei il viaggio nel Borneo: dopo il gorilla di montagna in Uganda, mi è venuta voglia di vedere gli orangotango.

Astinenza da viaggio curabile con la ricerca di spiritualità
In cerca di spiritualità in Indonesia (@Pixabay)

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Trekking in Nepal (1 mese)

La mia ricetta per la felicità si arricchisce di un bel trekking tra le colossali montagne del Nepal. Mi piacerebbe fare il campo base Everest, quello sul versante sud del Ghiacciaio Khumbu (5.364 metri d’altezza). Sei sicura? Si, certo! Volere è potere e con la fantasia arrivo dappertutto. Credo che la vista panoramica da lassù sia un antidoto contro tutti i mali, in primis quelli dell’anima. Considerato che non sono una sportiva, diciamo che un mese tra trekking e visita del paese può bastare.

Astinenza da viaggio da curare con il Campo Base Everest
Campo Base Everest (@Unsplash)

Tribù ed etnie dell’Etiopia (1 mese)

Dopo la quiete e la serenità dell’Asia mi sposterei in Africa, in cerca di colore locale. L’Etiopia mi attira e al contempo mi frena. I popoli della valle dell’Omo sono da sempre uno dei miei pallini, ma l’idea che molti di loro ne abbiano fatto un business non mi piace e così ho sempre rinunciato. Visto che con la fantasia riesco ad andare dappertutto, troverei il modo per spingermi oltre le tribù conosciute che hanno perso parte della loro autenticità e cercherei qualche soluzione alternativa, anche estrema, che mi consenta di vivere questi popoli un po’ più in intimità come ho fatto con i Dogon, in Mali. Va da sé che prima di andarmene, visiterei la Dancalia.

Valle dell'Omo in Etiopia
La valle dell’Omo in Etiopia (@Unsplash)

LEGGI ==> I Pays Dogon e il trekking nella falesia di Badiangara

Tra dune e nomadi, nel cuore del Sahara (1 mese)

Il deserto è un’altra delle dimensioni che adoro e vista la prolungata astinenza da viaggio, la mia ricetta contiene tutti gli ingredienti che possano dar vita a qualcosa di memorabile.

Ho incontrato il deserto la prima volta in Marocco, nel 2004, e si è subito accesa la miccia; ci sono tornata qualche anno dopo, prima in Mauritania e poi in Mali, e il fuoco ha continuato ad ardere. La mia voglia di esplorare il mondo mi ha spinto verso altri lidi, ma i vecchi amori non si dimenticano e una puntata tra dune e nomadi del Ténéré e del Tadrart, in Niger e Algeria, non me la perderei per nulla al mondo.

alt="Sulle dune della Mauritania"
Sulle dune della Mauritania

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La Transmongolica, un viaggio ai confini del mondo (1 mese)

La Transmongolica è l’ingrediente segreto, quello che darà al viaggio il tocco magico. A dirla tutta il mio sogno è sempre stato la Transiberiana, più per l’esperienza in sé che per la reale voglia di attraversare la Siberia, mentre la Mongolia è un luogo che vorrei visitare prima o poi per cui, come si suol dire, meglio non aspettare troppo e prendere due piccioni con una fava!

La Transmongolica, ottima cura con la astinenza da viaggio
Yurte in Mongolia (@Pixabay)

Il Messico, dove l’avventura ebbe inizio

Ed eccoci giunti alla fine di questo post un po’ fatuo che mi ha regalato un pizzico di leggerezza e di buon umore. Certo, dopo un anno vissuto così non so se sarei più in grado di riprendere la mia vita in mano per cui terminerei l’anno in Messico dove ebbe inizio la mia vocazione al viaggio e all’America Latina e magari, chi lo sa, mi ci fermerei anche.

Astinenza da viaggio curabile in Messico
Chichen Itza, Messico (@Pixabay)

Dicono che ci vuole poco per abituarsi alle nuove situazioni. Non so te, io dopo un anno e mezzo non mi sono ancora abituata a vivere in una gabbia, ho bisogno di rimettermi lo zaino sulle spalle e spiccare il volo, con un biglietto di sola andata. Il brutto è che a volte mi chiedo se sarò ancora capace di farlo con la spensieratezza di un tempo e questo mi spaventa più di qualunque virus letale.

La Globetrotter

Se come me ti senti in astinenza da Viaggio, sono sicura che pure tu avrai una ricetta per la felicità. Quale luogo o esperienza sceglieresti, in assenza di restrizioni, per tornare a sentire l’ebbrezza della libertà? Ti aspetto nei commenti.

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6 pensieri su “Astinenza da Viaggio? La mia ricetta per la felicità

  1. Alfonso+Esposito dice:

    Un anno sabbatico o giù di lì, un mix tra avventura, e spiritualità, tra caos e la sola compagnia della Pacha Mana. Se proprio dovrei scegliere opterei per la Patagonia una terra che non conosco manco nella lettura. La ricetta della felicità tutti la conoscono ma pochi ci transitano per la convinzione che la vita sia simile ad un fiume che scorre per inerzia in un solo senso senza sapere che oltre l’argine la vita pullula. Un bacio amica mia.

    • Diana Facile dice:

      Bella metafora! La ricetta per la felicità è molto soggettiva secondo me, io mi accontento di poco, potrei anche fermarmi semplicemente alla barca a vela e passare l’anno così, quel che mi preme è uscire da sta gabbia perché davvero inizio a dare i numeri!

  2. Alberto dice:

    Che bel post!! Mi ha fatto sognare 🤩 se fosse libero di andarci tante delle esperienze da te citate sarebbero nella mia lista come l’amazzonia, la Patagonia, la transmongolica e pure l’Indonesia dove tornerei volentieri per conoscere altre zone come il Borneo, Sumatra e magari anche la Nuova Guinea. A tutto ciò aggiungerei anche un viaggio in Africa che includa anche un piccolo safari, esperienza che davvero mi piacerebbe fare!! Sono fiducioso pure io che presto torneremo a godere di tutto ciò!!!

    • Diana Facile dice:

      Grazie Alberto, sono lieta di averti fatto viaggiare virtualmente con me e di aver viaggiato io con te! Beh, il safari è tanta roba, come mi avrai già sentito dire, una di quelle esperienze che puoi ripetere all’infinito senza ripeterti mai! Teniamo duro ancora un po’, ma poco però…

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