Decido di passare l’ultimo dell’anno ad Arembepe, una località situata a una quarantina di chilometri da Salvador de Bahia. L’idea è quella di raggiungere l’aldeia hippie e accampare là per qualche giorno. Non ho voglia di feste e confusione, desidero solo un po’ di tranquillità. Ho bisogno di riflettere su chi sono e dove voglio andare e per fare questo devo passare dal viaggio fisico al viaggio interiore che è sempre quello più duro e difficile da affrontare.
Sapevo che il Brasile mi avrebbe travolta, lo sapevo prima ancora di decidere di partire. E la mattina di Natale mi sono svegliata con la consapevolezza che era giunto il momento di “tirare fuori le ovaie”, come suole dire una mia vecchia amica, e fare un altro passo avanti. Non voglio lasciare il mio sogno a marcire nel cassetto solo per il timore di prendere una decisione sbagliata.
Conoscere Kilian all’Hostel Torre mi ha aiutata a capire che una vita senza radici non è facile come pensavo, ma io non sono Kilian, sono La Globetrotter, e vedo la vita a colori, non in bianco e nero. Perché allora non cercare un compromesso tra la mia vita attuale e la mia vita ideale?
Mi spaventa di più l’idea di vivere nella stabilità e nella sicurezza attendendo la pensione che quella di rimettermi in discussione ogni volta, reinventandomi una vita diversa e apprendendo cose nuove. Certo, se poi davanti ai miei occhi si materializza il principe azzurro che mi prende e mi porta via di certo non lo disdegno! In due tutto è più facile si sa. Un piccione viaggiatore farebbe al caso mio!
Ma torniamo ad Arembepe che raggiungo nel primo pomeriggio del 30 dicembre con l’idea di trascorrere qualche giorno per i fatti miei in un ambiente rilassato e pacifico come quello dell’aldeia hippie, la prima di tutto il Brasile.
Un angolo di paradiso situato tra le acque delle piscine naturali dell’oceano Atlantico e quelle della laguna del fiume Capivara. Un gioiellino di dune, palme e acque cristalline, scoperto alla fine degli anni sessanta, che ha affascinato personalità del calibro di Janis Joplin, Mick Jagger, Roman Polansky e i Novos Baianos e che ancora oggi si distingue per la presenza di rustiche capanne di legno e paglia, l’energia elettrica a intermittenza e un clima di pace e libertà.
Insomma, non so chi resisterebbe alla tentazione di perdersi in un posto così! Io no di certo salvo scoprire, all’arrivo, che la mia isola felice da un paio di mesi a questa parte non è più in grado di offrirmi la tranquillità che cerco.
Sembra infatti che l’aldeia hippie di Arembepe sia stata presa di mira dai trafficanti di droga che spesso e volentieri effettuano incursioni nel cuore della notte muniti di pistole e machete. Questo è quanto mi racconta Francisco, il proprietario del Gabriela Café, dove sorseggio la prima caipirinha di maracuja del pomeriggio. Ma cosa posso aspettarmi da un imprenditore che dopo aver sgretolato il mio sogno mi consiglia un paio di pousadas? Magari, chi lo sa, gestite dalla moglie Maria e la figlia Johanna? Probabilmente mi ha presa per la gringa idiota, penso dubbiosa ma dopo quel che mi è successo a Itaparica, con un briciolo di inquietudine.
Per togliermi il dubbio chiedo notizie a un paio di artigiani che malauguratamente mi confermano la versione di Francisco, aggiungendo che molti hippie dell’aldeia stanno migrando a Chapada Diamantina.
L’idea di essere nuovamente aggredita non mi alletta più di tanto per cui cerco alloggio in un posto presumibilmente sicuro che mi costa un occhio della testa. Al rientro a Salvador mi toccherà tirare su il parche per far fronte all’arrivo del Carnaval!
E visto che all’aldeia hippie non ci posso andare cerco di godermi Arembepe, una tranquilla e graziosa cittadina con una bella piazza e una spiaggia non particolarmente affollata su cui riversano le onde spumeggianti sospinte dal vento.

La mattina del 31 dicembre la gente è in fermento dalle prime ore dell’alba: si preparano alla festa di fine anno e l’euforia si sente nell’aria.
Mi allontano un po’ dal centro e raggiungo quella parte di spiaggia meno turistica, credo si tratti della parte vecchia della città, dove approdano i pescatori. Inizio a chiacchierare con Bira, un vecchio signore che alle 11 di mattina mi invita a provare il trago locale: vodka pura con caju, un frutto tipico della zona. Non è educato rifiutare per cui accetto la prima, la seconda, la terza e poi me la dò a gambe levate. Visto l’andazzo, se resto con lui l’anno nuovo lo festeggio in barella!
Non voglio fare la moralista, è un ruolo che non mi compete visto che so resistere a tutto tranne che alle tentazioni e in questi tempi satanici, come ama definire la nostra epoca l’amico Kilian, le tentazioni sono all’ordine del giorno, ma in America Latina l’alcolismo è realmente un problema. L’altra sera Francesco, il figlio di Neuza, mi ha detto di aver smesso di bere da un paio di anni perché quando iniziava non finiva più. Peccato che abbia compiuto diciotto anni tre mesi fa.
Mi chiedo se il fatto di bere tanto non sia un modo per affrontare i problemi sempre con il sorriso sulle labbra. Non so, è ancora troppo poco tempo che sono qui per presumere di conoscere questa piccola parte di popolo brasiliano, ma se di una cosa sono certa è che non si fanno le pippe mentali che ci facciamo noi occidentali.
Mi guardo attorno, osservo, interagisco, e trovo che la gente sia naturale, genuina, autentica, ancora capace di ridere, gioire e amare senza lasciarsi divorare dal dolore e dalla sofferenza. Perché diciamocelo, in Brasile ci sono molti problemi da risolvere. Senza dubbio, molti più di quanti ne possiamo avere noi. Soprattutto qui a Bahia dove la discriminazione razziale è ancora forte e sentita sebbene non ufficialmente riconosciuta. Nella scala sociale i posti di prestigio sono destinati ai bianchi e i neri occupano le posizioni inferiori. I primi vivono nelle aree residenziali, i secondi fanno le pulizie e si occupano dei loro figli, per dirne una!
Ciò nonostante hanno sempre e comunque il sorriso sulle labbra. Anche quando lavorano tanto, come Neuza che si sveglia all’alba e tira avanti la baracca da sola, o Ricardo, che lavora in un ristorante h 24 e non lo vedo fermarsi un attimo, sono sempre allegri e di buon umore. È un sorriso che gli nasce dentro ed è talmente contagioso che non ti lascia indenne. Non lo so, non so cosa sia, cosa rende magico questo popolo. È come se fosse avvolto da un’aura di spensieratezza che non l’abbandona mai.
Ed è così che voglio sentirmi in questo momento, nonostante stia pagando un botto di soldi per un dormitorio condiviso con le cucarachas, senza una doccia che possa definirsi tale e priva di un ventilatore che attenui un po’ i 40°C di temperatura esterna.
Avrei voluto essere all’aldeia hippie e sono qui, in attesa di tre argentine conosciute per caso con cui congederò l’anno che se ne va in un ristorantino sulla spiaggia, musica assordante che spara a tutto volume a ogni angolo della strada e fuochi artificiali che illuminano l’oscurità del cielo e muoiono nell’acqua del mare.
Sono sola, dall’altra parte del mondo, e sento che, nonostante tutto, questa è la mia collocazione. Brindo al 2016 con una promessa! Quella di fare il possibile perché quest’anno un altro pezzo di sogno diventi realtà…

Consigli e informazioni per raggiungere Arembepe da Salvador de Bahia
Per raggiungere Arembepe da Salvador de Bahia recati al Terminal da França, vicino al Mercado Modelo, e prendi un omnibus diretto. In meno di un paio d’ore sarai ad Arembepe.
È l’ideale per una gita di un giorno ma se decidi di trascorrere la notte in città, evita assolutamente di pernottare alla Pousada da Fa. Sarà pure la più economica della città ma saranno soldi buttati perché non dormire. Per il caldo, per le zanzare e per il rumore.
La Globetrotter
Sei mai stato in una comunità hippie? Come ti sei trovato? Ti aspetto nei commenti.
Se cerchi spunti per organizzare un viaggio nel paese della saudade, leggi il mio post ITINERARIO DI VIAGGIO IN BRASILE, DA BAHIA ALLE SPIAGGE DEL NORD-EST, oppure clicca QUI per tutti i racconti on the road.
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Come sempre ho letto molto volentieri il tuo scritto cosi è stato un po come essere li con te. Ti abbraccio
Zia Alda
Grazie mille zia per seguirmi nelle mie peripezie… ora sono ferma per un po’ di tempo purtroppo ma, fisico a parte, il mio umore sta alla grande!
un bacio
Interessante come sempre, ma perchè non ci racconti qualche cosa sulla sanità brasiliana? E tu come stai?
Caro Lauro… e’ in arrivo il post sulla sanita’ brasiliana,… sperando che il mio pc riprenda a funzionare! Io un po’ meglio, lentamente e dolorosamente, ma sono ottimista come sempre… un abbraccio
Ciao cittadina del mondo!
Sempre autentici e coinvolgenti i tuoi racconti! Mi sembra di sentirti qui accanto a noi a raccontarci le tue ultime avventure…aspetto con ansia il prossimo!
Buona convalescenza
Gio’
Che bello leggerti capo… finalmente hai rotto il ghiaccio! Sono proprio contenta… grandi avventure per il momento non ne posso raccontare vista la situazione ma qualcosa da dire ce l’ho sempre lo sai… grazie!!!
Brasile, Lo visito da anni per lunghii periodi ma non sapevo di Arembebe, io ero un fan di Arrajal DÁjuda nel 94 ed ora Itacare´e´la mia seconda casa…Ancora qualche settimana e si parte!Pousada consigliata ad Arembepe?Grazie!
Viaggiare, sempre.
Sempre Claudio! Fino alla morte… Io purtroppo sono stata solo in quella che ho sconsigliato ma chiedi di Claudia, è una romana che gestisce un paio di b&b… me ne hanno parlato ma era pieno per cui sono finita all’inferno!
Sinceramente io vivo in arembepe dove gestisco una posada molto vicino ad aldeia hippie ma come dicevo qui è molto tranquillo. Una volta probabilmente era più pericoloso ma dopo che 4 anni fa è stata fatta una… Pulizia posso dire che qui è un paradiso di tranquillità.
Ciao Marco, si infatti io sono stata a dicembre del 2016 e da poco c’erano stati casini, sono ben lieta di sapere che ora la situazione è tranquilla! Quando tornerò in Brasile, sicuramente passerò di li! Era un piccolo sogno e mi spiace essermela persa…